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 XXXI Lezione

La vecchiaia della civiltà si trasforma, nei singoli, in un ancora più accentuato terrore della vecchiaia, la quale si pregia sia di anticipare per quanto riguarda l'espulsione dal lavoro ossia l'età pensionabile, sia di protrarre ai limiti del pensabile la sua vita biologica.

Dalla metà del secolo scorso - scrive Ortega y Gasset - si nota in Europa una progressiva esteriorizzazione della vita. Materialmente non si permette all'uomo di stare solo, di restare con sè, e la TV avrebbe universalizzato tutto questo. Non c'è più bisogno di uscire di casa per acquistare le merci, la TV espone direttamente le merci dentro le case, sicchè possiamo acquistarle senza alzarci dalla poltrona. Non c'è bisogna insomma di andare in alcun luogo perchè ogni luogo viene da noi.

Nemmeno l'epicureismo, filosofia meno dualistica del platonismo e dello stoicismo, alla fine della modernità sembrerebbe avere un futuro. Scrive nel 1971 Hans Jonas:

«L'elettronica crea una gamma di oggetti che non imitano alcunchè, a cui la pura facoltà inventiva ne aggiunge sempre di nuovi (...) L'ingegneria delle comunicazioni risponde ai bisogni di informazione e di controllo, creati esclusivamente dalla stessa civiltà che aveva reso questa tecnologia possibile e, una volta avviata, indispensabile. La novità costituita dallo strumento continua a produrre fini altrettanto nuovi - poichè l'uno e gli altri diventano tanto necessari al funzionamento della civiltà che essi stessi hanno generato, quanto sarebbero stati superflui per qualunque altra. I computer o i radar sarebbero stati oggetti inutili se fossero comparsi cento anni fa. Oggi il mondo non può più farne a meno (...) Per questa ragione, purtroppo, la sua saggezza (la polis greca) è perduta per noi, e il suo esempio non è più valido. La tecnologia è più forte della politica. E' divenuta ciò che Napoleone pensava che fosse la politica: un destino».

Si lega a questo discorso Oswald Splenger:

«Anche l'industria è legata alla terra - come l'elemento contadino. Essa ha le sue sedi, i suoi impianti, le sue sorgenti di energia vincolate al suolo. Solo l'alta finanza è completamente libera, completamente inafferrabile».

A Spengler fa eco quarant'anni dopo Albert Camus, siamo nel 1957 quando scive:

«Da un secolo circa, viviamo in una società che non è nemmeno la società del danaro ma quella dei simboli astratti del danaro. La società mercantile può definirsi come una società in cui le cose scompaiono per lasciar posto a dei simboli (...) Una società fondata sui simboli è, nella sua essenza, una società artificiale in cui la verità carnale dell'uomo si trova mistificata».

Tutto ciò significa la fine di quella politica, che dalla polis greca, aveva reso l'Occidente sinonimo di civiltà e che oggi difatti è esercitata solo a livello di potentati finanziarii di raggio planetario.

Rilette oggi, dentro il capitalismo che il crollo del competitore sovietico ha restituito per così dire allo stato puro, le osservazioni "vitalistiche", "naturalistiche", "spiritualistiche", o più semplicemente "aristocratiche" dei vari Spengler, Ortega y Gasset, Huizinga, Camus ecc., cui più tardi avrebbero fatto eco solo marxisti "eretici" come Pasolini, Enzensberger, sembrerebbero aver colto singolarmente nel segno, non solo per quanto concerne la vittoria della finanza sulla macchina, ma anche per quanto concerne, nella globalizzazione mondiale del mercato comportata dall'informatica, la diffusa resurrezione dello spenlgeriano sangue (pregiudizi razziali e pregiudizi geografici) nella peggiore tradizione anni Venti del secolo scorso.

Una sostituzione di culture è in atto. Dopo duemila e cinquecento anni, le tre successive rivoluzioni industriali dalla fine del Settecento ad oggi, la cultura dell'umanesimo, ossia la cultura legata essenzialmente al libro, sembrerebbe pervenuta alla liquidazione. E' stato il libro che ha assicurato l'elaborazione, la trasmissione e la sostanziale tenuta nei secoli, dei tre esemplari modelli di corpo che abbiamo trattato. La telematica e le nuove tecnologie comunicative nel loro complesso, soppiantano il libro quanto più apparentemente contribuiscono a diffondere (esattamente come la TV, che soppianta il teatro e il cinema quando li produce e li ri-produce). Il problema filosofico centrale entrando nel cosidetto post-moderno, si può formnulare come segue: una volta liquidati il libro, l'umanesimo e i modelli di vita (cioè di corpo) che libro e umanesimo significano, con quali altri strumenti, e su quali altre basi mentali, la società tecnologica potrà costruirsi una nuova coscienza che sia quantomeno all'altezza civile dell'antica?


Theorèin - Gennaio 2005