MINICULT:
ovvero dallo Zibaldone del contemporaneo
spicchi di lucida alternativa
A cura di: Gianni Mastrocola


Se vuoi comunicare con Gianni Mastrocola: gianni.mastrocola@cheapnet.it
Risfogo, dunque vivo... (ancora sullo sfogo)

Lo sfogo è una prima medicina alla sofferenza; anzi, in alcuni casi è l’unica possibile. Chi distilla dentro di sé la propria amarezza alla fine corre il rischio di avvelenarsi l’anima o, giunto a un punto estremo di saturazione e di comprensione, può anche esplodere in una disperazione suicida o in una atonia altrettanto mortale.

Ma è proprio qui che scatta la difficoltà di base: c’è ancora chi è pronto a raccogliere lo sfogo di un altro? Ormai tutti hanno fretta, persino i preti che un tempo erano i destinatari spontanei delle confidenze di molti infelici. Eppure il sentirsi ascoltati e forse compresi è un dono prezioso che può salvare dal vuoto, che è il contrario del nulla. Quando incontri chi ti accoglie sinceramente, puoi mostrare anche le cicatrici di cui ti vergogni. L’altro non deve necessariamente trovarti una soluzione (spesso impossibile), deve solo ascoltare e partecipare, accostarsi e condividere. Per questo sarebbe indispensabile dedicare una parte del nostro tempo all’amicizia, alla vicinanza, all’incontro, senza controllare di sottecchi l’orologio… come purtroppo capita sempre più spesso.

L’orologio sul polsini non fa tendenza perché lo portava un ricco e noto industriale italico: è utile per guardare meglio che ore sono pensando di non essere colti in flagranza di reato temporale.


Theorèin - Marzo 2005