MINICULT:
ovvero dallo Zibaldone del contemporaneo
spicchi di lucida alternativa
A cura di: Gianni Mastrocola


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Monologo esteriore di estetica oratoria
di un intellettuale anti-etico.

“Il carattere sociale dell’arte è nel suo non essere sociale, cioè nel non essere utile a nessuno. Per fare un paragone: nella vita di un paese, di una collettività, l’arte ha la stessa funzione che il sogno ha nella vita individuale, cioè la funzione di esprimere il represso. I sogni rivelano ciò che di represso, di inespresso esiste nell’inconscio del singolo: questo lo sanno tutti. L’artista fa lo stesso con l’inconscio collettivo. La sua attività funge da valvola di sicurezza per tutti. Da un lato, essa è completamente assurda, inutile. Se guardo per esempio un quadro astratto, un ghirigoro blu, giallo, rosso e verde, e mi domando a che cosa serva, devo rispondere: a nulla. Però quel quadro è apprezzato, trova ammiratori che magari lo portano alle stelle. Esiste, ha una presenza, un influsso sulla società. Significa, esprime, rileva qualcosa che senza l’intervento dell’artista non ci sarebbe, resterebbe sepolto nell’inconscio. Ecco la funzione sociale dell’arte e dell’artista”. 

(Tratto da A. Moravia, Intervista sullo scrittore scomodo). 


Theorèin - Aprile 2005