MINICULT:
ovvero dallo Zibaldone del contemporaneo
spicchi di lucida alternativa
A cura di: Gianni Mastrocola


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MANIFESTO ELETTORALE DEGLI INEGUALI

5 PUNTI LIBERALI
CHE NESSUN LIBERALE
VUOLE SERIAMENTE
CONSIDERARE…

E CONTINUANO
A PROFESSARSI
LIBERALI

  1. Per osservare un mercato del lavoro che funziona bene, non andiamo negli USA, ma in Danimarca: il Paese che protegge chi perde il lavoro più di ogni altro al mondo e ha pochi disoccupati. Come? Nessun ostacolo ai licenziamenti (le imprese danesi, sapendo che sbagliare un’assunzione non è un dramma, assumono). I sussidi di disoccupazione sono generosi e durano 3 anni: però sfumano subito se l’Agenzia del lavoro trova un posto adeguato e il disoccupato lo rifiuta.
  2. L’impegno a privatizzare è in tutti i programmi, ma da cinque anni a questa parte si è ricostituita l’IRI, chiamando “privatizzazioni” il trasferimento delle azioni di Eni ed Enel dallo Stato alla Cassa Depositi e Prestiti, che è di proprietà dello Stato. Sciogliamo la Cassa prevedendo che le azioni che essa possiede siano collocate in Borsa.
  3. Per migliorare la qualità delle nostre università mettiamole in concorrenza fra di loro. Chi mette in cattedra degli incompetenti solo perché amici di questo o quel rettore deve sapere che rischia di restare senza studenti. Per arrivare a ciò bisogna abolire il valore legale della laurea, come in Inghilterra dove ci sono le migliori università d’Europa.
  4. Per introdurre concorrenza nelle professioni bisogna eliminare gli albi. Chi ha il coraggio di iniziare cancellandone uno dei più inutili: quello dei giornalisti?
  5. La concorrenza dipende dalle leggi, ma anche dalla qualità e dall’indipendenza degli individui che presiedono le autorità, dall’Antitrust alla Banca d’Italia. Poco più di un anno fa, l’Antritust multò Telecom Italia per abuso di posizione dominante. Quella multa fu subito annullata dal TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) del Lazio con una sentenza che entrò nel merito della multa invece di limitarsi a verificarne la correttezza formale come la legge vorrebbe. Passò qualche settimana e il presidente di quel Tribunale fu nominato presidente dell’Autorità per le Comunicazioni. Omissis
Omissis Omissis Omissis Omissis Omissis Omissis Omissis

Theorèin - Febbraio 2006