A cura di: Romina Officioso

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Titolo: Monsieur Ibrahim, E I Fiori Del Corano
Autore:
Eric-Emmanuel Schmitt
Traduzione dal francese di Alberto Bracci Testasecca pp 86 In appendice: "La città degli incroci" a cura di Goffredo Fofi 
Euro 9,50
Edizioni e/o
(Quarta ristampa 2003)

Nel 2001, il celeberrimo scrittore lionese Eric-Emmanuel Schmitt concepisce un piccolo capolavoro, ennesima testimonianza della sua preziosa genialità, riproposto con lo stesso successo due anni più tardi, in versione cinematografica, dal regista Dupeyron. Il capolavoro in questione è "Monsieur Ibrahim, E I Fiori Del Corano" ( presentato nella IV ristampa 2003), ovvero il racconto di un'amicizia profonda, pressoché filiale, fra due persone di diversa generazione, diversa cultura, provenienza e religione. 

Attraverso uno stile quasi diaristico, Mosè, un ragazzino ebreo, racconta con tutta l'ingenuità che compete a un adolescente tredicenne, ogni minimo particolare sulla vita svolta in Rue Bleue, crocevia di un popolare quartiere parigino. 

Si vive il mito della Parigi degli anni Sessanta, ovvero, del gran crogiolo multietnico dove è già tangibile e verificabile la possibile condizione di una civile convivenza della diversità. 

Qui, Mosè incontra Monsieur Ibrahim, l'unico arabo in una via ebrea, gestore di una drogheria. 

Adepto del sufismo, Monsieur Ibrahim è un uomo pervaso da un profondo senso di umanità e di saggezza, caratteristiche che aiutano Mosè, Momo per il droghiere, a dare un nuovo e dignitoso senso alla sua vita appesantita dalla lontananza della madre e dalla presenza di un padre insicuro, interiormente provato dai campi di concentramento. 

Momo diventa un assiduo frequentatore della bottega di Monsieur Ibrahim. 

Riscopre il valore di un sorriso come richiesta di perdono..."E zac! Un sorriso"...,o come il sentimento dell'odio provato possa svanire attraverso il tekké "...Poi mi dicevo: Non ce l'ho più con mio padre perché è andato via... l'odio colava via un po' per volta", ma soprattutto Momo acquisisce il vero senso dell'amicizia come superamento di qualsiasi forma di pregiudizio. 

La lettura di questo romanzo di formazione lascia nel lettore il gusto buono del vivere quotidiano, il senso sconfinato della libertà profuso nell'emozionante viaggio che i due protagonisti si concedono, ma più di tutto la riscoperta della semplicità più profonda che si evince da una spiritualità governata dall'amore e scevra da qualsiasi forma di pregiudizio. 

Perle di saggezza, quindi, che "I Fiori Del Corano" trasmettono e infondono e che fungono da guida all'uomo, tracciando il breve sentiero per raggiungere la felicità, in una piccola massima citata da Monsieur Ibrahim: "Il segreto della felicità è la lentezza".

Romina Officioso


Theorèin- Anno 2004