Recensioni

A cura di: Oscar Buonamano

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Titolo: L'ultima lezione
Autore: Randy Paush
Editore: Rizzoli 2008

Siamo ciò che abbiamo imparato. E ciò che abbiamo imparato è ciò che gli altri vedono, sentono, capiscono, di noi. In questo senso la conoscenza, la cultura, rappresentano sempre e comunque un investimento per il futuro dell’umanità. L’unico vero investimento da fare per i nostri figli. Potrebbero essere, in estrema sintesi, queste poche e semplici parole la recensione al bellissimo libro di Randy Pausch che Jeffrey Zaslow ha reso possibile pubblicare in questa forma. Queste parole non restituiscono però i tanti stimoli e la gioia che si prova, che ho provato, nel leggere questo libro. La gioia e spesso insieme l’angoscia. Un libro che parla di amore, di passione, di come la gestione del tempo sia un elemento essenziale per vivere una vita più piena e soprattutto migliore. Un libro che parla di sogni e di come sia importante sognare e poi provare a realizzare i propri sogni. E del ruolo determinante dei genitori nell’aiutare i figli a inseguire i propri sogni.

Con gratitudine per i miei genitori
che mi hanno permesso di sognare
e con la speranza per i sogni dei miei figli

Il libro si apre con questa dedica, significativa di ciò che ci accingiamo a leggere. Randy Pausch scopre di avere un cancro e che gli restano da vivere poco o più di sei mesi. Randy é un professore universatario, insegna alla Carnegie Mellon University, Pittsburgh, Pennsylvania, ha tre figli piccoli, Dylan sei anni, Logan tre e Chloe uno, e una moglie, Jai. Decide di tenere la sua ultima lezione all’università e di parlare appunto di sogni, una lunga lezione sul senso della vita. Un testamento morale per i propri figli che non potrà seguire nella loro crescita. L’ultima lezione diviene in poco tempo un must su you tube e, grazie al lavoro di Jeffrey Zaslow, anche un libro. Un’autobiografia in cui la scansione degli anni diviene l’occasione per riflettere sul senso più vero della vita e insieme un decalogo per affrontare meglio la vita stessa. Questo libro potrebbe anche intitolarsi “26 regole per diventare un capo ovvero cos’è un leader”.

“Credo seriamente infatti di esser diventato un buon insegnante, un bravo collega -forse adirittura un buon marito- studiando il capitano Kirk mentre comanda l’Enterprise…uno che sa delegare, sa ispirare gli altri grazie alla sua passione, e sta bene nell’uniforme da lavoro. Non ha mai professato di avere capacità superiori a quelle dei suoio subordinati. Sa riconoscere il valore di ciascuno nelle proprie mansioni. Ma è lui a stabilire il punto di vista, il tono. È a capo dello spirito collettivo. In più, ha tali qualità da seduttore che può corteggiare le donne di qualsiasi galassia che visita”.

Il senso e il valore del tempo, la necessità di lavorare in gruppo, l’esperienza come momento fondativo dell’esistenza sono solo alcuni dei suggerimenti che Randy regala ai suoi figli e quindi a noi che leggiamo questa sua colta e stimolante ultima lezione.

“L’esperienza è quello che si ha quando non abbiamo ottenuto ciò che si voleva. E l’esperienza spesso è la cosa più preziosa che abbiamo”.

Un libro che ci fa capire perchè le domande sono più importanti delle risposte e che ci aiuta ad ascoltare di più. A guardare meglio e a capire tante cose che passano inosservate sotto i nostri occhi tutti i giorni, tutte le ore, tutti i minuti della nostra vita. Che ci spiega perché le persone contino più delle cose e che non siamo mai soli.

“Mi ha contattato un uomo di quarant’anni con gravi problemi cardiaci. Mi ha scritto per raccontarmi di Krishnaumurri, un leader spirituale indiano morto nel 1986. A Krishnamurti chiesero una volta quale fosse la cosa più appropriata da dire a un amico che sta morendo. Rispose: Dite al vostro amico che con la sua morte, una parte di voi muore e va con lui. Ovunque vada, sarete con lui. Non sarà solo. Quest’uomo rassicurava nella sua mail: So che non sarai solo”.

Arriva poi il momento del commiato, prima dai figli e poi da Jai. Sono pagine struggenti, importanti, oserei dire fondative, che ho letto e riletto più volte. E arriva anche il momento dei ringraziamenti. Il vero ringraziamento però caro Randy è quello che facciamo noi a te. Ed è un grazie vero che viene dal profondo dell’anima. Grazie per aver condiviso con noi questa tua esperienza e grazie soprattutto per averci ricordato che senza sogni la vita non è vita. Buon viaggio Randy.

Oscar Buonamano


Theorèin- Giugno 2008