PROBLEMI E METODI PER UNA RICOSTRUZIONE STORICA:
IL CASO DI FRANCESCO D'ASSISI
A cura di: Mario Della Penna
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Capitolo 4

La "fortuna" di Francesco d'Assisi

Il ruolo della canonizzazione nella "fortuna" di Francesco

Ci chiediamo se la canonizzazione sia avvenuta dietro la spinta della devozione popolare o per volontà e a sostegno di un preciso progetto della gerarchia ecclesiastica. Non dimentichiamo che a quei tempi la canonizzazione di un santo dipendeva dalla venerazione di quest'ultimo in un ristretto ambito cittadino. La devozione era di solito legata alla capacità di un santo di operare miracoli, ma Francesco non è un santo taumaturgo. Le stesse biografie ufficiali sembrano in difficoltà a recepire e presentare l'immagine di Francesco come taumaturgo. (31)Francesco non è neppure concepito come santo dalla solidarietà cittadina di Assisi.

La sua canonizzazione, avvenuta a soli due anni dalla morte non pare dovuta ad un largo consenso o ad una diffusa devozione popolare, ma sembra piuttosto il frutto della politica ecclesiastica di riforma della vita religiosa e di recupero delle reali e potenziali devianze, politica ecclesiastica messa in atto, come abbiamo già visto, da pontefici quali Innocenzo III e Gregorio IX. In questo ambito il movimento francescano è oramai divenuto un efficiente strumento di consenso e di incanalamento delle tensioni e delle espressioni religiose soprattutto dei ceti urbani sulla base di una stretta intesa e collaborazione tra la Curia romana e l'ordine francescano. Il momento storico è favorevole: assistiamo ad una intensa ripresa economica, al formarsi di eminenti centri universitari, inoltre la popolazione si concentra nella città e per il papato quest'ultima diventa terreno di riconquista degli strati sociali emergenti.

L'ordine francescano aveva come caratteristica quella di non ritirarsi dal mondo, ma di essere presente ed attivo nella società. i francescani, con la loro caratteristica itinerante, risultano lo strumento opportuno per attuare la riforma voluta dal papato. Con la canonizzazione dunque si ha una convergenza progettuale tra il papato e l'ordine francescano.

A partire dalla canonizzazione si assiste al diffondersi del culto di Francesco testimoniato dalla presenza di chiese a lui dedicate. Lo svilupparsi poi di una architettura monumentale si impose all'ordine francescano in seguito ad un processo di crescita travolgente e al grande favore che esso trovò presso le cittadinanze. Proprio queste circostanze portarono al parziale abbandono degli ideali originari. L'interferenza pontificia, in termini di protezione condizionante e di committenza diretta si sovrappone all'iniziativa francescana anche in fatto di architettura e d'arte ed è in massima parte responsabile dei fenomeni eccezionali ed isolati che caratterizzarono l'architettura francescana nel terzo e quarto decennio del XIII sec.(32) Il diffondersi di luoghi di culto dedicati a Francesco testimoniano il moltiplicarsi di centri che vogliono appropriarsi della protezione del santo, il quale è in grado di costituire un nuovo modello di vita. Gregorio IX inviò una serie di lettere affinchè il culto di Francesco venisse introdotto nel calendario liturgico delle varie diocesi. (33) Si organizzò un ufficio liturgico, con il quale la festa del nuovo Santo veniva celebrata nelle preghiere ufficiali del clero e delle comunità monastiche e conventuali. La preghiera liturgica era strutturata sulla base di testi sacri, particolarmente i salmi, di testi dei Padri della Chiesa affiancati da legendae, ossia brevi biografie del Santo del giorno, di carattere edificatorio. Anche nel caso di Francesco furono redatte le legendae chori, cioè riassunti delle vicende biografiche del santo, preparati per la lettura corale che si svolgeva durante l'ufficio liturgico o nel corso dell'ottava. Francesco, entrando nella liturgia, viene conosciuto e venerato entro l'ampio spazio del culto della chiesa universale. Un altro indice di diffusione del culto di Francesco è testimoniato dal frequente ricorrere del suo nome, sia in ambiente cittadino che nella campagna. Uno studio in merito è stato curato da C.M. de la Roncière (34) nel ristretto ambito della regione toscana. Era infatti comune usanza dell'epoca quella di dare il nome di un santo, quasi a voler invocare la sua protezione e a configurarlo come esempio di vita per il nuovo nato. Dunque la canonizzazione sancì in modo definitivo la sua "fortuna".


(31) Una trattazione specifica di questo argomento si trova in: Roberto PACIOCCCO, Da Francesco ai "catalogi santorum". Livelli istituzionali e immagini agiografiche nell'ordine francescano (sec. XIII-XIV), Assisi 1990, Collectio Assisiensis,20.

(32) Angiola Maria ROMANINI, Maria ANDALORO, Antonio CADEI, Francesco GANDOLFO, Marina RIGHETTI TOSTI CROCE, Medioevo, Firenze 1988 p.383

(33) Bullarium Franciscarum, I, pp.44-45, 48-49.

(34) Su questo tema indichiamo due studi: C.M. de la RONCIERE, Dans la campagne florentine au ZIV siècle les communautèes chrètiennes et leurs curès, Editions Privat 1977 (Histoire vècue du peuple chrètien); C.M. del la RONCIERE, Orientations pastorales du clergè, fin du XIII-XIV siècle: le tèmoignage de l'onomastique toscane , Paris 1983.


Theorèin - Giugno 2004