PROBLEMI E METODI PER UNA RICOSTRUZIONE STORICA:
IL CASO DI FRANCESCO D'ASSISI
A cura di: Mario Della Penna
Entra nella sezione STORIA

Se vuoi comunicare con Mario Della Penna: mariodellapenna@theorein.it
Capitolo 19

Come emerge la conversione di Francesco dalle fonti? (III parte)

Nella Vita Secunda, a differenza della Vita Prima, l’esperienza con i lebbrosi è segnata da un incontro fortuito, si legge infatti:

fra tutti gli orrori della miseria umana, Francesco sentiva ripugnanza istintiva per i lebbrosi. Ma ecco, un giorno ne incontrò proprio uno mentre era a cavallo nei pressi di Assisi. Ne provò grande fastidio e ribrezzo; ma per non venir meno alla fedeltà promessa, come trasgredendo un ordine ricevuto, balzò da cavallo e corse a baciarlo. E il lebbroso che gli aveva steso la mano come per ricevere qualcosa, ne ebbe contemporaneamente denaro e un bacio. Subito risalì a cavallo, guardò qua e là - la campagna era aperta e libera tutt'attorno da ostacoli -, ma non vide più il lebbroso. (93)

L'episodio acquista del miracoloso, e senza dubbio ricalca l'episodio di san Martino. La Vita Martini (94) infatti era diffusissima nel Medioevo ed era stata la base di tutta la agiografla di quel periodo. L’immagine di Martino che vede il povero, scende da cavallo, taglia il mantello e copre quest’ultimo che poi scompare, è riprodotta con la stessa dinamica da Tommaso da Celano, che sostituisce al povero il lebbroso. Il biografo continua ancora in questi termini:

pieno di gioia e di ammirazione poco tempo dopo volle ripetere quel gesto: andò al lebbrosario e dopo aver dato a ciascun malato del denaro, ne baciò la mano e la bocca (95).

Da questa ulteriore descrizione, quella che nella Vita Prima era stata “una esperienza religiosa di servizio ai lebbrosi” si trasforma in un “gesto”, che viene suggerito a Francesco da un episodio che ha del miracoloso: il lebbroso che sparisce era evidentemente Cristo.

Bonaventura nella Legenda Maior inserisce l’esperienza dei lebbrosi nel contesto di una apparizione a Francesco del crocifisso. Leggiamo infatti:

mentre prima aborriva non solo la compagnia dei lebbrosi ma perfino di vederli da lontano, ora, a causa di Cristo crocifisso, che, secondo le parole del profeta, ha assunto l’aspetto spregevole di un lebbroso, li serviva con umiltà e gentilezza. nell’intento di raggiungere il pieno disprezzo di se stesso. Visitava spesso le case dei lebbrosi; elargiva loro generosamente l’elemosina e con grande compassione ed affetto baciava loro le mani ed il volto. (96)

A questo punto si nota palesemente che le prospettive cambiano, e sono governate da una logica che cerca di inserire questi episodi in un determinato piano agiografico.

Nella Vita Prima il piano agiografico si propone di condurre Francesco attraverso esperienze religiose di una certa durata; la Vita Seconda mira a sottolineare, attraverso una serie di episodi personalizzati, come Dio guidi Francesco alla scoperta definitiva del Vangelo, che risulta essere in tutte le agiografie la meta del santo di Assisi. Bonaventura segue invece un piano diverso e riassumendo la vita di Francesco dice:

ora si era compiuta veramente in te la prima visione che tu vedesti, secondo la quale tu, futuro capitano dell’esercito di Cristo, dovevi essere decorato con l’insegna delle armi celesti e con il segno della croce. Ora il fatto che tu, al principio della tua conversione, abbia avuto quella visione, in cui il tuo spirito fu trafitto dalla spada dolorosa della compassione [...]. Ecco che attraverso le sei apparizioni della croce, che in modo mirabile e secondo un ordine progressivo furono mostrate apertamente in te e intorno a te, ora tu sei giunto, come per sei gradi successivi, a questa settima, nella quale poserai definitivamente. (97)

Rilevante in questo contesto è l’importanza simbolica del numero sette, che è tipico della Bibbia, ma anche della storia del mondo di Agostino (sono sette infatti le età della storia). Dunque, così come la storia della salvezza è costituita da sette momenti, Bonaventura fa sì che la stessa vita di Francesco, che ha un ruolo fondamentale nel piano salvifico di Dio, risulti di sette tappe, pertanto il nostro personaggio diventa il simbolo profetico della grande svolta impressa alla storia dell’umanità.

Con il cambiare dei tempi, cambiano le esigenze dell’ordine stesso e gli agiografil rispondono a queste necessità. Significativo a questo proposito è quanto si dispose nel Capitolo del 1260, dove si deliberava di cambiare la legenda liturgica nel punto dove era scritto: questo giovane venne educato nelle vanità del mondo (98), e di sostituirvi: questo giovane che già da ragazzo dava segno di grande pietà (99). Questa operazione era necessaria, poiché l’immagine di un Francesco “dissipato e peccatore, immerso nelle vanità del mondo”, non si addiceva alla generazione dei frati degli ultimi anni cinquanta e inizi anni sessanta del sec. XIII. Compito delle legendae infatti non era quello di rispettare tanto la verità storica, quanto di offrire un modello di santità adeguato alle esigenze e alle richieste del momento.


(93) 2 Cel.,9,pp. 135-136;FF, p.561 1 Cel., 2, p. 7; FF, p.412.

(94) Vita di Martino. Vita di llarione. Introduzione di Christine Mohrmann. Testo critico e commento a cura di A.A.R. Bastiaensen e Jan W. Smit, [Verona] Fond. L. Valla, 1975 (Vite dei santi, 4).

(95) 2 Cel., 9. pp. 135-136; FF. p.561.

(96) LM, cap.I, 6, pp.562-563; FF. p.843

(97) LM, cap.XIII, 10, p.620; FF. p.952-953

(98) 1 Cel., 1. pp. 5-6; FF. p.411

(99) LM, cap.I, 1, pp.560-561; FF. p.839


Theorèin - Novembre 2005