MOVIMENTI RELIGIOSI E REALTA' SOCIALE TRA XI E XII SECOLO
A cura di: Mario Della Penna
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Lezione 17

Movimenti religiosi del XII secolo

Il Grundmann sostiene che è meglio parlare di movimenti nell'XI secolo, che poi restano nell'ambito dell'ortodossia, magari trasformandosi in ordini religiosi, oppure assumono posizioni radicali o comunque ritenute inaccettabili dalla gerarchia e diventano eretici dopo essersi scontrati con una sorta di blocco, di chiusura della gerarchia.

La gerarchia non è sorda a queste istanze di rinnovamento; sono esigenze diffuse e indicative. Diventano inaccettabili e vengono condannati per eresia, quando nell'atteggiamento si può configurare una sovversione o un rovesciamento delle strutture della gerarchia ecclesiastica, e ancor peggio, quando questi movimenti di rinnovamento sembrano associarsi a movimenti di sovversione antisociale.

Tra i movimenti religiosi del secolo XI e quelli del XII c'è un intervallo. Quelli dell'XI si affermano verso la metà del secolo seguito poi da un certo silenzio delle strutture. C'è da chiedersi perchè questa pausa, e se è solo apparente, oppure c'è uno iato, oppure addirittura, Roma cerca altrove i suoi eretici, tra i Patarini.

I movimenti del secolo XII risultano presenti nelle città, come già  i Patarini, che però non erano originari della città, sede del vescovo e luogo dove si manifestano i germi del rinnovamento.

La presenza ereticale risulta più evidente in città, forse per un fatto banale e materiale, come osserva il Miccoli: le fonti cronistiche e le fonti delle gesta degli imperatori ci forniscono notizie sulle eresie, si interessano alle città. I documenti e le fonti che si hanno per l'ambito rurale sono privati, permute, vendite e donazioni che per la loro stessa natura, non possono dirci nulla delle eresie.  Del resto tutta la nostra conoscenza del passato, è mediata dalla fonte, che va vista con la lente dell'obbiettività.

Non dobbiamo neanche sottovalutare lo stretto rapporto tra città e campagna; la città vive circondata da un deserto di conservatorismo e tradizionalismo che caratterizza il territorio di campagna. C'è un continuo interscambio di uomini e di idee che è un elemento da tenere presente; solo negli ultimi secoli del Medioevo ci sarà una rottura dell'interscambio tra città e campagna, costituito dai nobili che si spostano dal contado in città; da quel momento in poi la campagna diventerà solo il serbatoio di sfruttamento per i cittadini.

In conclusione, parlare di eresia urbana, che era la vecchia definizione data da Engels, fondatore del materialismo storico, per le eresie dei secoli XI e XII, probabilmente è discutibile, sia per l'ottica fornitaci dalle fonti, che sono tutte urbane, sia perché essa non è separata dalla campagna.

C'è tra l'atro chi contesa che le eresie abbiano tutte origini rurali (Violante); il Miccoli è in disaccordo, sostenendo che questa è una imprudente sistematizzazione di un unico accenno disponibile, che era quello di Landolfo Seniore, il quale affermava che i rustici milanesi erano molto interessati alla predicazione degli eretici di Monforte nei primi decenni del secolo X. In sostanza, quello che sembra verosimile ritenere, è che gli eretici siano nel contado che in città, si spostano in continuazione, perchè il fondamento della loro azione è lo spostamento continuo per la predicazione del messaggio.

Tra questi movimenti del secolo XII, tradizionalmente la storiografia individua due gruppi di origine diversa:

- un gruppo evangelico-patarino, che riprende i temi della predicazione patarina che appartiene al secolo precedente. Vi troviamo gli Arnaldisti, i Valdesi e gli Umiliati;

- un gruppo di tipo dualistico, detto Neomanicheo appunto per il dualismo radicale.

Il filone patarino-evangelico nasce e agisce all'interno della chiesa e della tradizione dottrinale della cristianità occidentale, con propositi di rinnovamento radicale di questa gerarchia, ispirandosi alla coerenza con il Vangelo e al rinnovamento morale a cui ci si deve ispirare. Alcuni, pur nascendo nel suo interno, diventano eretici perchè si trovano davanti ad una condanna della chiesa.

L'altro gruppo dei Catari non si sviluppa all'interno della chiesa occidentale, ma nasce nell'oriente balcanico, nell'impero bizantino, e attraverso la Bulgaria queste idee sarebbero passate in occidente. Si propongono di rinnovare la chiesa esistente, di purificarla, di sostituire a questa chiesa una sorta di anti-chiesa che ha una propria organizzazione e autonomia (i Perfecti dei Catari, i tessitori). Non dobbiamo dimenticare che alla base c'è una sostanziale esigenza unitaria fra i due gruppi, un'esigenza comune che supera queste interpretazioni dottrinali che diventano quasi secondarie. L'idea chiave è di trasformare la chiesa ufficiale e purificarla. Spesso nel corso degli anni i due filoni si alleano senza ombre di antitesi e contrasti.

Grudmann riprende tale osservazione parlando di un sustrato comune di idee basate sulla povertà evangelica e predicazione apostolica; ceti diversi e non altri filoni di rinnovamento che resteranno ortodossi e si trasformeranno in ordine religiosi vengono accomunati. E' questa l'idea chiave di questo periodo: il richiamo alla povertà evangelica e alla predicazione apostolica.

L'inesistenza sul tema della povertà è l'aspirazione massima, tipica del secolo XII. Nell'XI secolo probabilmente si insiste più sulla corruzione dei costumi che sul temporalismo della chiesa; sui temi etici, insomma; adesso invece si insiste sulla povertà e sulla condanna della ricchezza.

Nel secolo XII la realtà era quella di una chiesa potente dopo le iniziative di Gregorio VII, strutturate come una monarchia che governa sia all'interno dell'ordo ecclesiastico, sia pretendendo di governare nel mondo laico.

Il dictatus papae del 1075 di Gregorio VII, mostra questo accentramento monarchico della chiesa dall'interno, perchè il papa viene posto in condizione di totale supremazia nei confronti dei vescovi, cosa che prima non avveniva. Il vescovo diventa inferiore ad un legato pontificio, anche se questi è un diacono. Ricevendo la sua autorità dal papa, si può imporre perchè proviene dal supremo monarca della chiesa.

Dall'esterno perchè il papa afferma il diritto di interferire nel rapporto tra laici e imperatore, che può essere deposto se la sua azione è deplorevole agli occhi della chiesa.

La chiesa era diventata potente e ricca nel secolo XII  l'accento batte contro la ricchezza, più che contro il concubinato, nel secolo XI. Dunque il Grundmann dice unità sostanziale di atteggiamenti ed esigenze di rinnovamento religioso e morale.

Solo alla fine del XII secolo si accentua presso il filone dualistico l'aspetto dottrinale che diventa preminente per cui si ha quella che il Grundmann chiama radicalizzazione ereticale del movimento religioso.

Egli distingue due fasi: una fase indifferenziata analoga di aspirazioni, e una fase in cui nella seconda metà del XII secolo, si accentuano gli aspetti dottrinali, il dualismo e si radicalizza. Prima c'era un movimento unitario in cui i problemi dogmatici contavano poco e questo riconoscimento della sostanziale unità di posizioni nei movimenti religiosi del XII secolo ha portato uno storico italiano, il Morghen, alle estreme conseguenze. Egli infatti nega differenze dogmatiche tra i due filoni e addirittura nega in Medioevo cristiano, una provenienza orientale dei Catari. Dice che non sono neomanichei. Nell'epoca in cui il Morghen scriveva non erano ancora stati ritrovati documenti fondamentali per avvalorare l'ipotesi.

Secondo il Morghen, tutte le eresie nascono da un culto evangelico (XI e XII secolo) spontaneo, che si basa su una lettura letterale e intransigente dei testi neo-testamentari (soprattutto le lettere di S. Paolo). Dai testi e non da presunte influenze orientali deriva questo atteggiamento ascetico, ovvero la ricerca della coerenza tra i principi professati e la pratica di vita.

I principi professati devono richiamare la Chiesa primitiva degli Apostoli. l'occhio è rivolto al passato, al mito della Chiesa primitiva e si spera forse antistoricamente, che il passato possa riproporsi.

Anche il dualismo cataro ha questa origine per il Morghen, il quale insiste molto sul fatto che gli eretici sono definiti rudes, illitterati e quindi non potevano conoscere il manicheismo e sue raffinate dottrine e teorie.  


Theorèin - Luglio 2005