MOVIMENTI RELIGIOSI E REALTA' SOCIALE TRA XI E XII SECOLO
A cura di: Mario Della Penna
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Lezione 22

Movimenti religiosi del XII secolo

I VALDESI

La Povertà e il Lavoro

L'altro concetto fondamentale è quello della povertà: occorre essere totalmente poveri perchè così soltanto si può predicare liberamente il vangelo. Chi predica,s e è povero, di cosa vive? Delle offerte di coloro a cui va predicando. Sono posizioni che anticipano un pò quelle degli ordini mendicanti. Osserva Alano da Lilla che i Valdesi sostengono che nullo modo debeant propris manibus laborare (nessun modo devono lavorare con le proprie mani) il lavoro manuale è rifiutato.

Siamo qui al problema della concezione del lavoro per i Valdesi, molto diversa a seconda dei gruppi e non sempre coerente con questa posizione. Però la posizione che si avvicina di più a quella di Valdo, è quella di un certo Durando di Huèsca un valdese che poi rientrerà nella chiesa cattolica e fonderà il movimento detto dei poveri cattolici. Nel momento in cui scrive il Liber antieresis è ancora valdese. Questo libro ha un capitolo che si intitola De labore. E' interessante perchè una delle poche eccezioni, nell'assenza quasi totale di testimonianze dirette degli eretici, di testimonianza diretta, provenendo proprio da un valdese. Se questo testo e sul problema degli eretici e il lavoro, è utile leggere un saggio di Lorenzo Paulini (negli atti convegno di Todi 1980 Lavorare nel medioevo) intitolato Gli eretici e il lavoro di cui diamo in ora una sintesi.

Durando affronta il tema del lavoro per difendersi dalle accuse dei cattolici contemporanei e dagli eretici Càtari, contro i valdesi, di vivere nell'ozio, facendosi impudementemente mantenere dal lavoro altrui predicando che il lavoro manuale è un grande peccato. Durando teorizza una sorta di concezione nuova del lavoro. Respinge le accuse di diasitas, l'otium viene tradizionalmente visto come pericoloso, quindi questa accusa era considerata grave.

Durando sostiene che il lavoro può essere di due tipi:

1) Labor corporalis o terrenus, cioè il lavoro manuale;

2) Labor spiritualis, cioè la predicazione e la contemplazione, la meditazione.

Il secondo tipo è un labor più meritorio, più impegnativo perchè predicazione e contemplazione sono opera quae perire num quam possunt, il lavoro manuale è qualcosa di transitorio di caduco, invece il lavoro spirituale produce effetti duraturi.

Quindi i Valdesi sono definiti da Valdo Operarii del labor spiritualis, che viene anche chiamato guarda caso, labor apostolicus perchè che lo fa imita l'esempio di questo e degli apostoli che erano poveri.

E qui Durando richiama tutte le esortazioni del Cristo a imitare gli uccelli del cielo e i gigli dei campi, se Cristo avesse voluto che lavorassimo con le nostre mani per produrre ricchezza ci avrebbe invitato a seguire gli uccelli del cielo a non immischiarci in terreniis negociis (affari mondani).

Gli affari mondani e altri lavori sono impedimento alla predicazione quindi non sono un valore collettivo,anzi sono al contrario negativo perchè impediscono di attendere al vero labor spirituale cioè alla predicazione.

Il labor terrenis quindi è di intralcio al labor apostolicus perchè è considerato, cosa che obiettavano i controversisti cattolici, quasi magnum paccatum. Lavorare con lr proprie mani è considerato un grande peccato, e questo implica una concezione negativa del lavoro manuale, nessuna etica del lavoro, cosa che invece poi troveremo per esempio presso gli Umiliati ossia il concetto di liberazione dell'uomo attraverso il lavoro.

Il lavoro manuale è correlato, dicono i Valdesi, al raggiungimento della ricchezza, del guadagno; quindi la condanna radicale del guadagno conduce alla condanna del lavoro.

Molto diversa da questa concezione sarà la concezione francescana. Francesco, nel suo Testamento dirà ai suoi frati: "il lavoro và praticato; io stesso ho lavorato; voi dovete lavorare per combattere l'ozio". 


Theorèin - Gennaio 2006