MOVIMENTI RELIGIOSI E REALTA' SOCIALE TRA XI E XII SECOLO
A cura di: Mario Della Penna
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Lezione 27

Movimenti religiosi del XII secolo

GLI UMILIATI

Origini sociali degli Umiliati

Lo studioso che più ha approfondito il problema degli Umiliati è un italiano: lo Zanoni che scrive nel 1911.

A riguardo della loro origine sociale egli aveva una opinione molto precisa: per lui gli Umiliati sarebbero stati dei proprietari ridotti in miseria dalla trasformazione dell'industria della lana, da forme artigianali a forme industriali, o meglio, a forme con una organizzazione del lavoro di tipo capitalistico.

Qual'è questa forma di lavoro? Quando c'è una separazione tra gli strumenti di lavoro, i macchinari, quindi il proprietario e chi lavora, l'operaio, cioè il lavoratore salariato che viene pagato per fare quel lavoro perchè non ha più, come nelle forme di organizzazione del lavoro artigianale, una compartecipazione nel frutto del proprio lavoro. Quindi una separazione tra imprenditore e operaio (o lavoratore).

Secondo lo Zanoni, si devono rintracciare gli Umiliati presso il gruppo degli operai salariati che soffrono per una condizione di emarginazione sociale ed economica e che si identificano in una sorta di proletariato ante litteram,  ossia tra coloro che cercano, attraverso il proprio lavoro, di uscire da una condizione di emarginazione.

Il mezzo per cambiare questa posizione, l'unico possibile all'epoca, era organizzarsi in una congregazione religiosa. Quindi il dar luogo alla congregazione economico-religioso degli Umiliati, vuole essere un mezzo per uscire dall'emarginazione dello "stato proletario", l'unico mezzo che avrebbe conseguito l'ascesa sociale e il miglioramento economico.

Grazie al lavoro assiduo, alla vita morigerata, data l'assenza di sprechi, arriveranno ad inserirsi nei quadri capitalistici, cioè far parte della categoria degli imprenditori, uscendo dallo stato di emarginazione iniziale.

Con la posizione dello Zanoni è totalmente in disaccordo il Grundmann che osserva: intanto in quest'epoca non esistono soltanto queste due categorie, gli operai e gli imprenditori; esistono ancora degli artigiani che hanno casa e bottega ed ottengono il frutto del proprio lavoro non come salario, ma come compartecipazione. Gli Umiliati fanno parte proprio di questa categoria di artigiani, quindi non sono proletari e di conseguenza appartengono a dei gruppi medi, non infimi. Le fonti testimoniano questo aspetto. Anzi le fonti testimoniano che nel movimento non ci sono solo persone di ceto umile o medio, ma anche nobili, chierici e proprietari terrieri.

Giacomo da Vitry nel 1216 definisce non a caso gli Umiliati come Fere omnes litterari (quasi tutti colti), anzi osservava come i chierici che sono i litterati per eccellenza, fossero presenti in questo gruppo; di conseguenza i fere omnes litterati non potevano essere i membri del popolino secondo la posizione dello Zanoni o anche del Di Stefano.

Altra interessante osservazione di Grundmann: gli Umiliati vestono abiti poveri, di lana grezza, non tinta (si è detto per i Cistercensi che erano chiamati i monaci bianchi perchè la lana dei loro sai era grezza per opporsi ai monaci neri, i benedettini), questo vuol essere un segno evidente di povertà, una protesta contro il lusso dell'abbigliamento: usare panni grezzi.

Dice il Grundmann con un ragionamento abbastanza logico: che senso avrebbe avuto questo vestire abiti grezzi e rozzi se gli Umiliati fossero stati poveri, proletari e se solo quel tipo di abbigliamento avessero potuto adottare? Invece quando essi adottano quell'abbigliamento come scelta volontaria, non come necessità dovuta dalle condizioni economiche, allora la cosa suscita stupore, ammirazione e diventa significativa. Quindi in sostanza gli Umiliati vestono povero perchè vogliono protestare contro il lusso dell'abbigliamento, non perchè sono poveri, ma perchè vogliono dare una dimostrazione di povertà.

Inoltre: l'accumulo di capitale che gli Umiliati, secondo lo Zanoni ed altri, avrebbero ottenuto col passare del tempo, come si concilia con le affermazioni della Regola e del Propositum dei vari gruppi, in cui c'è un espresso divieto di possedere denaro, di avere possesiones di qualsiasi tipo, e l'invito a dare ai poveri ciò che non fosse strettamente necessario per sopravvivere? Questo proposito di dare di più, di non accumulare, sarebbe stato inconciliabile con quella aspirazione asserita dallo Zanoni ad accumulare denaro fino a diventare imprenditori (che quindi sembra una affermazione del tutto infondata).

Conclusione che accomuna gli Umiliati ai Valdesi: la loro è una protesta contro la ricchezza, non per cercare di raggiungere la ricchezza, ma per smascherarla come disvalore. Quindi se si considera quello che dice la Regola: beatius est hagis dare quam accidere (è più beato chi da che chi riceve) che poi come osserva il Paolini è la forma capovolta della mendicità, perciò essi respingono la mendicità che invece veniva propugnata dai gruppi Valdesi. Essi rifiutano di ricevere, di gravare sugli altri chiedendo un obolo. Tutto sommato sembra che si debba respingere questa interpretazione e invece vedere negli Umiliati una aspirazione, un movente di tipo essenzialmente religioso, non di tipo sociale ed economico


Theorèin - Giugno 2006