ALCUNI ASPETTI DELLA MARIOLOGIA MEDIEVALE
A cura di: Vito Sibilio
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VI Lezione

L'ALTRO MEDIOEVO MARIANO

Ritengo giusto terminare questa carrellata mariologica medievale rammentando che la Madonna fu conosciuta e venerata anche al di fuori dei confini della Grande Chiesa, greca e latina. Le antiche Chiese orientali, precalcedonensi e preefesine, conservarono per tutto il Medioevo, e lungo tutte le loro traversie, una sincera devozione mariana, alimentata da una ricca teologia e da una complessa liturgia. Per esempio, i cristiani Assiri (sia gli Assiri di Seleucia Ctesifonte, che quelli Malabaresi e i Caldei uniti a Roma), assunsero in questo periodo abitudini che conservano tuttora, come il festeggiare Maria il 25 marzo, il 26 dicembre (congratulazioni della Vergine), il 15 maggio (Nostra Signora custode delle sementi), il 15 agosto, preceduta da una piccola quaresima di quindici giorni, e il 2 febbraio. Ebbero il loro poeta mariano in Georgio Warda (XIII sec.). I cristiani Giacobiti o siro-occidentali (sia scismatici che uniti, oltre che Malankaresi) si diedero una ricca innografìa con Efrem, Giacomo di Sarug, Isacco di Antiochia (†460), Balai (IV-V sec.). Essi diedero grande spazio alla Vergine nel culto, con il Magnificat e le lodi Mawarbe a mattutino, oltre che le preghiere mariane Tacshefto di Rabbula (†435); impararono a festeggiare inoltre Maria il 9 dicembre, 1'8 settembre, il 21 novembre, il 25 marzo, il 26 dicembre - come gli Assiri - il 2 febbraio, il 15 agosto, preceduto da quindici giorni di digiuno. Il digiuno mariano si ripete ogni mercoledì, mentre il 15 di gennaio, maggio e giugno ci sono altre commemorazioni mariane minori. [1]

Gli Armeni (sia dei tre patriarcati autocefali che di quello unito), hanno una profondissima devozione mariana, che li ha spinti a dedicare moltissimi templi a lei, sotto i titoli più poetici, oltre che monasteri e il celebre santuario libanese di Bzommar. Essi ricordano Maria in tutte le ore dell'ufficio, e hanno feste a date fisse (8 settembre, 21 novembre, 9 dicembre, 14 febbraio - purificazione - 25 marzo, 15 agosto - col digiuno) e altre a date mobili, in commemorazione delle reliquie della intura e del velo. Grandi autori mariani furono Gregorio di Narek (†1010 ca) e Nerses di Lampron (†1198). [2]

I Copti (sia autocefali che uniti) considerano il loro Egitto come una seconda terra santa, per il soggiorno in esso della Sacra Famiglia, e ne fanno derivare una feconda devozione mariana. I libri liturgici abbondano di inni mariani, raccolti soprattutto nel Libro della salmodia santa di kîahk, il mese santo mariano di cui già si è detto. I Copti hanno trentadue feste mariane, divise in dedicazioni di chiese, feste miste di Cristo e Maria, commemorazioni mensili della Dormizione (29 gennaio), e solennità (le solite), tra cui spicca l'Assunzione il 22 agosto, festeggiata con grandissima partecipazione popolare fino ad oggi. La Chiesa Copta ha poi una ricca tradizione di agiofanie mariane e di miracoli da lei ottenuti. [3]

Gli Etiopi, infine, hanno una devozione proverbiale, che li spinge a non chiamare mai Maria per nome, ma sempre Nostra Signora, e a ricordarla continuamente, sia nell'onomastica dei fedeli che nei saluti quotidiani. Le icone mariane sono in ogni casa, e le chiese sotto il suo titolo innumerevoli. Dall'antichità gli Etiopi custodiscono due testi mariologici significativi: il Tamerata Maryam (miracoli di Maria), che fa dell'Etiopia uno dei luoghi dell'esilio della Sacra Famiglia e il feudo personale di Maria, e il Kidana Meherat (patto di misericordia), che attribuisce ai devoti della Vergine il privilegio della liberazione da ogni prova, garantito da Gesù stesso alla Madre sul Calvario, durante una visione. Le feste mariane sono trentadue, e l’innografia è ricca e riuscita, sia liturgica che devozionale. Per esempio, il Mazmura Denghel rielabora ogni inizio di salmo in chiave mariana, e il Mahaleta Tsege canta la Vergine in estate con 156 versi. [4]

Anche i musulmani, com'è noto, hanno grande rispetto per la Vergine. Nel corso del Medioevo - nel quale cade la predicazione di Maometto (VII sec.) - essi la conservarono e l'accrebbero: Maria è l'unica donna menzionata nel Corano col suo nome, ed è citata 34 volte. La sua persona è un ayat, un segno: di lei si ricorda la predestinazione, la purificazione, la maternità verginale, la santità assoluta che ne fa il mathal, modello, dei fedeli. Ella ispirò i mistici sufi. La sua vita, narrata nel Corano secondo lo schema dei vangeli canonici e apocrifi, fu arricchita di episodi dai commentatori musulmani (come Tabari, morto nel 923, o Razi, deceduto nel 1209). I musulmani poi non perdonarono mai agli Ebrei le calunnie sparse su Maria, che trovano nel Corano una dettagliata confutazione. Dove poterono, i musulmani andarono a venerare anche i santuari mariani cristiani, e si associarono alle feste liturgiche cristiane mariane, specie in Egitto, dando credito anche a dottrine come quella assunzionista. [5]

Purtroppo, in mezzo agli Ebrei, con una caratteristica tipica della loro cultura medievale, c'è invece un forte pregiudizio anticristiano, e quindi antimariano. Tale atteggiamento favorì la nascita del sentimento antigiudaico e antisemita tra i cristiani, senza che però la Sinagoga si sforzasse di attutire le proprie pregiudiziali. Nel I sec. la figura della Vergine non è minimamente contestata dai Giudei, prova ne sia che i Vangeli, che generalmente riprendono tutte le accuse mosse a Gesù e al suo gruppo per contestarle, non fanno menzione di nessun addebito mosso a Maria. D'altro canto, gli Ebrei, rifiutando la divinità di Cristo, non ne accettavano la concezione verginale, e consideravano Giuseppe il vero padre di lui, come testimoniano i vangeli canonici e quelli apocrifi, specie se scritti in ambiente giudaico-cristiano. Dal II sec., peraltro, cominciano ad accusare Giuseppe di aver generato Gesù prima di andare a vivere insieme a Maria (cfr. gli Atti di Nicodemo). [6]

La stabilizzazione del dogma, la crescita della Chiesa e l'irrigidirsi dei contrasti religiosi, provocano poi il radicalizzarsi delle calunnie, riprese da Celso nel suo Discorso Vero, e contestate da Origene con maestria. [7]

Queste dicerie entrano nella letteratura ebraica popolare, condizionano la nascita delle medievali "Storie di Gesù" (Toledoth Jeshu). [8]

Solo in età recente gli Ebrei hanno ripudiato queste storielle popolari, nate dalla polemica religiosa, e hanno messo da parte la polemica contro Gesù e sua Madre, di cui anzi si sono riscoperte le radici ebraiche. [9]

Va peraltro rilevato che l'idea del concepimento verginale, attestata dai Vangeli, è al di fuori della cultura ebraica, così com’è al di fuori di quella pagana, nella sua valenza di segno esclusivo della figliolanza divina. Nessun falsario avrebbe potuto concepire una simile cosa, che così a distanza di secoli, nella sua inspiegabilità, ci restituisce il senso più profondo del mistero storico di Maria: una donna che, suo malgrado, ha dovuto registrare una serie di interventi divini inspiegabili nella sua vita, e che perciò ha raggiunto un successo postumo immortale, che appare inesplicabile agli occhi dei non credenti, e che è il vanto dei fedeli, nel Medioevo come oggi.


[1] M.DOUMITH, Marie dans la liturgie syro-maronite, "MARIA" I (1949), pp. 327-340.

[2] Cfr.M.TALLON, Le culte de Marie en Armènie, « MARIA » IV, pp. 900-916.

[3] Cfr.G.GIAMBERARDINI, II culto mariano in Egitto, voll. I-III, Gerusalemme 1975-1978.

[4] Cfr. G.NOLLET, I.e culte marial en Ethiopie, "MARIA" I, pp.363-416. Cfr. in gen. G.GHARIB, L’Oriente cristiano, in DE FIORES - MEO, Dizionario, pp. 1029-1043.

[5] Cfr.sull’arg. M.HAYEK, Marie dans le Coran et la tradition musulmane, "Bulletin du Cercle Saint Jean Baptiste" 5 (1957), pp. 60-165; N.GEAGEA, Maria nel messaggio coranico, Roma 1972.

[6] Cfr. L.MORALDI, Apocrifi del NT, Torino 1971.

[7] ORIGENE, Contra Celsum, in PG XI, 714.722.

[8] Enciclopedia Judaica, XV, 120, 8.9; S.KRAUSS, Das leben Jesu nach Jüdischen Quellen, Berlino 1902.

[9] Cfr.E.BEN CHORIN, Mutter Myriam, Monaco 1971. Cfr. La sintesi di S.CAVALLETTI, Ebrei, in DE FIORES-MEO, Dizionario, pp. 511-518.


Theorèin - Dicembre 2003