LA TEOLOGIA CRISTIANA. APPUNTI PER UN CORSO SISTEMATICO

A cura di: Vito Sibilio
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CHRISTUS TOTUS
Elementi di ecclesiologia cattolica

(seconda parte)

RELIGIOSI E LAICI NEL MISTERO DELLA CHIESA

I Religiosi sono membra importanti e significative del Mistico Corpo. Sebbene tutti i fedeli siano chiamati alla perfezione nel proprio stato, soltanto professando i Consigli Evangelici della Povertà, della Castità e dell’Obbedienza il cristiano battezzato può raggiungere l’apice della santità. Tali Consigli, che non obbligano nessuno, se seguiti alla lettera rendono simili a Cristo Che, da ricco e libero Signore dell’Universo, si fece povero e umile Servo di tutti, vivendo nella più completa castità per unirsi solo alla Chiesa, compiendo in obbedienza la piena Volontà del Padre Suo mediante la Morte in Croce. Se ognuno dei battezzati deve essere distaccato dai beni di questo mondo- non ricercando la ricchezza o almeno non compiacendosi in essa- deve sforzarsi di seguire la Volontà di Dio come si manifesta nella propria vita- anche attraverso la voce dei legittimi superiori- deve praticare la castità nel proprio stato nella fedeltà coniugale o nella continenza prematrimoniale, è anche vero che alcuni, per libera chiamata divina – a cui rispondono altrettanto liberamente – professano i Consigli in modo pubblico, impegnando tutta la loro vita nella ricerca della perfezione tramite essi. In ragione di cio’, chi li professa è “legato” in modo particolare a Dio, come appunto indica il termine “religioso”, in senso etimologico. Le forme della vita consacrata sono molteplici e suscettibili di modifiche, integrazioni, trasformazioni, ma essa è parte della natura della Chiesa e perciò indispensabile e immutabile: tramite il tipo di esistenza dei suoi membri, tutto il Corpo Mistico vive la pienezza della Santità del Suo Capo in modo stabile. La professione dei Consigli può essere privata o pubblica; se pubblica, solenne o semplice. In entrambi i casi implica il voto, ossia la promessa a Dio, sotto vincolo di peccato grave per l’inadempienza, di osservarli per tutta la vita . La professione privata può anche essere svincolata da ogni legame giuridico e accontentarsi di una semplice promessa o addirittura di un proposito. E’una forma di vita in cui l’unione mistica, nascosta ma reale, viene valorizzata al massimo: chi l’abbraccia compie il proprio bene per la Chiesa soprattutto in modo invisibile, ma più reale di qualsiasi forma visibile, perché si fonda sulla potenza dell’offerta di sé nell’abnegazione, nel sacrificio, nella preghiera e nell’innocenza . I Religiosi sono, già in questo mondo, in una forma di vita che anticipa il Cielo, sono su una sorta di soglia, di limen, tra questa vita e l’altra.

La forma più antica di tale professione è la vita eremitica. Gli Eremiti vivono separati dal mondo, nel silenzio, nella solitudine, nella preghiera e nella penitenza, che offrono con Cristo per la salvezza propria e di tutto il mondo. Sono come Gesù nel Deserto. Ne conosciamo già dal III sec. Accanto a loro, sin dalle origini della Chiesa (cfr. 1 Cor 7, 34-36), ci sono le Vergini consacrate, che sposano misticamente Cristo nell’assoluta continenza, benedette dal Vescovo con un apposito pubblico rito e dedite alle opere di carità. Per la loro maggior sicurezza, possono vivere associate. Anticamente anche le Vedove spesso si consacravano al Signore vivendo il tempo che rimaneva loro nella dedizione a Lui. Si parla perciò di un Ordo Virginum e di un Ordo Viduarum .

Più specificamente, la Vita Religiosa – nata in Oriente nei primi secoli del Cristianesimo e poi diffusasi ovunque – si distingue, tra le forme consacrate, per la professione pubblica dei Consigli con voti solenni o semplici, per la vita comune o cenobitica, per la testimonianza evangelica, per il culto liturgico suo proprio. Coloro che la professano, maschi o femmine, sono i Religiosi propriamente detti e le loro istituzioni sono chiamate Religioni, ed indicano i modi specifici con cui essi si legano a Dio. Tutti i Religiosi sono collaboratori del Vescovo diocesano nell’apostolato; spesso i Religiosi sono anche ordinati sacerdoti, per cui distinguiamo i Religiosi Laici da quelli Chierici; nelle Chiese Orientali solo tra i Religiosi sono scelti i Vescovi. Storicamente la prima forma di Vita Religiosa è il Monachesimo, il cui fine è la fuga dal mondo e il perfezionamento fuori di esso, non senza che i laici possano abbeverarsi alle fonti di questa santità mediante il contatto col Monaco, “colui che è solo” con Dio, specie quando è sacerdote . Egli segue sempre una Regola. In Oriente ricordiamo le Regole di sant’Antonio Abate (250-365), che fu dapprima eremita, di san Pacomio (290-346), di san Basilio Magno (330-379); in Occidente quella di san Benedetto da Norcia (480-547), applicata poi da tutte le varie famiglie monastiche e più volte riformata. Oggi esistono circa cinquanta gruppi monastici orientali e occidentali. In genere i Monasteri sono retti da un Abate, un “Padre”, chiamato Archimandrita in Oriente, eletto a vita, che esercita una potestà di giurisdizione sui Monaci, con l’aiuto del loro Capitolo, ed è equiparato ai Vescovi; spesso ha anche la consacrazione episcopale; sempre sono sottoposti solo al Papa . Quando i Monasteri o Abbazie sono uniti tra loro da vincoli confederali si costituiscono le Congregazioni monastiche, accomunate dalla stessa Regola e dotate di specifiche Costituzioni, spesso su base regionale o nazionale . A capo di esse ci sono gli Abati primati. Tale struttura vale anche per le fondazioni femminili, rette dalle Badesse. I Capitoli generali delle Congregazioni svolgono funzioni di governo su tutti i membri delle stesse. Nel Monachesimo dell’XI-XII sec. i vincoli tra le Abbazie si fecero più forti e, pur nella medesima tradizione benedettina, nacquero alcuni Ordini, che univano i monaci che seguivano certe Regole in tutto il mondo cristiano . Tali istituzioni sono equiparate a pieno titolo alle strutture della Gerarchia di Giurisdizione del Clero e, quando emanino indicazioni dottrinali per i propri membri, a quella di Magistero.

Accanto al Monachesimo, a partire dall’XI sec., abbiamo in modo sistematico i Canonici Regolari, ossia Canonici che seguono una Regola e vivono in comunità. Essi sono tutti sacerdoti. Dediti all’apostolato nella Chiesa locale, i Canonici sono dediti alla vita contemplativa. Ci sono una decina di loro gruppi . La Regola più seguita è quella di sant’Agostino (354-430), che la elaborò per sacerdoti che volessero vivere insieme. Essi hanno le medesime Gerarchie del Monachesimo. Dal XIII sec. esistono gli Ordini Mendicanti, che oggi sono sedici. Essi hanno una struttura ancor più accentrata; le loro fondazioni non sono isolate ma sorgono nelle città (Conventi) e la loro vita è comunitaria, anche se più vicina al popolo (Frati); anch’essi hanno membri chierici e laici. Il valore della povertà è sottolineato, in quanto neanche l’Ordine mendicante in quanto tale può possedere alcunché, spettandogli solo l’usufrutto di beni appartenenti invece al Papato, alla cui giurisdizione sono immediatamente sottoposti . Le loro Regole più famose sono quelle di sant’Agostino – adattata a questo scopo – di san Francesco d’Assisi (1181-1226), di san Domenico di Guzman (1170-1221), di sant’Alberto di Gerusalemme (1206-1214). Ve ne sono di maschili e femminili. Dalla Controriforma nacquero e si diffusero le Istituzioni Apostoliche – che svolgono un ministero di evangelizzazione, come quelle missionarie o educative- e Diaconali – che hanno compiti caritativi. Ce ne sono centocinquanta maschili e milleduecentosettanta femminili. Ogni Regola è quasi sempre originale. Nelle Istituzioni Apostoliche maschili parliamo di Chierici Regolari, ossia di Clero che vive secondo una Regola – per esempio i Gesuiti di sant’Ignazio di Loyola. La struttura dei Mendicanti e degli Istituti è simile: i Conventi, tramite il proprio Capitolo, si danno un Superiore; un certo numero di Conventi forma la Provincia, il cui Capitolo elegge il Provinciale, che governa con la propria Curia; il Capitolo Generale di tutta la Religione elegge il Generale, che governa anch’egli con la propria Curia. I Capitoli Generali approvano, tra le altre cose, le istituzioni di nuove Province, mentre quelli Provinciali ratificano la fondazione di nuovi Conventi. Tali istituzioni sono parte della Gerarchia di Giurisdizione e Magistero, esattamente come quelle monastiche equivalenti; ma i mandati sono quasi sempre a tempo determinato .

Di più recente fondazione sono gli Istituti Secolari, i cui membri vivono nel mondo professando i Consigli Evangelici, assunti con vincoli sacri, mentre mantengono tra loro comunione e fraternità. Svolgono una funzione evangelizzatrice all’interno del mondo. Tale forma di vita, legata ai ricordi degli Atti degli Apostoli, si diffuse dal XIX sec. e fu approvata da Pio XII; conta oggi centotrenta fondazioni . Infine abbiamo le Società di Vita Apostolica, i cui membri, senza voti religiosi, si perfezionano secondo un modo proprio, in vita comunitaria, seguendo le proprie Costituzioni. In alcuni casi assumono i Consigli Evangelici . I Fondatori di tutte le Religioni e le Società, una volta che lo Spirito Santo li illumina in tal senso, devono sottoporre il loro progetto di vita all’Autorità Ecclesiastica competente, perché essa non può aver senso fuori della Chiesa; le Regole e le Costituzioni, che sono il basamento della vita consacrata e religiosa, devono essere approvate dal Papa, sia in forma sperimentale che definitiva, mentre le Società di Vita Apostolica hanno bisogno solo del consenso dell’Ordinario . Il Romano Pontefice può, naturalmente, sopprimere o modificare l’assetto degli Istituti Religiosi, e deve ratificarne gli atti interni, perché essi abbiano vigore, a cominciare dall’elezione degli Abati e dei Superiori Generali e Provinciali.

I Fedeli Cristiani Laici (Christifideles Layci) sono tutti i battezzati nella Chiesa Cattolica che non appartengono né al Clero né ai Religiosi. Il loro nome vuol dire infatti “comuni”, in contrapposizione agli “scelti” del Clero. Tuttavia la loro vocazione non è infima, ma basilare. La Chiesa infatti si realizza nel Clero, nei Religiosi e nei Laici. Incorporati a Cristo nel Battesimo, nutriti dell’Eucarestia, inabitati dallo Spirito, i Laici sono costituiti Popolo di Dio, partecipano della funzione sacerdotale, profetica e regale di Gesù Cristo e compiono, nella Chiesa stessa e nel mondo, la missione loro propria. In quanto Sacerdoti, essi consacrano a Dio tutto ciò che fanno e vivono, offrendo sacrifici spirituali (si tratta quindi si un Sacerdozio completamente diverso da quello del Clero, perché incapace di produrre la Grazia). In quanto Re dominano il peccato in sé e nel mondo e fanno fiorire la virtù. In quanto Profeti, annunziano con parola e opere il Vangelo. Essi operano nelle realtà temporali animandole secondo Cristo: esse infatti (politica , economia, società, cultura, comunicazioni), pur essendo illuminate e trasfigurate dal Vangelo, e sebbene siano innalzate nell’economia salvifica se rettamente compiute e vissute, non sono campo specifico del Clero e dei Religiosi, anzi sono spesso loro esplicitamente vietate. In esse dunque i Laici devono operare, concretizzando le indicazioni del Magistero ed esercitando la loro libera responsabilità negli ambiti in cui esso non può entrare. In modo specifico spetta poi a loro creare le Famiglie Cristiane attraverso il Sacramento del Matrimonio, modellato sull’unione di Cristo con la Chiesa, in cui i coniugi si completano e, accanto alla procreazione naturale, compiono l’educazione cristiana dei figli, per cui realmente esse sono delle Chiese Domestiche. In virtù del Battesimo e della Cresima, i Laici sono annunziatori del Vangelo e cooperatori dell’Apostolato Gerarchico, a cui sono sottoposti, nella partecipazione all’amministrazione temporale dei beni e alla gestione delle attività ecclesiastiche, nella consulenza per le iniziative pastorali , nella formazione spirituale e catechetica, nell’animazione liturgica, nella devozione privata e pubblica, nelle opere di carità. Queste sono le forme del cosiddetto Apostolato dei Laici. Esso si concretizza spesso e bene nelle forme associate: le Confraternite; le Arciconfraternite ; i Terzi Ordini; le Pie Unioni, Opere e Associazioni; le Associazioni di Azione Cattolica – nelle quali rientrano tutte le organizzazioni strutturate a livello nazionale e internazionale, sia con questo nome che con qualsiasi altro – gli antichi Ordini Equestri. Tali Associazioni, fondate anch’esse su mozione dello Spirito Santo, devono essere confermate dall’Autorità Competente, che esercita la sua giurisdizione nel raggio d’azione dell’Associazione stessa; i loro Statuti devono essere debitamente approvati; hanno il diritto all’autogoverno con organi elettivi o designati, in ogni caso sottoposti alla Gerarchia Ecclesiastica. Essa può riformare, modificare, sopprimere ogni tipo di Associazione .

Una menzione particolare meritano i Movimenti Ecclesiali: spesso nati – nella seconda metà del XX sec.- solo per i Laici, si sono poi strutturati comprendendo gruppi che professano i Consigli Evangelici e fraternità sacerdotali. Sono un ponte tra i diversi stadi di vita della Chiesa .

LA CHIESA COME COMUNIONE DEI SANTI

La Chiesa di cui abbiamo parlato fino ad ora è essenzialmente la Chiesa terrestre, alla quale solo in senso pregnante si addice tale nome. Infatti, come dicevamo all’inizio, il Pleroma del Corpo Mistico, che è appunto la Chiesa Una Santa Cattolica e Apostolica, si estende anche oltre il tempo e lo spazio. Nonostante ciò, essa è sempre unita. Chiamiamo Comunione dei Santi questa partecipazione indivisa dei suoi membri ai beni della sua unità. I Santi, ossia i battezzati – che, giunti all’altro mondo, hanno la certezza di essere ormai eletti perché predestinati – hanno comunione di preghiera e meriti, a seconda degli stati in cui si trovano.

Essi sono tre, corrispondenti ad altrettante Chiese, distinte non per sussistenza, ma per il modo di essere in Grazia dei suoi membri: la Militante, la Espiante e la Trionfante.

La Militante è la Chiesa terrestre: essa è in lotta, perché la vita dell’uomo sulla terra è una battaglia, come dice Giobbe. I suoi membri sono quelli che abbiamo descritto; tutti gli uomini, nei modi indicati, vi sono almeno parzialmente congiunti, se non si oppone la Giustizia Divina; tra i suoi Battezzati non tutti sono Eletti, ma tutti sono Chiamati. Ad essa spetta di onorare i membri delle altre due Chiese e di chiederne la protezione.

La Chiesa Espiante è la Chiesa delle Anime del Purgatorio. Senza entrare in merito alla natura di tale espiazione, su cui torneremo in un altro capitolo, e che è necessaria per rimettere le pene meritate per i peccati mortali perdonati e per i veniali, anche di cui non ci si è pentiti, diremo che in essa transitano tutte le Anime degli Eletti, ossia di coloro che, anche fuori della Chiesa visibile, sono vissuti in Terra secondo il volere di Dio e ora si perfezionano, temporaneamente, per un periodo la cui massima durata può giungere sino al Giudizio Universale. In questo luogo di invisibile e inimmaginabile tormento le Anime, più saldamente unite al Pleroma perché non possono più esservi distaccate dal peccato, soddisfano la Giustizia di Dio e perciò sono da Lui infinitamente amate. Sono quindi infinitamente più felici di chiunque in Terra, pur soffrendo più di ogni altro nel Mistico Corpo. Essendo Comunione Gerarchica, anche qui la Chiesa ha membri diseguali al suo interno: sono riconoscibili coloro che in Terra ebbero un carattere indelebile, in seguito al Battesimo, alla Cresima, al Sacerdozio; coloro che formularono voti nei Consigli Evangelici; sono poi diversificati in ragione dell’intensità e della durata delle pene, oltre che per il grado di gloria a cui sono destinate. A noi terrestri è più evidente la prima differenziazione, per cui parliamo, con compassione e timore, delle Anime più lontane dalla fine della purificazione, di quelle più a lungo soggiornanti in essa, di quelle più prossime all’uscita, di quelle più devote e quindi più meritevoli di compiacenza divina. Spesso tra esse, anche se per breve tempo, soggiornano le Anime dei Santi che saranno anche canonizzate. Queste Anime possono moltissimo presso Dio per noi e intercedono costantemente, memori anche dei legami terreni; sono in uno stato ontologico superiore, libero dal corpo e dal peccato, immuni dall’influsso satanico, partecipi di vaste conoscenze, di ampi poteri, di ardenti sentimenti di perfezione, spesso investite di missioni particolari e capaci anche di manifestarsi e di soccorrere i mortali, ma nulla possono per se stesse. Noi Terrestri invece possiamo abbreviare la loro purificazione offrendo per loro i nostri Suffragi,con la preghiera, con il sacrificio, con l’elemosina, con la celebrazione della Santa Messa, con le Indulgenze . Infatti è scritto: Fece offrire il Sacrificio Espiatorio per i morti perché fossero assolti dal peccato (2 Mac 12, 46). Questa è una carità soprannaturale di grandissimo valore e purtroppo spesso dimenticata. Ma anche noi, se avremo la Grazia di passare per il fuoco del Purgatorio piuttosto che di finire in quello eterno, quando ci saremo, avremo bisogno di aiuto, e non ne avremo, se non lo avremo per primi elargiti. Dio infatti è il dispensatore e l’autore di tali aiuti, ispirandoli e rendendoli efficaci, e non mancherà di soccorrere i generosi e di punire i duri di cuore. Egli Stesso poi, liberamente, può concentrare le pene dei Defunti in tempi più brevi o ridurle per alcune circostanze meritorie della loro vita - come la devozione mariana o eucaristica o agli stessi Defunti – o per intercessione delle Anime del Paradiso. Alle Anime del Purgatorio tutte insieme la Chiesa eleva preghiere, costruisce templi e altari, celebra la liturgia ricordandoli anche in una memoria collettiva (la Commemorazione dei Fedeli defunti) e garantisce la conservazione decorosa dei loro resti mortali in attesa della Resurrezione dei Corpi. Tributa loro un culto detto di venerazione. Infatti le Anime Purganti sono degne di onore perché si sono santificate in Terra, perché soffrono per amore di Dio, perché in loro noi veneriamo l’opera del Redentore. In tali onori mai manca tuttavia l’azione di suffragio o commemorazione. Ognuno di noi ha il dovere di un culto e di un suffragio privato dei propri defunti, ed è esortato a pregare per tutti i morti, secondo quanto Dio gli ispira .

La terza Chiesa è la Trionfante. E’ la Chiesa dei Santi in Paradiso. E’ l’approdo ultimo delle Anime Purganti, la meta degli Eletti della Terra, la massima perfezione per ora esistente del Pleroma, in attesa della Fine del Mondo, quando i Predestinati, con anima e corpo, saranno tutti con Cristo, realizzando pienamente il mistero della Chiesa in eterno. Allora nella Chiesa Celeste avverrà l’apocatastasi delle altre due, riassorbite in essa definitivamente. Allora la Chiesa sarà solo degli Eletti e non più anche dei Chiamati. Fino a quel momento, in questa Chiesa Celeste ci sono solo le Anime dei Santi. La natura della Beatitudine del Paradiso – su cui torneremo in un prossimo capitolo – ci sfugge nella sua più intima essenza. Sappiamo tuttavia che i Santi non sono tutti uguali: quelli che vissero con maggior perfezione hanno una gloria più alta. Ma tutti vedono e godono Dio in modo pieno e appagante, senza traccia di infelicità. Alcuni arrivano in Cielo senza passare per il Purgatorio. Ma chi sono i membri della Chiesa Celeste?

Sotto Nostro Signore Gesù Cristo, il Capo del Corpo che è la Chiesa, la Pienezza di Colui Che si realizza in tutte le cose (Ef 1, 22-23), alla Madre Sua Maria SS., Madre della Chiesa stessa, già glorificata in Cielo in Anima e Corpo, nonché al Patriarca San Giuseppe, si dispongono i Cori Angelici e le Schiere dei Santi. Dei Cori Angelici diremo la prossima volta: basti dire che l’Arcangelo San Michele è il più vicino al Trono di Dio, il Santo più nobile dopo lo stesso Padre Putativo del Verbo Incarnato . Ora descriviamo il modo in cui le Schiere si mostrano, nelle loro differenti perfezioni, alla contemplazione e alla venerazione dei fedeli della Chiesa Militante e di quella Espiante, secondo le vocazioni alle quali Dio chiamò in terra i vari loro componenti, mostrando ancora una volta la natura della Chiesa come Comunione Gerarchica. Noi non possiamo quantificare la gloria e la perfezione di ciascun Santo, ma possiamo tuttavia indicare l’ordine delle loro categorie. Per cui la descrizione della Chiesa Trionfante si può risolvere in una agiologia, ossia in una teologia della santità.

Anzitutto abbiamo i già menzionati XII Apostoli, che vissero con Gesù e sulla cui testimonianza si regge la Chiesa, da essi diffusa nel mondo, i cui membri entrano poi nella vita eterna. Gli Apostoli alla fine dei tempi giudicheranno i vivi e i morti col Figlio dell’Uomo. Nessuno è più Santo degli Apostoli; tutti loro resero gloriosa testimonianza col martirio. Sei di loro scrissero il Nuovo Testamento per Divina Ispirazione. Due di loro – san Matteo e san Giovanni – furono anche Evangelisti, che scrissero due dei Quattro Vangeli. Accanto agli Apostoli ci sono coloro che furono solo Evangelisti, ossia san Luca e san Marco, che scrissero appunto gli altri due Vangeli che portano il loro Nome e diedero la vita per la Fede, instancabilmente testimoniata anche da loro fino alla fine. Indi abbiamo i Santi che furono Discepoli del Signore, ossia che gli stettero accanto per tutta la vita, e che pure spesso testimoniarono col martirio la loro fede .

Al di sotto di questa ineguagliabile aristocrazia spirituale, si colloca il Popolo dei Salvati, che forma la cosiddetta Mistica Rosa, offerta alla Santissima Trinità e divisa in due sezioni simboliche: quelli che credettero in Cristo venturo e quelli che credettero in Cristo venuto. I Santi dell’AT sono coloro che credettero in Cristo venturo. Essi sono antichissimi e le loro figure spesso misteriose. Li distinguiamo in Patriarchi e Profeti. I Patriarchi da Adamo – e sua moglie Eva – fino a Noè furono Capi del Genere Umano in una età mitica, durata sino al Diluvio ; quelli post-diluviani sono della stirpe di Sem, primogenito di Noè ; poi abbiamo i Grandi Patriarchi, i capostipiti di Israele: Abramo (con Sara sua sposa) , Isacco (assieme a Rebecca sua moglie), Giacobbe (con Lia e Rachele ) e i suoi Dodici figli, eponimi delle altrettante Tribù di Israele, a cui vanno aggiunti i Due figli di Giuseppe, Manasse ed Efraim. Questi colossi ebbero spesso l’onore di parlare direttamente con Dio. I Profeti invece sono tutti coloro che Dio mandò al Popolo d’Israele per istruirlo. La loro schiera si apre con Mosè, affiancato dal fratello Aronne : egli diede la Legge del Sinai e alla sua parola risale il Pentateuco; prosegue con Giosuè, che portò Israele in Terra Santa e la conquistò, tramandandone il racconto nel Libro che porta il suo nome; indi abbiamo i Giudici, con Samuele, alla cui testimonianza risale la loro storia e quella dei tempi suoi, descritta nei Libri omonimi. Poi c’è la nobile serie dei Re, a partire da David, dalla cui famiglia nacque il Cristo, e che consta dei suoi eredi giusti ma anche dei monarchi saggi del Regno del Nord, che sorsero quando questi si divise da Giuda. Dopo costoro abbiamo i veri Profeti: Elia e Eliseo furono i maggiori tra coloro che non scrissero nulla; poi annoveriamo coloro che redassero Libri Sacri, come Isaia, Geremia, Ezechiele e Daniele, detti Maggiori per la mole dei loro scritti, nonchè i XII Profeti minori, tali per le dimensioni dei loro Oracoli . Alla schiera profetica si aggiungono anche Esdra e Neemia, Tobia e suo padre, i Maccabei sacerdoti e sovrani, le sante donne del VT: Rut, Noemi, Ester, Giuditta coi loro amici: ad ognuno di costoro risale la narrazione che è contenuta nei Libri a loro dedicati. Dietro questi Santi antichissimi si assiepano tutti coloro che si salvarono nella Vecchia Alleanza, anzi sin dalle Origini del mondo sino alla Nascita di Cristo, anche fuori del Popolo d’Israele. La schiera dei Santi Profeti si chiude con san Giovanni Battista, il Precursore, e i suoi genitori, sant’Elisabetta e san Zaccaria. Come un mistico festone, si dispongono in Cielo gli Avi paterni del Redentore, nonché i genitori di Maria SS., i santi Anna e Gioacchino.

Inizia poi il novero di coloro che credettero in Cristo venuto. Tra costoro, il posto più alto è occupato dai Martiri, i testimoni, che versarono il loro sangue per la Fede e per la Carità, le cui vesti sono candide perché le hanno lavate nel Sangue dell’Agnello, e che hanno la palma tra le mani. Essa è una schiera immensa , aperta da santo Stefano; essi, in virtù della loro fine, andarono direttamente in Cielo. La loro moltitudine è appunto descritta nell’Apocalisse. Molti dei Discepoli e tutti gli Apostoli furono anch’essi martiri. E’ una schiera in continuo aumento .

Sotto di loro i Confessori, coloro che soffrirono ma non morirono per la Fede. Anch’essi sono in continuo aumento . Tra i Martiri e i Confessori molti furono insigniti della dignità episcopale, ossia furono Pontefici, anche se in ogni caso fanno Schiera a sé. Tra loro i Papi hanno sicuramente una dignità particolare. Tra i Pontefici moltissimi furono Dottori della Chiesa, ossia illustrarono la Religione con la loro santità e la loro dottrina; i più antichi di tali Dottori sono i Padri della Chiesa . Una ulteriore Schiera è quella dei Sacerdoti, insigniti del Presbiterato, e dei Leviti (Diaconi o Chierici), quando i loro membri non facciano parte delle Schiere precedenti . Accanto a loro, risplendono i Monaci e gli Eremiti, tra cui possiamo annoverare tutti coloro che fecero vita religiosa, con particolare riguardo per i Fondatori . Seguono poi le Schiere delle Vergini e delle Vedove . Infine, contempliamo la Schiera dei Santi Laici, che comprende genericamente tutti gli altri . A questi Santi, detti canonizzati perché inseriti nell’elenco ufficiale o Canone, la Chiesa Militante tributa diversi onori di venerazione, per quello che Dio ha fatto in loro e per il grado della perfezione da essi raggiunto: ne rammenta i Nomi nelle invocazioni litaniche; innalza loro preghiere; erige loro chiese e altari; celebra la loro memoria liturgica; venera le loro reliquie – perché lo Spirito di Dio ha operato in esse e, se corporali, le unirà alle loro Anime nella Gloria – ne raffigura le immagini, munite di aureola. La Gloria dei Santi è infallibilmente proclamata in Terra dal Papa, che ha le chiavi del Regno dei Cieli. Ma non tutti i Santi sono canonizzati ufficialmente: di moltissimi la Chiesa non ha cognizione, ma essi sono egualmente – e ovviamente – gloriosi in Cielo.

Al di sotto dei Santi, nel culto della Chiesa Terrestre vi sono i Beati. Sebbene in Cielo non vi sia necessariamente differenza tra loro e sebbene spesso i Beati divengano Santi canonizzati, essi costituiscono una categoria minore della manifestazione della Gloria celeste ai nostri occhi. Per essi è autorizzato un culto minore, sempre dal Papa . Virtualmente anche tra i Beati si possono distinguere le categorie dei Santi canonizzati . Sotto costoro la Chiesa Terrestre venera coloro che praticarono eroicamente le virtù sotto gli occhi del Popolo Cristiano, detti appunto Venerabili. Tra costoro ci sono coloro che saranno glorificati come Beati e Santi . Santi canonizzati, Beati e Venerabili sono coloro dei quali si può affermare con certezza che sono in Cielo. Di tutto il resto della folla dei Salvati, la Chiesa Terrestre fa memoria nella Solennità di Tutti i Santi, il Primo Novembre, con i loro più illustri compagni .

I membri della Chiesa Celeste sono quelli di più alto lignaggio nel Pleroma. Essi possono intercedere, a richiesta o spontaneamente, per i membri delle altre due Chiese. Infinitamente amati da Dio, Lo riamano perfettamente e si amano tra loro; svolgono missioni nei confronti dei fedeli terrestri e purganti, spesso perché scelti dalla Chiesa Terrestre (patroni e protettori); infine mettono i loro meriti a disposizione di tutti gli altri nel Tesoro della Comunione dei Santi. Spesso si manifestano ai fedeli terrestri in svariati modi – come del resto le Anime del Purgatorio – come visioni, sogni, apparizioni o interventi prodigiosi. Questi interventi, debitamente riconosciuti dalla Chiesa terrestre, sono il segno della costante unione dei vari membri della Comunione dei Santi. Su di essi svettano i segni che Gesù Cristo stesso e la Madre Sua, assai spesso, si degnano di concedere a noi, mostrando anche le Loro ineffabili fattezze, in attesa di mostrarcele definitivamente nella Gloria eterna.

ADNEXUM II

TU ES PETRUS

Appunti per una teologia del Primato di Pietro

“Dice il Signore Dio degli Eserciti:
Porrò sul suo omero le Chiavi della Casa di Davide:
se egli chiude, nessuno aprirà;
se egli apre, nessuno chiuderà.”

(Isaia 22, 22)

“ Per me, dopo Gesù, non c’è che il Papa.”

(San Pio da Pietrelcina)

“Per la sua salvezza, ogni creatura
dev’essere sottomessa al Pontefice di Roma.”

(Bonifacio VIII)

LINEE PER UNA TEOLOGIA DELLA STORIA DEL PRIMATO

Tu sei Pietro e su questa Pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli Inferi non prevarranno contro di essa. A te Io darò le Chiavi del Regno dei Cieli, e tutto ciò che legherai sulla Terra sarà legato nei Cieli e tutto ciò che scioglierai sulla Terra sarà sciolto nei Cieli (Mt 16, 18-19). Con queste parole Nostro Signore Gesù Cristo conferì all’Apostolo San Pietro il Primato su tutta la Chiesa, dopo che questi, primo tra tutti i fedeli nella Storia, ebbe confessato che lo stesso Gesù era appunto il Messia, il Figlio del Dio Vivente . Questo primo, puro, incondizionato atto di fede, ispirato non dalla carne né dal sangue – ossia non da realtà terrene – ma dal Padre Celeste, ha procacciato a Pietro l’altissima missione in vista della quale il Signore, chiamandolo alla Sua sequela dalla condizione di pescatore, gli aveva cambiato il nome: Tu sei Simone, figlio di Giona. Da oggi ti chiamerai Cefa, ossia Pietra (Gv 1, 42) . Questa missione – di Pescatore di Uomini, come disse lo stesso Gesù - è quella appunto di edificare la Chiesa, la Comunità degli Eletti. Non si tratta solo di costruirla dal nulla, ma di mantenerla come realtà edificata. La frase di Nostro Signore infatti allude a un potere eterno, come sono eterni tutti i poteri conferiti alla Chiesa, che è essa stessa eterna e come è eterno il suo confronto con gli Inferi, le cui potenze, simboleggiate nelle porte, mai avranno il sopravvento, proprio perché contenute dai poteri divini della Chiesa stessa. Anzi Cristo pone in Pietro e nella potestas ligandi et solvendi l’antemurale di difesa della Chiesa che mai sarà abbattuto. I poteri della missione petrina sono chiari: legare e sciogliere sono termini rabbinici che indicano anzitutto il potere di assolvere o condannare con censure i membri della Comunità, e poi quello di proibire o permettere qualcosa, sia in campo giuridico che in campo dottrinale, per tutti i fedeli. Ci troviamo appunto dinanzi a quello che abbiamo chiamato il potere di giurisdizione universale e al magistero infallibile e indefettibile di Pietro, oggetto essi stessi di dogma di fede. E’ la plenitudo potestatis o auctoritas sacrata pontificum. Le decisioni prese da Pietro in virtù di tale potere sono valide in Cielo e quindi sono divinamente ispirate: Cristo non volle lasciare solo colui che avrebbe agito in Suo Nome e lo corroborò con una assistenza particolarissima dello Spirito Santo, il Suo Spirito. E’ da notare che tale potere di legare e sciogliere è conferito anche agli Apostoli tutti insieme, con Pietro presente, per cui essi senza lui nulla possono, ma lui solo vale per sé e per loro stessi. Non a caso negli elenchi dei XII nei Vangeli Pietro non solo è sempre il primo, ma è introdotto esplicitamente con questo numerale in Matteo. L’Apostolo diviene dunque Pietra vivente della Chiesa, basamento cristomimetico: il Cristo infatti è la vera Roccia della Chiesa, ma opera ed è presente in Pietro e quindi nei suoi Successori, visto che la durata della vita dell’Apostolo non coincide con quella della storia della Chiesa, sebbene i poteri petrini siano a maggior ragione necessari in una comunità cristiana ben più estesa e strutturata di quella dei tempi del Pescatore di Galilea. Ancora nel Vangelo di Luca (22, 32) Gesù Risorto, dopo aver profetizzato a Pietro il suo tradimento imminente, gli ordina, una volta ravveduto, di confermare i suoi fratelli, ossia di esercitare una funzione di guida nei confronti della loro fede, conformemente al linguaggio rabbinico, insegnando loro cosa credere e cosa no. Come già dicemmo a proposito della teologia fondamentale, non tutto il magistero papale è infallibile, ma tutto è autentico e vero, sia nelle parti integrabili dell’insegnamento ordinario, sia in quelle solenni dell’ordinario supremo, fino alle forme realmente scevre da ogni errore e difetto dello straordinario, che può definire o ratificare la definizione dei Dogmi della Fede, parlando a Nome stesso di Dio Uno e Trino. Infine, in Gv 21, il Signore ha con l’Apostolo questo toccante dialogo: Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro? E quegli : Certo Signore, Tu lo sai che Ti amo. E Gesù di rincalzo: Pasci i miei agnelli. E ancora: Simone d Giovanni, mi ami? E Pietro: Certo Signore, Tu lo sai che Ti voglio bene. Al che Gesù replicò: Pasci le mie pecorelle. E infine: Simone di Giovanni, mi ami? E Pietro, addolorato per questa triplice richiesta, che pure voleva compensare il triplice rinnegamento, disse: Signore, Tu sai tutto. Tu sai che io Ti voglio bene. E Gesù ancora: Pasci le mie pecorelle. A questa reiterata dichiarazione d’affetto seguì dunque la triplice conferma del potere pastorale, lo stesso potere di Cristo, da esercitarsi evidentemente in funzione vicaria, verso le Sue pecorelle e i Suoi agnelli, ossia i servi – essendo il termine greco la traduzione di uno ebraico che ha entrambi i sensi- da identificarsi con gli altri Apostoli o pastori delegati minori – visto che i servi sono, biblicamente, proprio coloro che si prendono cura della Casa del Padrone e del Gregge. Dopo, il Signore profetizzò il martirio all’Apostolo, per renderlo anche in questo simile a Lui. Da quel momento, Pietro fu il Capo indiscusso della Chiesa. Già quando era in Terra Gesù Pietro svolse funzioni importanti (sebbene a volte non capisse il Messianismo sofferente del Maestro , i suoi colloqui con Cristo sono pieni di ardore e zelo ; agì quasi sempre da portavoce e capo del gruppo apostolico; fu sempre tra i tre intimi di Cristo con Giovanni e Giacomo il Maggiore; fu mandato a preparare l’Ultima Cena assieme a Giovanni ; fu testimone della Resurrezione della Figlia di Giairo , della Trasfigurazione , dell’Agonia del Gethsemani ), ma dalla Resurrezione del Maestro, il Principe degli Apostoli godette di una autorità incontrastata. Nonostante il triplice rinnegamento in casa di Caifa – seguito alle tracotanti attestazioni di fedeltà di qualche ora prima – Pietro, che si pentì amaramente subito dopo un fulminante sguardo del Redentore tradotto in lacci innanzi al Sommo Sacerdote , fu il primo a recarsi al Sepolcro vuoto assieme a Giovanni, perché con lui parlò Maria di Magdala . Fu a lui che il Risorto concesse la prima apparizione personale ad un Apostolo, quella che Paolo enumera al primo posto tra quelle che fondano la Fede . Fu a lui, gettatosi a nuoto senza neanche spogliarsi per incontrarlo sulla riva dove era apparso, che Gesù parlò lungamente sul Lago di Genesareth, chiedendogli la triplice dichiarazione d’amore di cui sopra e predicendogli la morte in Croce . Egli assistette all’Ascensione di Gesù e presiedette la riunione in cui fu scelto san Mattia come sostituto di Giuda . Egli prese la parola iniziando la predicazione agli Ebrei dopo il dono dello Spirito Santo a Pentecoste , pronunziando il primo di una serie di bellissimi discorsi tramandati dagli Atti degli Apostoli, ricchi di dottrina e calore umano. Egli continuò per primo la missione taumaturgica del Salvatore, guarendo lo Storpio alla Porta Bella del Tempio salomonico e iniziando una serie di prodigiose guarigioni dovute spesso alla sua sola ombra sui malati o al solo contatto con il loro corpo sofferente di oggetti da lui toccati. Fu lui a scomunicare Anania e Saffira, poi fulminati dall’Ira Divina a complemento e suggello della sua sentenza . Fu ancora lui a condannare la condotta di Simon Mago, capofila degli Gnostici . Infine, fu ancora lui ad annunziare per primo il Vangelo ai pagani del centurione Cornelio e a farli battezzare dopo che lo Spirito scese su di loro . Da quel momento si riservò il primato nella missione ai pagani, sciogliendoli dall’obbligo della Legge Mosaica, senza rinunciare all’egemonia anche nella evangelizzazione degli Ebrei . Fu per videre Petrum che il neoconvertito Paolo di Tarso, sebbene Gesù stesso lo avesse aggregato al Collegio Apostolico, salì a Gerusalemme, affinchè ciò che egli aveva imparato sul Cristianesimo gli fosse confermato e per concertare col Pescatore le linee della sua missione . Arrestato con i Dodici nei primissimi tempi della missione , perseguitato con i suoi fedeli in Gerusalemme, fu poi arrestato da solo da Erode Agrippa I, ma un Angelo lo liberò dal carcere miracolosamente prima che fosse martirizzato . In queste circostanze lasciò Gerusalemme per Roma – indicata negli Atti con una locuzione cifrata – dove risiedette per un certo tempo , dando una fisionomia definita alla Chiesa della Capitale e diventandone così il primo Vescovo . Lasciò l’Urbe per presiedere il Concilio di Gerusalemme a cui partecipavano tutti gli Apostoli e che confermò l’abolizione della Legge Mosaica per i pagani, introducendo norme transitorie . Poi si trasferì ad Antiochia di Siria , la cui Chiesa resse per sette anni. Da lì passò a predicare in Asia Minore e Grecia , per poi tornare in Italia , dove pure svolse una intensa opera di evangelizzazione avendo Roma come base, che si estese probabilmente anche oltre le Alpi. In Roma il suo interprete e segretario san Marco scrisse il Secondo Vangelo raccogliendo le sue memorie quando il Principe degli Apostoli era ancora in vita . Sempre da Roma san Pietro scrisse le sue due Lettere contenute nel NT . In suo nome san Marco andò ad evangelizzare l’Egitto e a reggere la Chiesa di Alessandria. Perciò, tutte le Sedi patriarcali dell’Antichità si riconnettono alla predicazione di Pietro. Fu in Roma che Pietro collaborò strettamente anche con Paolo, aggiuntosi a lui nella predicazione in Città e nella guida della sua Chiesa. E fu nell’Urbe che il Principe degli Apostoli e l’Apostolo delle Genti, traditi dai giudaizzanti, furono consegnati a Nerone che scaricò su di loro la colpa dell’incendio della capitale condannandoli a morte . Pietro fu crocifisso come il suo Signore, a testa in giù, mentre Paolo fu decapitato . La morte di Pietro a Roma dopo un lungo episcopato fece sì che la sua eredità primaziale passasse alla Chiesa Romana e a chi la presiedeva, i suoi Vescovi o Papi , visto che nessuna Chiesa sussiste senza il suo presule. Ragion per cui tutta la schiera dei Pontefici Romani è la linea dei Successori di Pietro, partecipi del suo stesso supremo potere apostolico, in cui sono costituiti grazie alla sola legittimità della loro elezione . Dalla vita di Pietro essi traggono esempi e modi di esercizio dell’autorità. La loro Sede è la Santa Sede per eccellenza, la Sede Apostolica per antonomasia. Chi siede su di essa è certo di avere il potere di sciogliere e legare, di confermare nella Fede, di pascere gli agnelli e le pecore. Egli è l’Apostolico, che ha la Cattedra presso le Spoglie di Pietro, tumulato laddove oggi sorge, superba e maestosa, la Basilica a lui dedicata sul Colle Vaticano, dove egli fu martirizzato, presso l’ormai scomparsa dimora dell’imperatore persecutore .

Dalla morte di Pietro, i Papi suoi Successori divengono i Sommi Pontefici della Chiesa Universale, i suoi Capi Visibili in luogo di Cristo . L’autorità disciplinare viene esercitata immediatamente sulle altre Chiese , anche se la persecuzione pressoché endemica dell’Impero Romano sconsigliò una centralizzazione di governo, onde evitare che l’uccisione di un Papa decapitasse il mondo cristiano. Le maggiori sentenze dottrinali dei primi tre secoli furono inferte dai Papi . A partire dal 180-190 la Chiesa Romana si latinizzò decisamente, abbandonando la lingua greca . Cessata la persecuzione imperiale con l’Editto di Milano di Costantino del 313, il Papato potè avviare un processo di centralizzazione amministrativa e vide la sua autorità dottrinale rafforzata . La posizione giuridica del Papa fu riconosciuta anche dallo Stato ormai cristiano . La centralizzazione ebbe tuttavia una battuta d’arresto sia per l’opposizione della Chiesa Imperiale di Costantinopoli sia per le Invasioni Barbariche in Occidente . Terminò con la Riconquista Giustinianea dell’Italia (554), sebbene il Primato petrino non fosse messo in discussione dai Romani d’Oriente ma anzi esplicitamente confessato . Nel periodo della Dominazione Bizantina (554-752) il Papato fu il costante punto di riferimento dell’Ortodossia e spesso crudelmente vessato per piegarsi alla volontà degli Imperatori in campo dottrinale, ma senza successo . Una volta che il dominio orientale fu agli sgoccioli, per garantire la propria indipendenza dai Barbari e la sopravvivenza dell’ideale imperiale, il Papato fondò il Potere Temporale (752-1870) e, alleandosi coi Franchi, ricreò l’Impero in Occidente (800-888) . Nel quadro della riunificazione politica, potè così riprendere la centralizzazione amministrativa in Europa , cercando di estenderla anche all’Oriente, dove però la tendenza autocefalica ecclesiastica lo rese impossibile . Il crollo dell’Impero Carolingio bloccò la programmazione ecclesiastica universale e fece precipitare la Santa Sede nell’anarchia, tamponata dall’influenza e dall’ingerenza dell’aristocrazia capitolina (882-962; 963-1045) . La restaurazione dell’Impero Romano-Germanico (962-1806) creò i presupposti per la liberazione del Papato dalle famiglie romane per cui esso, sotto il controllo tedesco (963-1003, ma soprattutto 1046-1057), avviò un programma vastissimo di riforma religiosa che si tramutò in un rinnovamento istituzionale, volto a riprendere il piano di accentramento amministrativo e poi a liberare il Sacerdozio dall’influenza del potere civile attraverso la Lotta per le Investiture (1074-1122). Fu la Riforma – pregregoriana e gregoriana (1049-1154)– che tolse alla Chiesa Romana quella Orientale, non disponibile alla sottomissione nelle nuove forme giuridiche , ma le consegnò tutte le altre Comunità d’Occidente, le attribuì la guida della vita religiosa, le mise in mano il suo rinnovamento, le conferì il potere di rinnovare e unificare la legislazione e la liturgia, la liberò dall’influenza imperiale. Esaurita la spinta riformatrice, una serie di Papi giuristi (1155-1268) definì la posizione della Santa Sede nei confronti dell’Impero, conducendo una vittoriosa lotta contro la Casa Sveva e codificando il Diritto Canonico . Questo battagliero Papato si accollò l’onere di riformare nuovamente la vita religiosa, di reprimere l’eresia e di dare un nuovo volto alle strutture unitarie della Chiesa . Essendosi impelagato in lotte politiche (1271-1304), fu umiliato e tradotto ad Avignone (1305-1378). Ma pure qui potè continuare l’opera di accentramento amministrativo, anche se trascurò la rinnovata esigenza della riforma religiosa . Tornato a Roma e precipitato nel Grande Scisma che diede prima due e poi tre Pontefici alla Chiesa (1378-1417), il Papato potè essere restaurato solo da una temporanea preminenza su di esso del Concilio . La restaurazione della Monarchia Pontificia voluta da Dio (1417-1447) avvenne non senza che l’istanza di rinnovamento religioso, ormai gravissima, fosse trascurata, fino a divenire cancrenosa nell’Età rinascimentale (1447-1527) . Qui il Papato subisce la grave offensiva della Riforma protestante (1517) , che lo spinge alla Riforma Cattolica e alla Controriforma (1534-1644), correggendo anche se stesso e impegnandosi nell’evangelizzazione del Nuovo Mondo . Decaduta la sua potenza politica in seguito alla fine della Controriforma, il Papato mantenne la sua autorità spirituale nel corso dei secoli seguenti (1644-1789) , mentre il suo primato giuridico fu battuto in breccia dalle forme giurisdizionalistiche settecentesche della Chiesa di Stato delle nazioni cattoliche . La Rivoluzione Francese (1789-1815), che pure portò la Santa Sede sul punto del crollo e perseguitò la Fede, servì a rafforzare l’autorità pontificia sulla Chiesa, per cui nel XIX sec. il processo di unificazione ecclesiastica si compì con la definizione del Dogma dell’Infallibilità Papale e del suo Episcopato Universale nel Concilio Ecumenico Vaticano I (1870) . In conseguenza di ciò anche la perdita del Potere Temporale fu un danno ammortizzato e i Papi dell’Età moderna (1846-1958), sebbene a lungo prigionieri in Vaticano (1870-1929), poterono guidare egregiamente la Chiesa in un mondo ostile e laicizzato, avviandone una eccezionale espansione . Nelle tempeste del XX sec. – le Guerre Mondiali e le Persecuzioni dei Totalitarismi, specie quello comunista (1915-1989) – il Papato ritrovò provvidenzialmente un piccolo Potere Temporale (1929) e mantenne compatta la Chiesa sotto il suo dominio. Il processo di rinnovamento del Concilio Vaticano II ebbe nel Papato contemporaneo, a forte contenuto carismatico, il suo motore e il suo centro applicativo (1963 a tutt’oggi); nonostante la grave crisi interna ecclesiastica (1965-1980) e la marea secolarizzatrice, i Papi non conobbero contraccolpi nella loro autorevolezza . La crisi è in parte rientrata, il processo di rinnovamento morale – assai doloroso in questi ultimissimi periodi – è in pieno svolgimento per l’iniziativa della Santa Sede, il movimento ecumenico dà i suoi frutti, l’evangelizzazione dei pagani continua e il grande nemico, il drago rosso del marxismo, è stato abbattuto col concorso decisivo del Papato (1989) . La grande sfida del futuro è la dilagante secolarizzazione nel mondo cristiano tradizionale .

LA NATURA DEL PRIMATO DI PIETRO

Sui poteri giurisdizionali e magisteriali del Papa ci siamo diffusi già in precedenza . Qui puntualizziamo alcuni aspetti della natura del suo Primato. Esso può anzitutto essere compreso in ragione del suo rapporto con Cristo. Questi ha concesso al Papa tutti i poteri necessari per reggere la Chiesa Terrestre nel suo complesso, anche in rapporto alle altre due Chiese della Comunione dei Santi. Ragion per cui il Papa è lo strumento consapevole di cui il Signore si serve per governare la Chiesa. Qualunque scelta un Papa faccia, pur rimanendo piena la sua responsabilità, o è voluta – se buona – o è permessa – se cattiva - da Dio, proprio in vista della sua ricaduta sulla Chiesa. Il Papa esiste dunque in relazione a Cristo, in rapporto al Suo stesso Potere. Esso, senza mai essere separato da Colui Che lo possiede e realmente lo esercita, sussiste tutto nel Papa. Perciò, come tutta la Chiesa sussiste in relazione al Cristo come Persona Mistica di cui Lui è Capo, così il Papa sussiste in relazione al Cristo come riproduzione mimetica, visibile e mistica della sua funzione di Capo di questa Persona sulla Terra. Il Papa è lo stesso Potere di Cristo. Egli è perciò strettamente congiunto all’Unione Ipostatica del Verbo, in quanto la Persona Divina del Figlio opera congiuntamente come Dio e Uomo, e tramite la Sua Umanità, che in relazione alla Chiesa Terrestre globalmente intesa agisce tramite il Pontefice . Investito di questa santa missione, di origine divina, ogni Papa è santo nel suo ruolo, degno di venerazione da parte dei fedeli, anche se personalmente mantiene i suoi difetti. Egli è santificato per i meriti dell’Apostolo (san Gregorio VII) che a sua volta scaturiscono da quelli di Cristo. La distinzione tra la Persona del Papa e la Persona di chi è Papa, pur essendo logica e reale, non impedisce che la seconda sia inglobata nella prima. Anzi il Papa è il Papato vivente, in quanto l’istituzione non esiste al di fuori di chi la ricopre e tutto il Potere dei Pontefici, da Pietro in poi, sussiste nel Vescovo di Roma regnante . Per questo per secoli il Papa è stato detto Vicario di Pietro, per poi più opportunamente essere definito Vicario di Cristo. Il Papa rappresenta realmente in Terra Gesù Cristo, ne è l’icona mistica. Egli era chiamato da Caterina da Siena il Dolce Cristo in Terra. Perciò egli è l’unico che a giusto titolo si può definire universale nell’autorità.

Un secondo rapporto da lumeggiare è quello con la Chiesa. Se fa le veci di Cristo Capo, allora il Papa farà anche quelle di Cristo sposo. La Chiesa è sposa di Cristo nel Papa in senso mimetico, ossia le loro Nozze sono replicate, quasi in memoriale, nell’atto con cui ogni Vescovo di Roma è posto a capo della Chiesa stessa. Infatti il Papa ha un anello, che indica tale connubio, così come ogni anello episcopale indica le nozze del presule con la sua Chiesa locale. In ragione di ciò il Papa è, realmente, un Padre in Cristo per ognuno dei fedeli i quali, nel Battesimo, così come sono uniti a Cristo, allo stesso modo sono consegnati al Pontefice Romano, gli appartengono, e lui ne porta la responsabilità. Questa perfetta unione del Papa con Cristo e con la Chiesa è simboleggiata dalla Tiara, il copricapo oggi in disuso il cui significato simbolico e dottrinale rimane però valido. Essa è sul capo del Papa e simboleggia la Chiesa, perciò indica l’unione del Corpo col Capo che è Cristo. Essa è una, ma ha tre corone, che rappresentano le Tre Chiese. Nei confronti di tutte e tre, anche se in modi diversi, il Papa esercita i suoi tre poteri: Magistero infallibile, Giurisdizione Universale, Pienezza di Potere di Ministero. In ragione di ciò, il Papa è superiore a qualsiasi potere terreno, ha la pienezza di quello spirituale e ha anche quello temporale. Perciò, come Vicario di Colui Che è Capo dell’Umanità, il Papa è chiamato Rettore del Mondo – anche se oggi tale dizione è in disuso. Come si vede, c’è una triplice interpretazione della natura trinitaria del Triregno . In virtù della sua funzione mediana tra Cristo e la Chiesa, intesa come comunità dei Battezzati, il Papa è chiamato Fonte di ogni potere legittimo. Egli infatti non solo elegge o conferma i Vescovi e i Prelati, ma li investe e li consacra. Stabilisce poi su di loro tutti coloro che, in sua vece, coordinano la loro collegialità (metropoliti, primati, patriarchi), in quanto solo lui è Capo di tutti i Vescovi. A costoro, in segno di potere delegato, invia il pallio, una stola di lana ornata di sei croci che il Papa per primo indossa sempre. Inoltre, elevando all’ordine sovrannaturale il potere civile, lo costituisce legittimamente tra i battezzati . Possiamo perciò capire il senso del titolo di Sovrano Pontefice, coniato da Leone Magno, e di due affermazioni di Innocenzo III: “Il Papa è qualcosa di intermedio tra Dio e l’uomo”; “Egli è posto al di sopra dei popoli e dei regni: nulla di ciò che accade nell’Universo deve sfuggire all’attenzione del Sovrano Pontefice”. In tale concezione, per cui l’Umanità è riassorbita nella Chiesa in quanto tutta incorporata nel Mistico Corpo, si trova anche la cifra per la decodificazione del rapporto tra il Papa e il mondo, del quale non a caso, nei tempi nostri, con le moderne comunicazioni, egli è potuto divenire la coscienza universale e la più alta istanza morale, facendosi carico delle questioni umane dei singoli e dei popoli anche se non cristiani. Tale impostazione morale del Primato sul mondo fa sì che esso possa esplicarsi anche in una società laica o addirittura secolarizzata.

Il terzo rapporto da enunciare è quello tra il Papa e i fedeli. L’immenso potere ricevuto non deve servire per innalzarsi, ma per servire. Il Papa infatti è il responsabile della sorte eterna di tutti gli uomini, per quanto dipende da lui. Egli è predestinato a tale compito. Egli è dunque sovrano, ma per servire. Il suo servizio è il più grande e quindi il più universale, il più pesante: egli è il Servo dei Servi di Dio, come diceva Gregorio Magno. Il Pastore dei Pastori è colui che porta il loro peso e quello dei loro fedeli, e se ogni Pastore è Servo, allora il Papa è il Servo di tutti i Servi. Egli è il Servo fedele al quale il Padrone ha affidato la Sua casa, in attesa del Suo ritorno. Guai se, rientrato all’improvviso, lo troverà intento ad abusare della sua autorità! Quanto salda la fede, quanto profonda la speranza, quanto ardente la carità deve essere in un Papa. Che umiltà egli deve indossare per rivestire il suo ruolo. Quale zelo, quale prudenza, quale fortezza devono muoverlo. Con ardore egli deve orientarsi verso l’imitazione del Cristo gioioso e sofferente, perché nelle sue parole, nei suoi gesti, nei suoi sguardi il popolo dei fedeli veda il Redentore e non si senta orfano, ma ricordi la promessa: Io non vi lascerò orfani (Gv 15, 14). Perciò, quel cristiano predestinato al Papato che non raggiunge la santità è senz’altro autenticamente Pontefice e Vicario di Cristo, ma ha sprecato la sua vita, perché non è divenuto simile, anche di per sé, a Colui Che rappresenta.

Questo nobile ufficio è oggi contraddistinto dall’esercizio di svariate competenze, che andiamo a sintetizzare. Il Romano Pontefice tutela il Deposito della Fede, lo interpreta e ne promuove la retta comprensione, anche cercando e punendo le volpi piccoline che devastano la vigna, ossia gli eretici ; coordina e guida l’attività di evangelizzazione in tutto il mondo, perché il Vangelo sia annunziato a tutti i popoli; stabilisce le norme del culto divino e dell’amministrazione dei Sacramenti, vigilando che siano applicate e anche punendo i contravventori, che gettano le perle ai porci, ossia profanano le cose sante; legifera per tutta la Chiesa e interpreta autenticamente le leggi vigenti; elegge e investe i prelati, dando mandato per la loro consacrazione, e determina i confini delle loro giurisdizioni, istituendo i loro organismi collegiali e approvandone i deliberati; convoca le sessioni del Sinodo dei Vescovi e i Concili Ecumenici e Generali, approvandone, promulgandone e applicandone i deliberati; approva gli atti dei Concili locali; tratta gli affari delle Chiese Orientali che non possono essere regolati dai Patriarchi; regola la vita del clero e dei religiosi, punendo gli abusi riservati alla sua giurisdizione, e approvandone le forme di vita associata, confermandone i capi e ratificando gli atti dei loro organismi collegiali; approva le forme dell’apostolato dei laici e le indirizza nelle loro attività, regolandole e approvandone le norme, oltre che i massimi dirigenti e gli atti dei loro organismi di governo; beatifica e canonizza i Servi di Dio, regolandone il culto; regola la disciplina e il cursus studiorum dei seminari e di tutti gli Istituti di Studio, inoltre erige le Università e gli altri Istituti maggiori, sorvegliando l’ortodossia dell’insegnamento ivi impartito; promuove il processo di unificazione tra le Chiese cristiane; compie le opere di carità, giustizia e pace che interessano tutta la Chiesa a vantaggio di chiunque abbia bisogno; tutela la famiglia cristiana; regola e promuove l’uso dei mezzi di comunicazione cristiani e i rapporti tra fede e cultura; coordina la conservazione e la tutela del patrimonio artistico e storico della Chiesa; concede le Indulgenze e assolve i peccati riservati alla sua autorità; pronunzia le sentenze civili e penali di sua competenza o in appello; sorveglia l’amministrazione della giustizia in tutta la Chiesa; riscuote le tasse canonicamente spettanti alla Sede Romana; amministra i beni della Santa Sede e sorveglia che i Vescovi gestiscano quelli delle loro diocesi con rettitudine; cura le relazioni della Chiesa con le potenze secolari e tutela la vita e i diritti dei cristiani in tutto il mondo. Come si vede, una somma di competenze notevoli, che superano quelle di qualunque monarca assoluto, e che sono esplicate da quel complesso di organismi che chiamiamo Curia Romana – di cui si è detto – presieduti e formati soprattutto dai membri del Sacro Collegio degli Eminentissimi e Reverendissimi Signori Cardinali, Vescovi, Presbiteri e Diaconi, della Santa Chiesa Romana – sui cui poteri pure ci si è soffermati in precedenza. Costoro rappresentano il Papa, ne sono in un certo senso una emanazione , oppure un complemento . E’ proprio infatti del Primato suscitare funzioni subordinate e associate. Non va inoltre dimenticato che al Pontefice spetta l’incombenza di governare la sua Diocesi . Egli è peraltro tenuto a presiedere le funzioni liturgiche per la sua Chiesa e per quella Universale. Inoltre egli riceve i fedeli che vogliono incontrarlo, in forma pubblica o privata ; i Vescovi sono tenuti a visitarlo per relazionare sullo stato delle loro Diocesi ogni quattro anni (visite ad limina Apostolorum) nel quadro di un pellegrinaggio sulla Tomba di Pietro. Da mezzo secolo, i Papi hanno intrapreso regolarmente a viaggiare in Italia e all’estero . Infine, vi è il fattivo esercizio della sovranità sul piccolo Dominio Temporale ancora esistente . Il tutto finalizzato al bene supremo, condurre le Anime alla salvezza eterna.

 


1. Generalmente preceduto da un voto temporaneo, al termine di un periodo preparatorio detto noviziato, perché l’aspirante religioso sia ben consapevole del tipo di vita da abbracciare.

2. Per questo i Religiosi sono spesso aspramente perseguitati e quasi mai incompresi: il mondo e il diavolo rifiuta in loro ciò che diametralmente si oppone al proprio modo di essere. Ma è anche fondamentale che la loro vita sia costantemente monitorata e gli abusi che eventualmente vi allignino vengano estirpati, in quanto essa non ha senso se viene meno alla sua vocazione ascetica, mistica e spirituale.

3. Il nome più antico giuntoci è quello di san Paolo Protoeremita, del III sec. La forma eremitica è legata ai deserti, alle foreste, alle isole selvagge e alle lande inaccessibili, nonché ai monti e a luoghi impervi. Singolare l’uso dell’eremitaggio sulle sommità di alcune colonne, i cui praticanti sono detti Stiliti. I grandi Santi del monachesimo, sull’esempio di Cristo, di Paolo, di Elia, di Giovanni il Battista, hanno tutti vissuto periodi di eremitaggio. Ai confini dell’ecumene cristiano, nei deserti africani o asiatici, in isole sperdute degli Oceani o tra le fitte ombre delle foreste, ancora esistono uomini che cercano Dio per parlagli da solo a Solo. E’ una vocazione altissima, la più alta. Non può che essere incoraggiata, insegnando che essa è un anticipo di Cielo in terra, a vantaggio di tutti, in modo sì invisibile, ma più reale di qualunque altro. Ognuno può, nel suo piccolo, farsi eremita nel silenzio e nel nascondimento della propria casa, nella notte, con la preghiera e il digiuno e il sacrificio, com’è concesso ad anime elette che vegliano ai confini interni della Cristianità, ai bordi di un mondo già reso puteolente dalla secolarizzazione.

4. Qui il termine Ordo non indica una organizzazione strutturata, ma una categoria di persone, che realizza una forma di vita più perfetta, quella castità virtuosa che già l’Apostolo Paolo considerava la più elevata di tutte, anche se non obbligatoria per tutti, perché orientata alla sola gloria di Dio. Anche oggi bisognerebbe almeno proporre a tutte le vergini e alle vedove cristiane questa vita di virtù. Esso sarebbe anche il giusto approdo da additare a chi, dopo una vita di dissolutezze, anche forzate, chiede di tornare alla casa del Padre. Non a caso infatti prostitute convertite spesso abbracciano la gioia della continenza.

5. Compare già dai tempi della Grande Persecuzione di Diocleziano; esprime la volontà di ampi gruppi di fedeli di vivere una religiosità più autentica a dispetto della minor qualità della sempre maggiore massa dei fedeli.

6. L’importanza per la Storia religiosa, ascetica, liturgica, teologica, pastorale, missionaria, ecclesiastica del Cristianesimo, avuta dal Monachesimo, non può essere calcolata. Ad essa va aggiunta una eccezionale valenza politica, culturale, economica e sociale per la Storia umana. La vita monastica, che necessita di un ciclico ritorno alla purezza delle singole Regole e di una sempre più vivo e frequente ricorso alle riunioni capitolari, dev’essere il più possibile diffusa tra i cristiani delle giovani Chiese. La sua testimonianza potrà vivificare e convertire in modo massiccio.

7. Per ragioni storiche di affrancamento dall’alto clero corrotto. Poi come segno di comunione e servizio alla sola Chiesa Universale. Prima del X sec. i monasteri erano tutti sottoposti agli Ordinari.

8. Come quella di Montecassino o di Cava dei Tirreni o di Pulsano, o anche i Vallombrosiani e i Camaldolesi.

9. Come i Cluniacensi, i Cistercensi, i Certosini, gli Ordini di Grandmont e Fontevrault.

10. Ricordiamo i Canonici Lateranensi e i Premostratensi. Una particolare forma monastica nata in quel periodo è quella degli Ordini Monastico-Cavallereschi, o Milizia Monastica. Oggi sopravvive solo l’Ordine di Malta, peraltro dedito ad opere di carità e riconosciuto come Sovrano. Diffondere i Canonici Regolari – ossia la vita associata del clero – sarebbe assai opportuno: i sacerdoti si sosterrebbero l’uno con l’altro e la loro missione ne sarebbe potenziata. Ovunque è possibile tale vita andrebbe incoraggiata.

11. Anche questi Ordini, già molto diffusi, vanno sempre sostenuti, non mitigandone le forme di vita, ma anzi profeticamente mantenendole intatte, come segno nel mondo; così attireranno molti membri. Bisogna favorire l’unione delle famiglie religiose simili – come le francescane – e diffonderli ovunque.

12. La frequenza delle riunioni collegiali è importante e va sempre incrementata. L’osservanza delle Regole e degli Statuti sempre riproposta e mai mitigata. E’ bene che la Chiesa approvi sempre tutte le nuove forme di vita religiosa apostolica e diaconale che lo Spirito Santo suscita.

13. Mai si incoraggeranno abbastanza tali forme consacrate di incalcolabile valore in un mondo avvelenato dal secolarismo. Tali Istituti vanno ancor più severamente controllati e selezionati, perché più esposti al contatto col mondo. Ma anche in tal caso, con la debita prudenza, vanno approvati tutti quelli che lo Spirito suscita, in quanto la creatività divina è inesauribile.

14. Questa forma di vita dovrebbe essere presente in ogni Diocesi. Ogni Vescovo dovrebbe fondare una Società. Sebbene poco strutturate, esse pure devono frequentemente riunirsi perché i membri si sorveglino esortandosi gli uni gli altri.

15. Male non sarebbe che esistessero Società di Vita Apostolica ramificate anche in province e regioni ecclesiastiche, se non addirittura su scala nazionale e internazionale, sottoposte a questo punto a istanze superiori agli Ordinari.

16. Un tempo la Regalità e l’Impero, consacrati nel rito liturgico apposito, svolgeva una importante funzione a vantaggio della Chiesa. Sebbene laici, i Sovrani erano introdotti nell’esercizio sacrale del potere e muniti di una grazia particolare. L’incoronazione è infatti un Sacramentale, produce la Grazia per le preghiere della Chiesa. Le ultime monarchie cristiane esistenti hanno invece vergognosamente abdicato ai loro doveri, approvando spesso leggi in contrasto con la Volontà Divina nei loro paesi.

17. In Oriente spesso sono inseriti nei Sinodi. In Occidente hanno compiti nelle Curie. La presenza dei Consigli Pastorali, spesso solo parrocchiali, andrebbe potenziata. Sarebbe auspicabile un Consiglio per ogni grado di giurisdizione ecclesiastica, sino al Papato.

18. Le seconde sono più illustri per dignità. E’ bene che i loro membri siano oggetto di formazione costante, perché tali appartenenze non siano solo espressione di folklore. I doveri comunitari devono essere rispettati, e il Clero dovrebbe controllare tale adempimento.

19. L’Apostolato dei Laici è sempre esistito. Ma un suo allestimento moderno e complessivo, un rilancio, si deve al Papato da Pio IX a Giovanni Paolo II (es. ap. Christifideles Layci) e al Concilio Vaticano II con la cost. Apostolicam Actuositatem. Anche le Associazioni, con una costante verifica interna, una formazione perpetua, una disciplina morale, una frequente riunione degli organi collegiali, una buona turnazione dei responsabili, una prassi quotidiana di preghiera liturgica e privata, devono costantemente crescere nella vita dello spirito, altrimenti diventano dei circoli ornati di Croci alle pareti, magari attivissimi, ma non graditi a Dio.

20. Ricordo l’Opus Dei di san Josè Maria Escrivà de Balaguer (1902-1985), eretto a Prelatura Personale; il Movimento dei Focolari; Comunione e Liberazione. Anche tali Movimenti hanno bisogno di una intensissima vita spirituale e di una frequente riunione di organismi collegiali, oltre che di stretti controlli disciplinari. Per molti la Prelatura Personale sarebbe un buon sistema di autogoverno. Si auspica in genere l’istituzione di un organismo di raccordo permanente di tutto il movimentismo e l’associazionismo laicale ed ecclesiale, un’Opera Internazionale dei Congressi del Laicato Cattolico, dipendente dal Pontefice, diviso in Sezioni (religiosa, politico-culturale, economico-sociale), con filiazioni nazionali, regionali, provinciali e diocesane, per rendere compatto e poderoso il lavoro dei laici in tutti i settori, sotto l’egida della Gerarchia.

21. L’Indulgenza è la manifestazione più qualificata della Comunione dei Santi. I Meriti di Cristo e quelli da Lui suscitati nella Vergine, nei Santi e negli Angeli costituiscono un Tesoro inesauribile, che può virtualmente coprire non solo tutte le colpe, ma anche espiare tutte le pene. Per Divina Ispirazione, la Chiesa Terrestre apre tale forziere mistico e concede alle Anime devote di attingervi: compiendo una o più opere buone indulgenziate dall’Autorità Ecclesiastica, e quindi infinitamente più meritevole, il fedele può applicarne il frutto a un Defunto o anche a se stesso. Le condizioni sono quattro: il compimento di tale opera (una preghiera, un pellegrinaggio, un’offerta o un’azione caritatevole, ripetute o una volta sola, in certi luoghi o in determinati momenti o per alcuni periodi, come l’Anno Santo); la Confessione sacramentale con il sincero dolore e il proposito di evitare anche il peccato veniale (di solito basta solo quello di evitare il mortale o grave); la Comunione eucaristica; la Preghiera per le intenzioni del Santo Padre, che apre e chiude il Tesoro delle Indulgenze. Esse dunque non sono automatiche, ma legate al fervore del fedele che solo Dio può valutare. Esse possono essere parziali o totali, per disposizione ecclesiastica, se coprono in tutto o in parte il debito con Dio. I fedeli hanno il diritto di attingervi e il Clero il dovere di predicarle. Vi sono infatti innumerevoli Indulgenze lucrabili: tutte le preghiere più antiche sono indulgenziate, almeno con le parziali. Il Rosario, la Via Crucis, la Preghiera al Crocifisso dopo la Comunione hanno tutti l’Indulgenza plenaria; la lettura della Bibbia concede la parziale se dura almeno un quarto d’ora e la plenaria per più di mezz’ora.

22. Il suffragio dovrebbe essere parte della vita quotidiana e costantemente insegnato. L’antica prassi di celebrare e pregare per i Morti il Lunedì oltre che nel Mese votivo di Novembre andrebbe energicamente ripresa. Lodevole è la conservazione dell’Ottavario per i primi giorni dello stesso mese. Da incoraggiare il Novenario per la Commemorazione dei Fedeli defunti. Ogni Messa e ogni Ora canonica dovrebbe avere la sua preghiera per i defunti. Alcune preghiere sono indulgenziate solo per i Defunti (come l’Adoro Te Croce Santa), mentre nell’Ottavario si può lucrare la plenaria solo per essi. Molte Anime elette fanno l’Atto Eroico di Carità, che offre come suffragio tutti i meriti avuti in vita; costoro hanno per sé la plenaria in punto di morte e alta gloria in Cielo.

23. Tra gli Spiriti Celesti, accanto a lui dobbiamo ricordare i Santi Arcangeli Gabriele e Raffaele.

24. Per esempio Santa Maria di Magdala, Santa Maria di Cleofa, Santa Maria madre di Giacomo, San Cleofa, Sant’Alfeo e molti altri parenti di Gesù. Tra i Discepoli ricordiamo san Mattia, associato ai XII Apostoli, e san Barnaba.

25. Sono i Dieci Patriarchi dell’Antichità. Di essi conosciamo solo i nomi. A loro va aggiunto il giusto Abele. Tra essi spicca Enoc, che scomparve misteriosamente dal mondo, senza morire in questo mondo.

26. Accanto ai tre figli di Noè, Sem Cam Iafet, capostipiti della nuova umanità, si affiancano i discendenti in linea retta dello stesso Sem, da cui discende Abramo. Anche di loro conosciamo solo i nomi.

27. Accanto a lui, che strinse con Dio il Patto della Circoncisione, si collocano il nipote Lot, il figlio Ismaele, sua madre Agar, il re e sacerdote Melchisedec. All’età dei Patriarchi risale anche Giobbe.

28. E dalle concubine Bala e Zilpa, oltre che la figlia Dina e la nuora Tamar, nonchè i nipoti Fares e Zamar, figli di Giuda.

29. E dalla sorella Maria col nipote Eleazaro.

30. Osea, Naum, Abdia, Giona, Zaccaria, Malachia, Abacuc, Gioele, Amos, Michea, Sofonia, Aggeo, nonché il segretario di Geremia Baruc.

31. Solo nel disgraziato secolo XX ben quarantacinque milioni di battezzati sono morti per la Fede.

32. Tra i più importanti ricordiamo, attingendo alle Litanie usate nel culto liturgico e al Canone della Prima Preghiera Eucaristica, gli Innocenti, Lino, Anacleto, Clemente I, Alessandro I e Sisto I papi, Ignazio di Antiochia, Policarpo di Smirne, Giustino, Lorenzo, Crisogono, Vincenzo, Fabiano papa e Sebastiano, Giovanni e Paolo, Cosma e Damiano, Gervasio e Protasio, Cornelio papa e Cipriano di Cartagine, Marcellino papa e Pietro, Bonifacio, Stanisalo di Cracovia, Tommaso Becket, Giovanni Fisher, Tommaso Moro, Paolo Miki, Giovanni di Brebeuf e Isacco Jogues, Pietro Chanel, Carlo Lwanga; tra le donne Perpetua e Felicita, Agata, Lucia, Agnese, Cecilia, Anastasia, Maria Goretti. Le Litanie dei Santi fissano i nomi più illustri per il culto ufficiale solenne, mentre il Canone elenca Santi molto antichi invocati per la celebrazione dell’Eucarestia. Aggiungo per devozione, Gaspare, Melchiorre e Baldassare, Pio I papa, Tarcisio, Vito, Modesto e Crescenzio, Cristoforo, Filomena, Vitale, Adeodato vescovo, Giovanna d’Arco, Massimiliano Maria Kolbe (il primo martire della Carità, perché diede la vita per un compagno di prigionia condannato a morte), Pio da Pietrelcina (il cui martirio mistico di Carità è durato tutta la vita).

33. Nel XX sec. popoli e nazioni intere soffrirono per la Fede, e ancora moltissime patiscono tale tormento, in Africa e in Asia.

34. Tra costoro ricordiamo coloro che sono invocati nelle Litanie dei Santi: Silvestro I (papa e confessore), Leone I Magno (papa, dottore e padre), Gregorio I Magno (papa, dottore e padre), Ambrogio di Milano (vescovo, dottore e padre, confessore), Agostino (vescovo, dottore e padre, nonché monaco), Gerolamo (dottore e padre, ma anche monaco), Atanasio (vescovo, dottore e padre, confessore), Basilio Magno, Gregorio di Nissa e Gregorio di Nazianzo (vescovi, dottori e padri), Giovanni Crisostomo (vescovo, dottore e padre, confessore), Martino I (papa e martire, anche tradizionalmente annoverato tra i confessori), Nicola di Mira (vescovo, dottore e padre), Patrizio (vescovo e dottore), Cirillo e Metodio (vescovi e dottori), Carlo Borromeo (vescovo), Francesco di Sales (vescovo e dottore), Pio X (papa). Aggiungo per devozione personale Severo (vescovo), Remigio (vescovo), Massimo il Confessore, Gregorio II, Gregorio III, Leone III (confessore), Niccolo’ I, Gregorio VII (confessore), Pio V, Adriano III, Leone IX, Pietro Celestino (vescovo e confessore, nonché monaco), Gregorio Barbarigo (vescovo).

35. Generalmente un Santo appartiene a una Schiera. Quando può essere annoverato tra più di esse il culto lo ascrive in primo luogo a quella in cui è morto, aggiungendovi poi le altre, nelle quali è stato annoverato in seguito. Costoro sono dunque commemorati nella prima Schiera in cui sono inseriti. Per queste categorie Citiamo Ignazio di Loyola, Francesco Saverio, Vincenzo de’ Paoli, Giovanni Maria Vianney, Giovanni Bosco, invocati sempre in quelle Litanie. Ricordiamo pure devotamente Gaspare del Bufalo (sacerdote e confessore), Luigi Gonzaga, Leopoldo Mandic, Josè Maria Escrivà de Balaguer.

36. I maggiori sono Antonio Abate, Benedetto da Norcia, Bernardo di Chiaravalle (dottore e padre), Domenico di Guzman, Francesco di Assisi, Tommaso di Aquino (dottore). Costoro sono debitamente pregati nelle Litanie dalle quali attingiamo. Vi aggiungo Antonio da Padova (dottore), Severino Abate, Leonardo Abate, Giovanni Gualberto, Francesco di Paola, Giuseppe da Copertino, Francesco Antonio Fasani, Luigi Orione.

37. Tra costoro si annoverano le Religiose, visto che la verginità è un merito anche maschile. Nelle Litanie sono invocate Caterina di Alessandria, Caterina da Siena (dottore), Teresa d’Avila (dottore), Rosa da Lima. Ricordiamo per devozione anche Severina, Matilde di Sassonia, Brigida di Svezia, Chiara d’Assisi, Rita da Cascia, Margherita Maria Alacoque, Veronica Giuliani, Caterina Zoe Labourè, Bernadette Soubirous, Maria Faustina Kowalska.

38. Ricordiamo Luigi IX di Francia, Monica di Tagaste, Elisabetta di Ungheria, sempre scelti nelle Litanie. Ricordiamo pure Domenico Savio e Giuseppe Moscati.

39. Per la Beatificazione è necessario che il candidato interceda presso Dio per ottenere un miracolo a chi lo ha invocato. Un successivo miracolo comporta la Canonizzazione. Il candidato deve essere stato riconosciuto preventivamente come modello eroico di virtù, ossia Venerabile, come diremo. La Causa di Canonizzazione inizia, su richiesta del Vescovo, presso il Pontefice, per persone morte in fama di santità, i cosiddetti Servi di Dio (p. es. Felice Canelli, Giovanni Paolo I, Giovanni Battista Tornatore, Paolo VI, Giuseppe e Raffaella Cimatti, Marie Marthe Chambon, Santina Scribano, Matteo da Agnone). Anticamente la Canonizzazione scaturiva dal culto popolare, sancito generalmente dalla morte per martirio, poi dallo stato di Confessore, indi dalla vita verginale e monastica. Poi toccò ai Vescovi decretarla. Furono perciò istituite le Cause. Alla fine tale prassi fu riservata al Papato, per evitare abusi. In essa il compimento di miracoli è sempre stato fondamentale.

40. Devotamente ricordo tra i Beati i papi Vittore III, Urbano II, Gelasio II, Eugenio III, Gregorio X, Innocenzo V, Benedetto XI, Urbano V, Innocenzo XI, Pio IX, Giovanni XXIII; il vescovo confessore Aloijsius Stepinac; il sacerdote martire Jertzy Popieluszko; il sacerdote Edoardo Poppe; le religiose Maria de Matthias, Rosa Gattorno e Teresa di Calcutta; i laici Bartolo Longo, Nunzio Sulprizio, Piergiorgio Frassati, Giacinta e Francesco Marto di Fatima.

41. Tra essi menzioniamo i papi Pio XII e Giovanni Paolo II; il sacerdote Leone Dehon; i religiosi Cirillo da Praga e Bartolomeo da Saluzzo.

42. Il numero ufficiale dei Santi e dei Beati sembra superi le ventiduemila unità. Quelli commemorati nel Calendario Universale della Chiesa, ossia festeggiati in tutto il mondo, era di centocinquantuno, quando fu modificato da Paolo VI.

43. Siamo nel luglio del 29, presso Cesarea di Filippo, a NE del Lago di Genesareth.

44. Pietro era sposato e aveva almeno una figlia. Nativo di Bethsaida, discepolo di Giovanni Battista, seguì Gesù che lo chiamò lungo le rive del Lago di Genesareth, dopo il fratello Andrea. La famiglia lo seguì nella missione, anche dopo la Morte e Resurrezione di Cristo.

45. Mc 8, 31-33.

46. A lui per esempio Gesù spiega che non era tenuto a pagare il tributo al Tempio in quanto Figlio di Dio, ma lo manda a pescare il pesce nella cui bocca troverà la moneta da versare nel tesoro per tutti e due. A Pietro Gesù dà delucidazioni sulla fine del Mondo nel Discorso Escatologico del Martedì Santo.

47. Lo attestano i Tre Sinottici.

48. Mt 9, 18-26.

49. Mt 17, 1-8.

50. Questo è narrato in tutti e tre i Sinottici.

51. La cronaca è in tutti i Vangeli. Marco ci dice che Pietro rinnegò due volte Gesù. Luca ci dice dello scambio di sguardi. Giovanni ci spiega come entrò nella casa di Caifa, prima ancora che Gesù arrivasse.

52. Gv 20; Lc 24, 12.

53. Lc 24, 34; 1 Cor 15, 5.

54. Gv 21.

55. At 1, 1-26.

56. At 2, 1-40.

57. At 3, 1-10.

58. At 5, 1-11.

59. At 8, 9-25.

60. At 10, 9-48.

61. Gal 2, 7.

62. Gal 1, 18. Il dissidio tra i due testimoniato nella Lettera e accaduto ad Antiochia fu solo pastorale ed è narrato con gran rispetto per Pietro; né si può dedurre dal contesto che Paolo avesse per forza ragione.

63. At 4, 1-22.

64. At 12, 1-17.

65. In altro luogo. E’ la locuzione che Ezechiele adopera per parlare di Babilonia, che è a sua volta il crittogramma di Roma. Gli At citano così Ezechiele. La prudenza di Luca nell’omettere il nome della Città è dettata dal timore dell’autorità imperiale.

66. 1 Pt 5,13.

67. Siamo nel 42 o anche prima. La notizia è di Papia e di Girolamo.

68. Nel 44, alla morte di Agrippa.

69. Non più tardi del 48.

70. At 15, 7-11.

71. Gal 2, 11-14.

72. 1 Cor 1, 12. 1Pt 1,1.

73. Nel 57. Di quest’ultima fase storica della vita di Pietro attesta la Tradizione.

74. 1 Pt 5, 13.

75. Se la Prima Lettera è universalmente attribuita a Pietro, alcune perplessità suscita la Seconda che però con la sua struttura richiama la Prima. Peraltro un suo frammento, anteriore al 67, si sarebbe conservato nella Grotta 7 di Qumran e perciò proverebbe anche paleograficamente ciò che tutti gli scrittori ecclesiastici antichi avevano insegnato, e cioè che la Lettera è autentica. Le differenze di stile tra le due missive si devono ai segretari di cui Pietro si serviva in tempi differenti.

76. La notizia è adombrata nell’Apocalisse (11, 1-13) in modo prudente. Giovanni infatti biasima il potere imperiale in modo assai forte e non può menzionarlo esplicitamente, né nominarne le vittime, chiamate i Due Testimoni. Clemente Romano, Ignazio di Antiochia e Ireneo di Lione attestano che Pietro visse e morì martire a Roma. Lo stesso fanno Eusebio di Cesarea e Tertulliano. La data è tra il 67 e il 68. L’episcopato di Pietro a Roma sarebbe dunque durato 25-26 anni, e il suo Papato 37-38.

77. Lattanzio, Origene, Eusebio danno questa notizia.

78. La parola “Papa”, che significa padre, è usata dai cattolici solo per il Vescovo di Roma. Ma nelle Chiese d’Oriente è titolo spettante anche ai Patriarchi più antichi (come quello di Alessandria d’Egitto).

80. La sepoltura di Pietro a Roma è assolutamente certa. L’altare centrale della Basilica fu costruito da Clemente VIII (1592-1605) sopra la Memoria dell’Apostolo. Il Venerabile Giovanni Paolo II (1978-2005) ha rimesso in comunicazione la Confessione con la Tomba di Pietro. Sotto l’altare clementino vi è quello di Callisto II (1119-1124), che a sua volta sormonta quello di Gregorio Magno (590-604). Proseguendo, s’incontra il monumento quadrangolare di marmo bianco e porfido rosso voluto da Costantino nel 312, al livello di 0,20 m., quello della Basilica da lui voluta. Tra i suoi muri racchiude una costruzione ancora più remota: un’edicola su base rettangolare di otto metri per quattro, il “Campo P”, circondato da stanze funerarie del 130-150, nel sito di una vasta necropoli del II – III sec., che ingloba una serie di luoghi funerari ancora più antichi. Sul lato ovest sorge il “Muro Rosso”, del 146-161. Due nicchie sovrapposte sono scavate nel Muro, in cui sporge una lastra di travertino con due colonnine di marmo bianco; nel selciato un’apertura chiusa da una lastra, con un nascondiglio rivestito di marmo, che aveva contenuto le spoglie di Pietro. E’ questo il Trofeo descritto da Gaio nel 160, il monumento che descrive il trionfo del martirio. Edificato con difficoltà in quel punto preciso, aveva ragion d’essere perché lì era tumulato Pietro. Il “Muro G”, posteriore al Rosso, ma anteriore al Monumento costantiniano, contenente un loculo di 77 cm per 29 per 31 rivestito di marmo greco, aveva poi ospitato i resti dell’Apostolo per evitare profanazioni. Il complesso corrisponde a una tomba povera, detta “Theta”, assieme ad altre tre posizionate nei pressi del sepolcro petrino, e risalente agli anni 69-79, quelli di Vespasiano, che salì al trono un anno dopo la morte di Pietro. A partire dalla prima metà del III sec., una elegante tomba cristiana della Gens Iulia fu costruita per onorare la vicina sepoltura del Pescatore. Gli scavi sono stati condotti tra il 1939 e il 1949 e poi tra il 1953 e il 1958. Nel 1963 le ossa rinvenute dal loculo del Muro G furono riconosciute, in seguito ad accertamenti scientifici, come quelle di un uomo di sessanta-settanta anni, robusto, frammiste a stoffa tinta di porpora e a oro, nonché a terra del luogo. Con esse c’era un frammento con l’iscrizione greca: Pietro è qui dentro. Oggi la tomba è visibile ai pellegrini per i lavori ordinati da Papa Woityla. In quanto alle ossa di Paolo, sono state identificate con quelle rinvenute sotto l’Altare della Confessione della Basilica di San Paolo Fuori le Mura, nel 2008. Sebbene Paolo non abbia avuto il Primato, nei primi secoli fu considerato anche lui vescovo di Roma, per cui i Papi furono reputati anche suoi successori, con un titolo che andrebbe riproposto perché giuridicamente valido e unico nel mondo.

81. I titoli completi di un Papa – la maggior parte dei quali già sono stati citati – sono i seguenti: Vescovo di Roma [o Pontefice Romano], Successore di San Pietro, Successore del Principe degli Apostoli, Vicario di Nostro Signore Gesù Cristo in Terra, Arcivescovo e Metropolita della Provincia Romana, Primate d’Italia, Patriarca dell’Occidente [oggi abbandonato da S.S.Benedetto XVI], Capo del Sacro Collegio Episcopale, Vescovo dei Vescovi, Vescovo Universale, Pastore Supremo della Santa Chiesa Universale, Pastore Universale della Santa Chiesa Cattolica, Sovrano e Sommo Pontefice [o Pontefice Massimo] della Santa Chiesa Universale, Capo Visibile della Santa Chiesa Cattolica, Rettore del Mondo, Servo dei Servi di Dio. Egli porta inoltre il titolo di Sovrano, oggi dello Stato della Città del Vaticano.

82. Papa san Clemente I (91-101), padre della Chiesa e martire sotto Traiano, redasse una Lettera ai Corinzi che ammoniva quei cristiani a comporre le loro dispute, dando istruzioni in merito. Probabilmente la Lettera, datata al 96, è più antica (69-70), per cui sarebbe stata composta da Clemente, allora presbitero, su mandato di papa Lino.

83. Tutti i Papi dei primi tre secoli furono martiri, con qualche eccezione. San Telesforo (125-136) condannò gli Gnostici, san Pio I (142-155) i Marcioniti, san Sotero (166-174) i Montanisti, san Vittore I (189-198) i Quartodecimani, gli Gnostici e gli Adozionisti, san Zefirino (198-217) i Modalisti, come san Callisto I (217-222), che riprovò anche i Rigoristi, san Cornelio (251-253) i Novazianisti, santo Stefano I (254-257) sostenne la validità del Battesimo degli Eretici e la necessità di perdonare i lapsi in persecuzione, san Dionigi (260-268) risolse la disputa trinitaria in Egitto.

84. Col summenzionato papa Vittore I, martire sotto Settimio Severo. I Papi martiri Stefano I e Fabiano furono i più grandi Papi di quei secoli.

85. I Concili Ecumenici (di Nicea, di Costantinopoli, di Efeso, di Calcedonia, rispettivamente nel 325, 381, 431, 451) furono convocati dagli Imperatori e ratificati dai papi san Silvestro I (314-335), san Damaso I (366-384), san Celestino I (422-432) e san Leone Magno (440-461). Questi ultimi prepararono i deliberati, e il decreto di Calcedonia riprende il Tomo a Flaviano di Leone Magno. I maggiori Pontefici, protagonisti dell’accentramento e delle dispute giuridico-teologiche, furono i SS. Giulio I (337-352), Siricio (384-399), Anastasio I (399-401), Innocenzo I (401-417), Felice III (483-492), Gelasio I (492-496), Ormisda (514-523), Agapito I (535-536), nonché Giovanni II (533-534).

86. Gli Imperatori Costantino I, Teodosio I, Giustiniano I, Foca,Costantino IV confermarono anche ai sensi della legge civile il Primato di Pietro.

87. La concezione per cui il rango di una Chiesa dipendesse da quello civile della città dove aveva sede fece si che la Chiesa di Costantinopoli, capitale dell’Impero, facesse resistenza ad una completa soggezione a Roma. Le Chiese barbariche, considerate associate all’ecumene romano, svilupparono una costituzione autonoma, sinodale, ai margini del Patriarcato Romano, cui pure spettava il dominio pieno su di esse. Ma la cristianizzazione dei Barbari dipese quasi sempre da una iniziativa papale.

88. Giustiniano costrinse papa Vigilio (537-555) a ratificare la condanna dei Tre Capitoli fulminata dal II Concilio di Costantinopoli da lui convocato (535). La condanna, mai sconfessata dal Papa, fu recepita come valida dai suoi Successori e attesta quanta importanza avesse per l’Imperatore il consenso del Vescovo di Roma.

89. San Martino I (649-653) diede la vita per non aderire al monoteletismo, condannato dai Predecessori e poi, definitivamente, dal III Concilio di Costantinopoli, approvato dai SS. Agatone (678-681) e Leone II (681-683); san Sergio I (687-701) si oppose alle determinazioni antilatine del II Concilio Trullano a rischio della vita; Costantino I (707-708) convinse Giustiniano II ad accettare solo i canoni trullani che non contrastavano la tradizione romana; san Gregorio II (715-731) e san Gregorio III (731-741) combatterono risolutamente l’iconoclastia, il primo anche in spregio della vita.

90. Stefano II (752-756) fondò lo Stato Pontificio. San Leone III (795-816) incoronò Carlo Magno.

91. Grandi protagonisti di questa impresa furono san Leone IV (847-855), san Niccolò I il Grande (858-867), Giovanni VIII (872-882).

92. Il consenso papale rimase fondamentale in campo di dottrina. I Concili II Niceno e IV Costantinopolitano (787; 869-870) furono approvati da Adriano I e Adriano II (867-872). Le fazioni ecclesiastiche in lotta a Bisanzio chiesero sempre l’appoggio papale, ma non permisero mai che la giurisdizione ordinaria passasse a Roma, né questo era possibile. Ma la fede nel Primato giurisdizionale fu incrinata dai contrasti politici fomentati dai Patriarchi come Fozio e Cerulario, e solo nei secoli, per reciproche colpe, andò perduta.

93. E’ il Secolo Oscuro. Ma ancora il Papato è interpellato da Oriente e Occidente per varie questioni.

94. Giovanni XII (955-963) incoronò Ottone il Grande.

95. L’iniziatore della prima fu il santo papa lorenese Leone IX (1049-1054). Altri illustri esponenti furono Niccolò II e Alessandro II (1061-1073). La seconda prende il nome dal suo capofila, il grande san Gregorio VII (1074-1085). Illustri continuatori furono il Beato Urbano II (1088-1099), Callisto II (1119-1124), Innocenzo II (1130-1143), il Beato Eugenio III (1143-1154). I Concili Lateranensi I e II (1123 e 1138) furono le due più grandi assisi riformatrici dell’epoca. Primi Ecumenici convocati dal Papa, i due Sinodi rispettivamente chiusero la Lotta per le Investiture e lo Scisma del 1130, rinsaldando la consapevolezza della Chiesa di essere un Corpo Mistico che spontaneamente aveva scelto il suo vero Papa.

96. La rottura data al 1054. Ma più volte furono chiuse delle Riunificazioni (1095; 1147; 1187; 1204; 1275 al II Concilio di Lione, 1439 al Concilio di Firenze) che naufragarono per reciproche colpe.

97. I grandi canonisti furono senz’altro Alessandro III (1159-1181), che trionfò su Federico Barbarossa e tenne il III Concilio Lateranense nel 1179; Innocenzo III (1198-1216), che dominò il mondo cristiano, riformò i costumi e combattè l’eresia, sconfisse Ottone IV e tenne il IV Concilio Lateranense (1215); Gregorio IX (1227-1241), che combattè valorosamente Federico II e gli Eretici, mentre sostenne la Riforma e promulgò il Corpus Iuris Canonici; Innocenzo IV (1243-1254), che sconfisse Federico II e tenne il II Concilio di Lione (1245); Bonifacio VIII (1294-1303).

98. Nei secoli XII-XIII praticamente tutti i Papi diedero un contributo alla centralizzazione monarchica o se ne servirono per compiere grandi imprese. Oltre ai summenzionati, cito anche Adriano IV (1154-1159), Onorio III (1216-1227) Clemente IV (1265-1268), Niccolò III (1277-1280). Il concetto evangelico del granellino di senape che diventa un albero enorme trova qui la sua piena attuazione.

99. I Papi avignonesi furono tutti benemeriti dell’accentramento monarchico. Clemente V (1305-1314), che pure subì tante umiliazioni da Filippo il Bello, fu un grande canonista e tenne il Concilio di Vienne (1311); Giovanni XXII (1316-1334) fu anch’egli un papa legislatore. L’unico riformatore religioso fu il beato Benedetto XII (1334-1342).

100. Fu il Concilio di Costanza (1414-1417), che si eresse a suprema istanza in quanto non si poteva trovare un Papa accettato da tutti. Ma esso non definì la supremazia assoluta del Sinodo sul Papa. Il nuovo pontefice, Martino V (1417-1431), non volle convocare facilmente nuovi Sinodi per timore di una radicalizzazione delle posizioni dette concili ariste. Tralasciò, come del resto i Successori, la Riforma che solo un Concilio poteva fare.

101. Trionfo del Concilio di Firenze e di papa Eugenio IV (1431-1447) sul Concilio ribelle di Basilea.

102. Il periodo tra il XV e il XVI sec. è forse il peggiore della storia ecclesiastica e, accanto al Secolo Oscuro, il più corrotto e violento di quella del Papato. Il Concilio Lateranense V (1511-1516) voluto da Giulio II (1503-1513) non servì a nulla. Nel Rinascimento, solo Adriano IV (1522-1523) comprese la gravità della situazione della Chiesa, ma potè fare poco.

103. Papa Leone X (1513-1521) condannò, ma non potè arginare, Lutero.

104. L’acme della Riforma e della Controriforma fu il Concilio Ecumenico di Trento (1545-1562), tenuto sotto Paolo III (1534-1549), Giulio III (1550-1555), Pio IV (1560-1565). I Papi più impegnati nella Controriforma furono Pio IV, san Pio V (1565-1572), che promulgò il Messale emendato, Gregorio XIII (1572-1585), Sisto V (1585-1590), Clemente VIII (1592-1605).

105. I Papi Innocenzo X (1644-1655), Clemente IX (1667-1669), Clemente XI (1700-1721) condannarono il Giansenismo; il beato Innocenzo XI (1676-1689) condannò il Quietismo e il Gallicanesimo, oltre che il lassismo morale; contro di questo si eresse pure Alessandro VIII (1689-1691). Altre sentenze furono emesse da Innocenzo XII (1689-1700). Clemente XI (1730-1740) condannò per primo la Massoneria; Clemente XIII (1758-1769) gli errori dei Lumi.

106. Lo Staatkirchentuum non fu mai imposto completamente, e conseguenzialmente le condanne del febronianesimo di Clemente XIII, del Gallicanesimo di Innocenzo XI e del Giuseppinismo di Pio VI (1775-1799) furono in parte bypassate dagli oppositori.

107. Pio VI, che condannò i suoi errori, fu deportato e morì in esilio. Dopo un temporaneo accordo, anche Pio VII (1800-1823) fu arrestato da Napoleone e poi liberato nel 1814.

108. Fu il trionfo dell’Ultramontanismo, erede del Curialismo medievale. Il Papato tra l’altro esercitò un energico magistero di condanna contro gli errori filosofici, politici, religiosi e sociali del secolo (liberalismo, socialismo, comunismo, idealismo, irrazionalismo, positivismo, società bibliche, massoneria e sette segrete, ecc.) con lo stesso Pio VI, con Leone XII (1823-1829), Gregorio XVI (1831-1846), il beato Pio IX (1846-1878). Questi fu il primo Papa a definire un dogma, l’Immacolata Concezione, senza Concilio Ecumenico.

109. Si può parlare senza timori apologetici di una età aurea del Papato nel difficile secolo XX. Leone XIII (1878-1903), pur ribadendo le condanne dei Predecessori, creò le basi per la riconciliazione della Chiesa col mondo moderno e contemporaneo, diede impulso alle missioni e alla vita spirituale in tutte le sue forme. San Pio X (1903-1914) schiacciò il Modernismo e avviò una completa riforma religiosa. Benedetto XV (1914-1922) promosse l’impegno umanitario della Chiesa nella Prima Guerra Mondiale e nel I Dopoguerra, agendo in tutti i campi con moderazione e zelo. Promulgò il Codice di Diritto Canonico che sostituì il Corpus di Gregorio IX, sviluppando l’iniziativa di Pio X. Pio XI (1922-1939) condannò energicamente Comunismo, Fascismo e Nazismo, continuò la linea spirituale dei Predecessori, cercò di garantire la sicurezza della Chiesa in tutte le nazioni con la politica dei Concordati. Il ven. Pio XII (1939-1958) resse la Chiesa con prudenza e fermezza durante la II Guerra Mondiale e la Guerra Fredda. Condannò Nazismo e Comunismo coi suoi orrori, protesse la civiltà cristiana, tenne un magistero di altissimo livello intellettuale. Fu il secondo Papa a definire un dogma, l’Assunzione della Vergine, senza il Concilio Ecumenico.

110. La violenza lambì il Papato, con minacce anche fisiche e progetti di assassinio o deportazione nazifascista di Pio XII e con l’attentato del 1981 al ven. Giovanni Paolo II (1978-2005).

111. E’ lo Stato della Città del Vaticano, nato col Trattato contenuto nei Patti Lateranensi di Pio XI con l’Italia.

112. Tenuto dal 1962 al 1965, il Concilio fu voluto dal beato Giovanni XXIII (1958-1963) e concluso da Paolo VI (1963-1978) che lo applicò, realizzando le più ampie riforme della storia della Chiesa. L’opera fu continuata da Giovanni Paolo II, col nuovo Codice di Diritto Canonico e il Catechismo Universale. Condannò gli errori politici del secolo e sistemi etici erronei. Sua Santità Benedetto XVI (eletto il 19 aprile 2005) si sta concentrando sulla moralizzazione del clero, assai colpito da piaghe sessuali in passato non ben combattute, e sulla disciplina liturgica e canonica. Ha condannato più volte il Relativismo.

113. Il simbolo di ciò è il prestigio universale di papa Giovanni Paolo II, che tenne un altissimo magistero, viaggiò in tutto il mondo laddove mai alcun Pontefice era stato, promosse il rinnovamento di ogni forma di vita religiosa, aumentò lo sforzo missionario, seppe adattare benissimo la monarchia papale alla moderna globalizzazione dei media, promosse il movimento ecumenico dichiarando di essere disposto a riconoscere le autonomie delle altre Chiese cristiane in caso di riunione, favorì il dialogo interreligioso. Egli sviluppò le linee di governo di Paolo VI e le ha tramandate a S.S.Benedetto XVI.

114. Ossia di papa Giovanni Paolo II.

115. Reiteratamente stigmatizzato nel suo laicismo edonista e relativista, nochè nel suo indifferentismo, da S.S. Benedetto XVI.

116. Essi sono esercitati o a voce o per iscritto. Le tipologie dei documenti papali sono le seguenti: Bolle [tra le più antiche, per prescrizioni di svariatissima natura, anche per la definizione dei dogmi], Motu Propri [emanati senza consultarsi con nessuno], Brevi [per affari minori], Chirografi, Rescritti [concepiti come risposte a quesiti], Lettere Decretali [aventi forza di legge], Encicliche [Lettere, se trattanti argomenti, Epistole, se concernenti persone], Lettere e Epistole Apostoliche [rispettivamente su argomenti o persone ma meno solenni delle Encicliche], Esortazioni Apostoliche, Costituzioni Apostoliche [normative nel proprio ambito], Lettere ed Epistole. Oralmente il Papa pronunzia Allocuzioni – alla Curia e ai Cardinali – Discorsi, Radio e Video Messaggi [diffusi anche a mezzo internet], Omelie e Sermoni. Spesso di recente scrive anche libri, a titolo personale.

117. In Terra non vi è nessuno più unito al mistero dell’Ipostasi di Cristo del Papa regnante. Dopo di lui il Collegio Episcopale, ma preso nel suo complesso e sempre cum Petro e sub Petro. Il Papato cesserà quando Cristo stesso guiderà visibilmente la Chiesa, riunita in Cielo. Ma il Potere delle Chiavi non svanirà, tornerà alla sua fonte.

118. Infatti durante la Sede Vacante il potere è retto simbolicamente dai Cardinali, che non possono fare niente, esattamente come i sacerdoti di qualunque diocesi senza il suo Vescovo. Il reggente dell’interregno è il Cardinal Camerlengo, che sovrintende alle riunioni preparatorie del Conclave assieme al Decano del Sacro Collegio. Anche i vari funzionari della Curia decadono, con pochissime eccezioni, dettate dalla necessità pastorale.

119. Si diceva al Papa quando cingeva la Tiara: Ricevi la Tiara ornata di tre Corone e ricorda che tu sei Padre, Principe e Re, il Rettore del Mondo e il Vicario di Gesù Cristo.

120. Questo era assai evidente con le Monarchie in età di ierocrazia. Oggi tale funzione si concepisce con difficoltà perché sono i popoli e non i singoli ad essere sovrani. Rimane tuttavia saldo il principio della Potestas Directa vel Indirecta in temporalibus, di cui ho già parlato, e che dev’essere esercitata soprattutto dal Pontefice Romano.

121. Per questi e altri ribelli valgono le sanzioni canoniche, di cui le più importanti sono la scomunica – che espelle dalla Chiesa privando della Grazia di Dio – e l’interdetto – che vieta le celebrazioni liturgiche per un luogo o una persona. Le sanzioni temporali, un tempo inferte in virtù della potestà coattiva materiale, non sono più inflitte perché la Chiesa non la esercita più.

122. La Curia, nata come struttura sganciata dall’amministrazione locale di Roma nell’XI sec., è stata riformata più volte. Ai sensi della Costituzione Apostolica Pastor Bonus del ven. Giovanni Paolo II (1988), essa è così strutturata: comprende la Segreteria di Stato, le Sacre Congregazioni, i Pontifici Consigli, i Tribunali, gli Uffici, gli Organismi e, come enti collegati, gli Istituti. La Segreteria di Stato è retta dal Cardinale Segretario di Stato e collabora più da vicino col Papa; è divisa in una Sezione Ordinaria – che tratta tutti gli affari non riservati ad uno specifico dicastero ed è retta dal Sostituto; da essa dipendono il Bollettino Ufficiale della Santa Sede (gli Acta Apostolicae Sedis), e l’ufficio per le Pubbliche Relazioni, detto Sala Stampa, nonché l’Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa – e in una Straordinaria – che cura le relazioni con gli Stati, che è retta da un Segretario e presso cui è costituito il Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa, il cui Prefetto è il Segretario di Stato; da essa dipendono i Nunzi, i Delegati e gli Internunzi Apostolici, nonché gli Osservatori e i Legati Apostolici con funzioni diplomatiche. Questi presiede anche il Consiglio di Cardinali per lo studio dei problemi economici e organizzativi della Santa Sede. Le Sacre Congregazioni, formate da Cardinali Padri e Vescovi membri, rette da un Cardinal Prefetto e da un Segretario, hanno competenze indicate dai loro nomi: Per la dottrina della Fede [presso cui sono costituite la Pontificia Commissione Biblica e la Commissione Teologica Internazionale], Per l’Evangelizzazione dei Popoli, Per le Chiese Orientali, Per i Vescovi [presso cui è costituita la Pontificia Commissione per l’America Latina], Per il Clero [presso cui è costituita la Pontificia Commissione per la conservazione e la tutela del Patrimonio artistico e storico], Per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Per i Seminari e gli Istituti di Studi, Per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Per le Cause dei Santi. I Pontifici Consigli, retti da un Presidente Cardinale o Arcivescovo, aiutato da un Segretario, formati da un certo numero di membri Cardinali o Vescovi, hanno anch’essi nomi parlanti per le loro competenze: Per la Giustizia e la Pace, Cor Unum [che svolge funzioni socio-caritative concrete in tandem con il primo avendo in comune il Presidente], Per i Laici, Per l’Unità dei Cristiani [presso cui è costituita la Commissione per gli Ebrei], Per il Dialogo interreligioso [presso cui è costituita la Commissione per i Musulmani], Per i Non Credenti, Per l’interpretazione dei Testi Legislativi, Per la Pastorale degli Operatori Sanitari, Per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti, Per la Famiglia, Per le Comunicazioni Sociali, Per la Cultura. I Tribunali sono tre: il Supremo Tribunale della Santa Segnatura Apostolica [retto da un Prefetto, che funge da Corte Suprema], la Sacra Rota Romana [che funge da tribunale d’appello ed è retta dal Decano del Collegio dei suoi giudici, gli Uditori], la Santa Penitenzieria Apostolica [per il foro interno, retto dal Penitenziere Maggiore]. Gli Uffici sono: della Camera Apostolica [retta dal Camerlengo di S.R.C. e un tempo funzionante come ministero delle Finanze e oggi attivo soprattutto durante la Sede Vacante], dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, della Prefettura degli Affari Economici [il primo è una specie di ministero del Tesoro, la seconda una sorta di Corte dei Conti e di ministero del Bilancio; entrambi hanno un Presidente Cardinale]. Gli Organismi sono la Prefettura della Casa Pontificia [che è governata dal Prefetto e che regge quella che era un tempo la Corte papale, oggi Famiglia Pontificia, divisa in Ecclesiastica e Laica, in cui la vecchia Aristocrazia dei Patrizi Romani ha ormai un ruolo ridotto], l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice [che è retta dal Maestro delle Cerimonie e organizza le funzioni celebrate dal Papa, comprese le solenni Cappelle Papali], l’Elemosineria Apostolica [che è governata dal Grande Elemosiniere Apostolico e che compie la carità materiale e spirituale a nome personale del Papa]. Gli Istituti sono l’Archivio Segreto Vaticano, la Biblioteca Apostolica Vaticana [retti da un Cardinale che è ad un tempo Bibliotecario e Archivista di S.R.C.], la Reverenda Fabbrica di San Pietro [che amministra la Basilica del Principe degli Apostoli], le Accademie Pontificie, l’Istituto Opere di Religione [la fiduciaria che amministra i beni mobili affidatele]. In posizione subordinata ad altri dicasteri vi sono le amministrazioni palatine della Tipografia Poliglotta Vaticana, della Libreria Editrice Vaticana, la Radio Vaticana, l’Osservatore Romano, il Centro Televisivo Vaticano. Esistono inoltre le Pontificie Commissioni, prive di una giurisdizione e provvisorie: la Disciplinare per la Curia Romana, Centrale per l’Arte Sacra, Per l’Archeologia Sacra, Per gli Archivi Ecclesiastici in Italia, Ecclesia Dei [per il rientro nella Chiesa della Fraternità San Pio X], nonché quella Per lo Stato della Città del Vaticano [che governa il dominio temporale del Papa]; i Pontifici Comitati: di Scienze Storiche, Per i Congressi Eucaristici Internazionali; la Commissione Cardinalizia per i Pontifici Santuari di Pompei, Loreto e Bari. Ognuna di esse ha il suo Presidente, un Segretario e un certo numero di membri. La prestazione del lavoro nella Curia è gestita dall’Ufficio Centrale del Lavoro della Sede Apostolica. Presso la Curia e i suoi Tribunali sono accreditati gli Avvocati, ascritti all’apposito Albo.

123. E’ il concetto proprio dei rappresentanti pontifici, i Legati Apostolici, un tempo detti a latere, ossia usciti dal fianco del Pontefice.

124. Ciò vale soprattutto per i Cardinali, ossia per il clero della Chiesa primaziale di Roma, che esistono solo in ragione del Papato e che infatti non sono una istituzione di diritto divino. Essi mantengono fino ad ottanta anni il diritto di eleggere il Papa. Il numero degli elettori è fissato a centoventi. Coloro che hanno più di questa età non hanno limiti di numero. Le citate riunioni dei Cardinali, i Concistori, possono essere pubblici, semipubblici e privati; in alcuni casi deliberanti. I Cardinali possono presiedere solenni funzioni liturgiche dette Cappelle Cardinalizie.

125. Ciò avviene essenzialmente attraverso il Cardinale Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma, coadiuvato dal Vice Gerente, dagli uffici del Vicariato e da un congruo numero di Vescovi Ausiliari. Per lo Stato della Città del Vaticano c’è un Vicario Generale separato.

126. Da cinquant’anni l’Udienza Generale, aperta a tutti, si tiene il mercoledì.

127. In questa maniera, ai pellegrinaggi dei fedeli presso Pietro e il Papa, si affiancano quelli del Papa alle Chiese locali.

128. Tramite le istituzioni proprie dello Stato della Città del Vaticano: il Governatorato e la Consulta di Stato, sotto l’egida della citata Pontificia Commissione per lo S.C.V.


Theorèin - Giugno 2010