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A cura di: Vito Sibilio
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FAMULI DEI
Elementi di teologia angelica

“Vedi l’Eccelso omai e la larghezza
De l’Etterno Valor, poscia che tanti
Speculi fatti s’ha in che si spezza,
Uno manendo in Sé come davanti

(Dante)

La forma più alta di vita che noi conosciamo non è la nostra, ma quella degli Spiriti Celesti (1). La Sacra Scrittura e la Tradizione ci attesta che Dio ha creato questi esseri meravigliosi, stupendi, misteriosi. La loro storia si intreccia con quella di noi umani. Quella che segue è una breve trattazione sulla loro natura, le loro competenze, la loro complessa e drammatica storia.

LA NATURA ANGELICA

Ogni essere creato del cosmo da noi conosciuto è composto, secondo l’interpretazione tomistico-aristotelica, di forma e materia. Questo composto, in greco sinolo, è ciò che si definisce, da un punto di vista ontologico, sostanza: essa è la natura propria di ogni cosa, oltre la mutevolezza delle caratteristiche accidentali. Per esempio l’uomo è sempre tale, sia quando è embrione, che quando è feto o bambino o giovane o adulto e così via. Lo stesso dicasi di un qualsiasi animale o di qualsivoglia pianta, considerati nel loro sviluppo. L’esempio vale anche per gli esseri inanimati, il cui sviluppo coincide con le ere geologiche (minerali) o addirittura con i cicli astrali (pianeti, stelle) e cosmici. Naturalmente, ogni sostanza è sempre e solo se stessa, individualmente, altrimenti non vi sarebbe distinzione tra uomo e uomo, tra pianta e pianta, tra animale e animale. La materia è ovviamente ciò di cui la sostanza è concretamente fatta; la forma è la struttura che tale materia assume. E’ evidente che la materia è potenzialmente atta a costituire più sostanze, mentre solo la forma rende ogni ente ciò che è individualmente. Per esempio, tutte le forme di vita conosciute sono basate sul carbonio, ma che differenza nei modi in cui esso si organizza nelle varie forme di vita, dal vegetale all’uomo! Ciò che fa la differenza è appunto l’elemento formale, che dispone quello materiale nel modo precipuo dell’ente che si viene a formare, conforme al modello ideale contenuto nella mente del Creatore. Tale connubio implica che ogni forma sia ad un tempo l’elemento che struttura la materia (2), quello che distingue materia da materia (3), quello che scevra genere da genere, specie da specie (4) e, infine, quello che separa individuo da individuo (5). Così, ad esempio, la forma del singolo uomo è tale da distinguere la sua materia organica dall’inorganica, ma anche dal farlo afferire al mondo animale, nonché dal catalogarlo tra i vertebrati e poi tra i mammiferi, dall’inserirlo nei primati, dal collocarlo infine nella specie umana, col genere sessuato corrispondente e con le caratteristiche sue proprie come individuo. Nella forma dunque si ricapitola tutto l’ordinamento del mondo inferiore all’ente considerato e si determina tutto ciò che lo distingue dai suoi simili. Nell’uomo, la forma è l’anima, in cui abbiamo la vita vegetativa, sensitiva e intellettiva (6).

Ma oltre questo mondo sensibile, in cui le sostanze sono tutte composte, vi è un mondo sovrasensibile, svincolato dalle leggi generalissime dell’universo come noi lo conosciamo, oltre le sue frontiere di spazio-tempo e di energia convertibile in materia. E’ il mondo in cui le sostanze sono semplici, ossia hanno solo forme, e quindi sono solo razionali, sia perché intellegibili – per chi le ha fatte e tra loro – sia perché intelligenti – in quanto vive : è il mondo degli Angeli. Esso, in quanto immateriale, è anche immortale e incorruttibile.

Tali creature sono le più alte che Dio ha voluto. La loro natura è immortale, come dicevamo, ma anche dotata di alcune caratteristiche fondamentali che la rendono profondamente diversa dalla nostra. Innanzitutto ha una volontà immutabile, in quanto essa non dipende dai sensi e dalle loro instabili percezioni, ma vuole una cosa per quella che è, per cui, una volta voluta, non smette mai di volerla; indi ha un’intelligenza separata da ogni percezione, quindi non bisognosa di astrazioni e conseguenzialmente capace di cogliere l’essenza logica e ontologica di ogni cosa alla sua portata; poi ha un sentimento stabile, conforme a ciò che è conosciuto e voluto, mai volubile; inoltre non è vincolata da leggi spaziali e può muoversi ovunque con assoluta rapidità e immediatezza; infine non occupa luoghi, in quanto, pur essendo anch’essa limitata rispetto all’Immensità Divina, non è materiale e quindi non sta da nessuna parte, perché Dio l’ha creata fuori di ogni spazio. In virtù della saldezza di volontà e sentimento, nonché della sua aspazialità, la natura angelica ha un tempo completamente diverso dal nostro: esso ha avuto inizio, ma non avrà mai fine.

Tale natura angelica è propria di una miriade incalcolabile di esseri celesti o puri Spiriti, disposti in un ordine gerarchico di perfezioni sempre maggiori, di essenze sempre più concettualmente estese, di volontà sempre più forti, di intelligenze sempre più profonde, di sentimenti sempre più ardenti. Tra loro non vi sono differenze accidentali ma solo sostanziali: non esiste infatti uno spirito che sia uguale all’altro così come gli uomini possono essere simili parzialmente tra loro. Come nel mondo materiale vi è una gerarchia di esseri che sono più o meno partecipi della Perfezione divina, così in quello celeste una scala altissima vede disporsi gli Spiriti in una somiglianza sempre maggiore, ma mai completa, con la Divina Essenza . Come nel mondo la Chiesa è retta da una Gerarchia sacra che rispecchia, per gradi, i voleri divini e li fa eseguire, così il Mondo metafisico è retto da una Gerarchia celeste che governa l’Universo riflettendo ed eseguendo gli stessi voleri (9). Come in terra le conoscenze si riflettono, da una intelligenza all’altra, in una cognizione sempre più perfetta, così in cielo – il luogo metaforico eppure reale dove sono gli Spiriti puri – la Luce Divina si rispecchia in modi più perfetti da un angelo all’altro e ognuno di essi passa a quello inferiore la conoscenza più alta che gli è concessa, come in una serie di lenti che filtrano la Luminosità primaria. In tal maniera, gli Spiriti puri più perfetti esercitano la carità verso i meno perfetti (10). Gli Spiriti, creati da Dio in stato di innocenza originaria, hanno una santità naturale superiore a quella dell’uomo. In seguito alla libera adesione che la maggioranza di loro fece a Dio, Egli li ricolmò della Grazia Santificante, facendo di essi le creature più sante dell’Universo, inferiori oggi solo al Verbo Incarnato, alla Vergine SS. e a San Giuseppe. Essi perciò sono degni della nostra venerazione e li chiamiamo, giustamente, Santi. Gli Spiriti godono di una visione beatifica intuitiva dell’Essenza Divina, per sempre.

La loro natura non potrà mai essere per noi completamente comprensibile. Infatti noi conosciamo gli Spiriti non per cosa sono, ma per cosa fanno, in base al quale hanno nomi diversi e si dispongono in Nove Cori o Ordini, raggruppati in Tre Gerarchie. Essi sono, dal basso verso l’alto: Angeli, Arcangeli, Principati; Potestà, Virtù, Dominazioni; Troni, Cherubini, Serafini. Vediamo di ognuno di essi (11).

Gli Angeli sono i messaggeri di Dio, ossia ricevono da Lui una missione particolare, specie in relazione agli esseri inferiori (12). Numerose volte nella Bibbia la Volontà di Dio è comunicata dall’Angelo del Signore, nel quale opera Dio stesso (13); fu per esempio un anonimo Angelo a dare a San Giuseppe gli ordini divini descritti nel Vangelo di Matteo (14). Una missione particolare ricevono quegli Angeli a cui Dio affida le Anime degli uomini. Essi sono infatti chiamati Angeli Custodi, perché appunto illuminano, custodiscono, reggono e governano il loro protetto, anche se non possono in alcun modo violentarne la volontà, i sentimenti e l’intelligenza. In poche parole ogni grazia che ognuno di noi riceve da Dio passa, strumentalmente, tramite il nostro Angelo, sebbene sia impetrata da altri Santi. Non stupisca questo né lo si intenda in modo banale. Non è che un Angelo, essere superiore, sia al nostro servizio; è invece che a tali creature elevate Dio ha chiesto di compiere l’ufficio di carità verso entità inferiori, appunto come noi. A tale ufficio il nostro Angelo, che prega per noi e si occupa ordinariamente di ogni nostra necessità, si dedica per tutta la nostra vita, se glielo permettiamo assecondandone l’azione. In tal maniera, tramite la mediazione di uno Spirito dell’ultimo Coro dell’ultima Gerarchia, giunge a ognuno di noi il raggio di Luce Divina che la Provvidenza ci ha destinato, così che la natura umana e quella celeste entrano in contatto in una sola connessione gerarchica. L’esistenza dei nostri Custodi è sanzionata solennemente da Gesù stesso, Che la dà per scontata (Mt 18, 10). Per ciò che concerne la loro funzione per la vita spirituale cristiana, tutti gli Angeli possono custodirci nella vita presente e poi ottenerci la Gloria del Cielo.

Gli Arcangeli sono i Capi degli Angeli. Essi svolgono le stesse mansioni angeliche, ma in relazione a persone e cose particolarmente importanti o alla stessa Chiesa Terrestre. In relazione ad essa vegliano sulla Fede e sul Culto. Tra di essi, Sette Spiriti vanno e vengono innanzi al Trono Divino (15), contemplati anche da Giacobbe nel sogno della Scala Celeste, avuto in Betel e descritto nella Genesi (28, 10 ss.). Essi sono coloro ai quali Dio ha affidato le incombenze più importanti in vista della Redenzione dell’Uomo; ancora le conservano, sebbene subordinati al Verbo Incarnato e a Sua Madre. Di tali Sette Spiriti conosciamo per rivelazione solo Tre Nomi: Michele, Gabriele e Raffaele (16). Di Michele, protettore di Israele e della Chiesa, Principe e Arcistratego delle Milizie Celesti, Traghettatore delle Anime da questo mondo all’altro , (17) Guaritore dei Malati, avremo modo di dire. Egli compare più volte nella Bibbia e parlò, tra gli altri, a Giosuè (Gs 5, 2 ss.). Il suo nome ebraico, Micael, significa: Chi è come Dio? Esso indica la sua completa sottomissione al Signore, Che perciò lo ha esaltato su tutti i Cori Angelici. Egli infatti sconfisse satana. L’estensione del suo spirito copre ampiamente l’Universo creato. Gabriele invece portò l’Annuncio dell’Incarnazione del Verbo a Maria SS. – oltre che quello della nascita del Battista. Il suo nome ebraico, Gabriel, vuol dire Forza di Dio. Infatti egli annunzia sempre i portenti più grandiosi del Dio Altissimo (18). Già nell’AT spiegò svariate cose al profeta Daniele. E’ anche venerato come Traghettatore di Anime (19). Raffaele è deuteragonista del Libro di Tobia. Accompagna il suo pupillo in un periglioso viaggio, lo difende, lo libera dai demoni, benedice le sue nozze guidandolo alla sposa, guarisce suo padre dalla cecità. Il suo nome ebraico, Rafael, vuol dire Medicina di Dio. Infatti è oggetto di culto iatrico. In ordine alla nostra vita interiore, tutti gli Arcangeli possono ottenerci di essere perseveranti nella Fede e nelle opere buone.

I Principati sono i Custodi delle Nazioni. Fino a quando il Verbo non si incarnò, essi guidarono i popoli secondo la Provvidenza in una economia provvisoria. Essi pure operano ancora, ma subordinati a Cristo, nel Quale tutti i popoli sono incorporati (20). La loro funzione cesserà alla Fine del Mondo, quando il Cristo Totale non avrà bisogno di alcuna guida intermedia, essendo gli eletti incorporati stabilmente al loro Capo. Per la nostra vita spirituale, tutti i Principati possono ottenerci una vera obbedienza alla Volontà Divina, della quale sono ministri.

Le Potestà contribuiscono a mantenere l’ordine del Cosmo secondo il Divino Volere, rimuovendo gli ostacoli che si frappongono sia per cause naturali che per il peccato diabolico e umano. Anch’essi sono stati, in questa funzione, subordinati a Cristo e anche la loro funzione cesserà con la Fine del Mondo, quando ogni ostacolo cesserà con l’annientamento di tutti i nemici di Dio. Per i fedeli, tutte le Potestà possono ottenere la protezione dalle insidie e tentazioni diaboliche, essendo esse capaci di contenerne gli influssi devastanti.

Le Virtù o Potenze comunicano al Cosmo il movimento, in tutte le sue forme (sostanziale, locale, ecc.). Sovrintendono cioè alle trasformazioni proprie degli enti creati. Anche loro sono oggi sottoposti a Cristo e cesseranno tale funzione alla Fine dei Tempi, perché allora l’Universo sarà trasformato e sottoposto direttamente al Pleroma. Alle anime devote le Virtù possono ottenere di non cadere in tentazione e di essere liberati dal male, conformemente al loro incarico di continua stimolazione del Cosmo.

Le Dominazioni distribuiscono gli incarichi agli altri Spiriti e li coordinano dirigendoli. La glorificazione del Risorto li ha sottomessi al Suo Potere Universale; quando il mondo finirà, cessando le mansioni angeliche verso di esso, cesserà anche il potere delle Dominazioni sugli altri Spiriti. E’ in rapporto a questi Cori angelici e alle loro funzioni che San Paolo dice che Cristo regnerà dopo aver ridotto a nulla il loro potere. Non è una valutazione negativa. E’ la fine di una economia provvisoria che non sarà più necessaria perché gli Eletti saranno pienamente inseriti nel Cristo Totale e il loro mondo sarà trasformato, comprese le funzioni angeliche svolte in esso. Alle anime devote le Dominazioni possono ottenere il controllo dei sensi e la correzione delle cattive passioni, conformemente alla loro capacità di dominio.

I Troni sono coloro tramite i quali Dio emana i decreti con cui governa il Cosmo. Ora è Cristo Che governa tramite loro, così come il Padre governa, nello Spirito Santo, tramite Lui. Sui Troni Dio si asside esattamente come su di un trono materiale, quando opera tramite essi. Per le anime fedeli i Troni possono ottenere una sincera e profonda umiltà, l’unica virtù compatibile con il Regno di Dio in se stessi, sia per gli Spiriti che per gli uomini.

I Cherubini sono coloro mediante cui Dio costituisce e mantiene l’ordine cosmico. Non a caso furono i Cherubini a cacciare Adamo con Eva dall’Eden, in cui erano ormai indegni di stare. Anche sui Cherubini, come attesta il Salmo, Dio Si asside e rifulge. Siamo al massimo livello di mansioni che un essere creato può svolgere nei confronti di Dio. Vi è superiore solo l’Economia Salvifica inaugurata e mediata da Cristo, a cui è incorporata la Vergine SS., San Giuseppe, gli Apostoli. Fino a tale Economia, le Leggi provvisorie (l’alleanza con Noè, quella con Abramo, la stessa Legge del Sinai) furono date per ministero angelico: l’uomo non era degno ancora di trattare direttamente con Dio, perché Cristo non era ancora morto. I Cherubini possono ottenere alle anime la conversione totale e il progresso verso la perfezione, perché essi sono i custodi dell’ideale stesso della perfezione comunicata al Creato.

I Serafini sono più alti di tutti gli altri Spiriti. A loro Dio ha concesso l’invidiabile destino di contemplarne la Perfetta Essenza di Carità, di riamarla perfettamente per quanto loro possibile e di rifrangere nel mondo inferiore la Luce e la Fiamma dell’Amore Divino. Ora essi la ricevono da Cristo, tramite Maria SS. Il loro nome infatti indica l’atto del bruciare. Essi intercedono per le anime la grande grazia della carità perfetta, nella quale sono stabilmente costituiti (21). Essi, più degli altri Spiriti, sovrintendono al cammino delle Anime verso la perfezione mistica (22).

Questi Cori sublimi sono tutti intenti a celebrare, godendo infinitamente, la Liturgia celeste. Essa completa e continua quella terrestre. Infatti essi, sebbene non abbiano mai peccato e siano quindi dotati di Grazia indipendentemente dalla Morte di Cristo, sono a Lui sottomessi quale causa fontale, efficiente e finale della Grazia stessa, per cui gli tributano un culto del tutto simile al nostro. Al Padre infatti piacque che al Figlio Suo, Che anche come Uomo, nella Sua Unica Persona, è superiore agli Angeli, e Che Lo amò di un amore più perfetto di quello angelico attraverso la Sua Umanità, perché diede la Sua stessa Vita, fossero sottomesse tutte le cose, compresi gli Spiriti, anche nella loro santificazione e beatitudine. Essi dunque lo adorano con timore e tremore e lo acclamano come noi, secondo ciò che udì Isaia: Santo Santo Santo è il Signore Dio dell’Universo. E’ tramite le mani dell’Angelo Santo che l’Offerta della Chiesa, Cristo stesso, è portata dalla Terra al Padre. I Serafini e i Cherubini non cessano di adorare il Cristo Che si rende presente nella Santa Messa e rimane tale nell’Eucarestia. Le nostre chiese, spesso vuote di uomini, sono sempre colme di Angeli!

Ad essi è dovuta la nostra devozione, il nostro culto (23). Essi esercitano la loro benevola potenza verso di noi, secondo il Volere Divino. Come dicevo, non possono mutare la nostra volontà – solo Dio può – ma possono inclinarla al Bene. La loro presenza esercita un influsso positivo, benefico sul nostro spirito e all’occorrenza anche sul corpo. Essi infatti possono chiarire l’intelligenza, fortificare il volere, infiammare l’amore. Possono altresì influenzare le facoltà sensibili, acquietando le cattive inclinazioni e rafforzando quelle buone. Infine possono influenzare positivamente la fantasia e l’immaginazione, ispirando immagini e pensieri positivi. Il loro soccorso si estende anche al Purgatorio. Più volte si sono mostrati agli uomini e si mostrano ancora. Sebbene immateriali, essi assumono forme concettuali che s’imprimono nei nostri sensi per azione preternaturale o sovrannaturale, senza le quali non potremmo visualizzare alcunchè. Esse sono le forme estetiche che Dio ha fissato per rendere percepibile l’invisibile. Non sono attributi delle sostanze separate, ma forme epifaniche fisse (angelofanie) (24).

GLI ANGELI NELLA STORIA DELLA SALVEZZA

Quando nella Bibbia si dice che Dio in principio creò il Cielo e la Terra, s’intende dire che creò sia il nostro mondo sia proprio la dimensione metafisica degli Spiriti, detta appunto Cielo, anche se il racconto biblico non si dilunga su tale fatto, incentrando la descrizione sul cosmo dell’uomo. Quel “Cielo” infatti è il cosiddetto Cielo dei Cieli, oltre il Firmamento, che nella concezione cosmologica dell’epoca rappresenta il luogo in cui Dio si mostra agli esseri transfisici che lo occupano. Che tale creazione sia presupposta lo attesta la comparsa, nel racconto delle Origini, di Spiriti – come i Cherubini – della cui origine non si dà ragione. E’ infatti alla Corte Celeste – i cui membri in un’epoca ancestrale sono detti Elohim, ossia dei, a differenza del Signore, indicato col Nome Proprio – che spesso Dio parla: ad esempio quando crea tutte le cose, o quando crea l’uomo a Sua immagine e somiglianza, oppure quando decide di confondere le lingue a Babele (25). Ma cosa avvenne quando Dio creò gli Spiriti? E come mai accanto agli Spiriti buoni la Chiesa pone l’esistenza di spiriti malvagi?

La creazione degli Spiriti è come una fulgurazione, perché essi, prime creature senzienti, non sono fatte di materia, e sono assai più simili a Dio di noi. La loro creazione fu dunque un atto di grande bontà e misericordia. A questi Spiriti, il cui numero è per noi incalcolabile e ignoto (26), Dio conferì generosamente il dono della Grazia Santificante, rendendoli in un certi senso Suoi figli (27), esattamente come Adamo nell’Eden, e rivelando loro la Sua Essenza Trinitaria. Ad essi, strutturati secondo quelle Gerarchie già elencate, in vista dei compiti da offrire loro, Dio chiese un atto di libera sottomissione, ossia di spontanea accettazione della Sua Potenza, Sapienza e Amore. Tale atto non fu una prova, in quanto Dio non potrebbe mai indurre alcuno a fare il contrario di ciò che comanda Lui stesso, e perché gli Spiriti non erano sottoponibili all’influsso di nessun altro essere preesistente, tantomeno malvagio, che potesse indurli al male. Inoltre gli Spiriti, capaci di cogliere intuitivamente la Bellezza, la Perfezione, la Santità, la Intelligenza e l’Onnipotenza dell’Essenza Divina, non potevano certo incorrere in errori di valutazione sulla portata dell’atto che erano chiamati a compiere e delle sue conseguenze. Sapevano che esso li avrebbe congiunti per sempre al loro Signore, in una Unità Beatifica. Deducevano che il rifiuto li avrebbe allontanati in modo altrettanto definitivo, pervertendoli e dannandoli, in quanto li avrebbe privati di ogni bene. Conformemente alla loro natura, sapevano ciò che dovevano fare e che la loro scelta sarebbe stata irreversibile: una volta fatta, non l’avrebbero mai mutata, in quanto incapaci di cambiare opinione, perchè perfettamente consapevoli della loro azione. In poche parole, come per Adamo nell’Eden, una sola obbedienza avrebbe santificato tutti gli Spiriti per sempre. Ma una parte degli Spiriti – un terzo di loro, come attesta l’Apocalisse – decise di usare la propria libertà per non sottomettersi a Dio. Essi preferirono non godere della Sua amicizia e paternità, piuttosto che accettarne la supremazia. Questo atto, non indotto da tentazione né da errore né da passione (in quanto i ribelli non avevano materia), è la tragica e conseguenziale derivazione della libertà quando non è orientata al suo oggetto naturale, ossia Dio stesso: piuttosto che sottomettersi a Lui, essa si volge a tutto il suo contrario. E’ un atto di pura superbia, di genuino orgoglio, di assoluta presunzione, di folle disprezzo per ciò che Dio è, nella impossibile volontà di essere Dio per se stessi. Con la nascita delle creature senzienti, nasce il Bene volontario, ma anche la possibilità del suo rifiuto, e quindi il male, inteso come devianza, dispersione, deiezione, deficienza.

Colui che volle porre il suo trono sulle nubi, che volle essere adorato all’Aquilone, nei luoghi del gelo che inondava l’intimo del suo essere, fu l’Angelo più bello, il Serafino più splendente, quello creato per primo, a cui Dio aveva dato la maggior capacità di ardere del Suo stesso Amore, al quale aveva imposto un nome carico di gloria e onore: Lucifero, ossia “portatore di luce”.

Questo nome, che oggi fa tremare le anime devote, fu ignominiosamente tradito da chi, pur conoscendo la vastità immensa dell’Amore divino, lo odiò per amore di sé; pur scrutando l’ampiezza inesauribile dell’Intelligenza celeste, la contraddisse con un’empia stoltezza volta solo ad affermare un suo proprio modo di ragionare, evidentemente possibile solo per opposizione di principio; pur contemplando l’Onnipotenza divina, la sfidò per invidia, non volendo altro potere che il proprio. Questa empia rivolta, che noi fatichiamo a concepire, in quanto capaci solo di scelte temporanee, può vagamente somigliare agli atti di indifferenza con cui tanti di noi si disinteressano a Dio o semplicemente Lo offendono incuranti delle conseguenze. Essa ha la sua eco in pensatori empi, che teorizzano una libertà regola a se stessa o una capacità dell’individuo di trasmutare a piacimento i propri valori e quindi la propria essenza, o ancora la determinazione dell’identità in opposizione al Padrone Divino (28). In tali profeti dei tempi moderni ancora il verbo satanico trova la sua menzognera diffusione. In seguito a tale rivolta, nella quale il ribelle trascinò un terzo degli Spiriti, egli divenne satana, ossia “avversario” e “accusatore” (29), mentre i suoi seguaci si trasformarono in demoni o diavoli – ossia “generatori di divisione”. Divennero cioè spiriti impuri: in essi l’amore cede il posto all’odio, l’intelligenza alla stoltezza e la volizione positiva a quella negativa (30). Non che i demoni diventassero stupidi o smidollati, ma in essi non vi fu più capacità di concepire le cose secondo la Razionalità Divina e tantomeno di volere una cosa buona. La loro essenza divenne ripugnante e orrenda. Questo essi preferirono, piuttosto di saziare il proprio desiderio in Dio.

In seguito a ciò vi fu una lotta in Cielo, una guerra spirituale, fatta di volontà e intelligenze le une contro le altre. I due terzi degli Spiriti, rimasti fedeli, si radunarono sotto le schiere di colui che si mostrò più attaccato a Dio, l’Arcangelo Michele. Questi palesò la sua essenza più profonda agli altri Spiriti, quando urlò alle loro menti la domanda retorica: Chi è come Dio?, in contrapposizione al grido satanico di rivolta: Non servirò il Signore. Fu un attimo. Le schiere angeliche, salde nel Bene, superiori per natura e confermati dalla Grazia, non potevano perdere: di esse Dio si servì per punire i malvagi; perciò satana coi suoi seguaci non solo persero la Grazia e l’integrità della loro natura con la libertà di fare il bene, ma anche la possibilità di vivere nella dimensione celeste. Essi furono precipitati nell’abisso e sulla terra: il primo, come luogo e stato di disperazione e malvagità, caos e dolore (l’Inferno); il secondo, come unico posto in cui potevano tentare un’azione. Dio infatti aveva previsto la rivolta e l’aveva predestinata, ritenendo meglio creare tanti Spiriti di cui due terzi si sarebbero volontariamente santificati piuttosto che non crearne nessuno, e considerando meglio farli santi perché liberi, piuttosto che non dannati perché incapaci di scelta. E così se ne sarebbe servito per la santificazione degli altri esseri che avrebbe creato senzienti, gli uomini. Per gli spiriti, creati incapaci di modificare le proprie scelte per rendere irreversibile la loro beatitudine, aver scelto di ribellarsi implicò l’impossibilità della Redenzione in qualsiasi forma: essi non possono infatti in alcun modo essere spinti al pentimento (31).

Una volta che l’uomo fu creato e con lui la donna, essi furono costituiti in uno stato di beatitudine originaria, in cui alla perfezione della natura era stato aggiunto un insieme di doni preternaturali già menzionati – immunità da dolore e morte, assenza di passioni, scienza infusa – che rendeva i Progenitori simili agli Spiriti angelici. Essi inoltre avevano la Grazia Santificante e perciò erano anch’essi Figli di Dio. Anche a loro fu chiesto un atto di obbedienza, quello di riconoscere Dio come Legislatore e Datore di Vita. Tale obbedienza doveva concretizzarsi nell’astensione dal frutto proibito. Il suo merito sarebbe stato tramandato alla stirpe e tutta l’Umanità sarebbe stata benedetta. Il diavolo ebbe grande invidia dei doni che Dio aveva fatto all’Uomo. Egli sapeva che mai avrebbe potuto impedire all’Altissimo di realizzare i Suoi progetti, ma sapeva anche che gli era concesso di tentare di danneggiarli, e così fece, nell’irrealizzabile desiderio di distruggere ciò che Dio ama (32). Perciò si presentò a Eva sotto l’ancestrale forma del serpente, invitandola a mangiare del frutto proibito (33). Quando Eva gli disse che Dio aveva proibito di mangiarne, perché altrimenti sarebbero morti, egli rispose che non sarebbero morti affatto, ma sarebbero stati come Dio, perché avrebbero conosciuto il bene e il male. In questo colloquio si vede come satana fu padre della menzogna e maligno sin dall’inizio, come dice Nostro Signore Gesù Cristo. Egli, come Verbo Eterno, aveva detto ai Progenitori che mangiando sarebbero morti, perché, ribelli alla Vita e alla Verità, avrebbero ucciso la loro anima e votato i corpi alla morte, per poi sprofondare nella dannazione eterna. Disse cioè la semplice verità presentando le conseguenze delle loro azioni. Diede inoltre i motivi per obbedire: appunto la Grazia, la felicità terrena, la comunione con Dio e quindi dell’Amore, della Verità e della Vita, immortale in terra ed eterna in Cielo. Tale benedizione sarebbe stata ereditaria. Il diavolo invece come mentì? Dicendo che non sarebbero morti affatto, ossia presentando quell’ombra di esistenza che li attendeva, come vera vita, anche se in disgrazia di Dio, con la perdita di tutti i benefici elencati, con la perdita di Dio medesimo. Tutto questo per il serpente aveva valore, solo perché l’Uomo avrebbe conosciuto il bene e il male, ossia li avrebbe concepiti al di fuori di Dio, divenendo legislatori di se stessi. Il diavolo si guardò bene dal dire che lui stesso, ribelle, non aveva potuto fare legge a se stesso, ma solo capovolgere gli ordini di Dio, e che non poteva scegliere più tra un valore e l’altro, ma fare sempre e solo il male (34). Si guardò bene dal dire che la sorte che lo aveva avvinto era orrenda, orribile, deforme, mostruosa, disperata e interminabile. Volle solo irretire l’uomo e soggiogarlo a sé in un abbraccio di disperazione, rabbia e dannazione.

In mezzo a Dio e satana, l’uomo, chiamato in ballo dalla Donna. Essa vide che il frutto era bello a guardarsi, desiderabile a mangiarsi per acquistare saggezza. Lo mangiò e lo diede al marito, che se ne cibò. I Progenitori non ignoravano che dietro il serpente si celava un’intelligenza ostile, pervertita e pervertitrice (35): conoscevano ciò che era accaduto in Cielo prima della loro nascita. Essi inoltre sapevano che disobbedire significava rompere con Dio e subirne conseguenze, anche se non avevano esperienza sensibile di tali conseguenze. Infine sapevano bene che diventare dei per se stessi avrebbe significato soltanto capovolgere, almeno in parte, le Leggi divine (36). Inoltre non avevano passioni che giustificassero desideri smodati di gola o ambizione. Potevano solo, esattamente come il diavolo prima della Caduta, scegliere volontariamente di rompere con Dio per orgoglio, pur comprendendo la portata immensa e catastrofica del loro gesto, la sua immane malizia. Perciò lo fecero (37). E lo fecero sapendo che solo quella volta sarebbero stati sottoposti a prova. L’unica occasione fornita loro per beatificarsi definitivamente e per beatificare i propri discendenti fu da essi prontamente utilizzata per dannare sé e i propri eredi (38).

Tuttavia l’uomo non è come l’Angelo: può cambiare idea, mutare consiglio, e quindi pentirsi (39). La Bontà divina, che aveva concesso all’uomo la possibilità di beatificarsi con una sola definitiva obbedienza nell’Eden, mediante un innalzamento della sua natura, non tolse, nel momento della colpa, la possibilità del pentimento. Anzi, Dio stesso mosse a pentimento l’uomo, attraverso il Salvatore. Quando questo pentimento fu concepito nel cuore di Adamo, consapevole della perdita della Grazia, dei Doni preternaturali e naturali, della sua stessa libertà, allora Dio comunicò la volontà di mandare un Salvatore nella Stirpe della Donna, quella umana appunto: il Cristo. Era in virtù dei meriti di questo Redentore Che Adamo, essere mutevole nel volere, aveva potuto pentirsi. Così, nella Caduta, l’immensa Bontà misericordiosa di Dio potè mostrarsi maggiormente. E il progetto di satana, inane e fallace, fu vanificato (40). La sua condanna, pubblicata anche in questo universo, lo degradò al rango di essere più basso dell’Universo – che striscia sul ventre e mangia la polvere – destinato ad una lotta fallimentare contro la Stirpe della Donna, il Redentore, vero Dio e vero Uomo, il Verbo Incarnato (41). Così, in Lui, tutti gli uomini, resi santi e anzi simili allo stesso Verbo Incarnato, sarebbero stati più grandi della sua natura angelica e l’avrebbero umiliata. Una Donna, umilissima, Maria SS., più di ogni altra creatura l’avrebbe schiacciato, addirittura immune da ogni difetto, più perfetta di quanto lo stesso diavolo era stato da Serafino. Questa profezia, il già citato Protovangelo, mostra chiaramente la vera natura della potenza diabolica: fragilissima (42), basata solo sull’inganno e la paura (43), limitata nel tempo e nello spazio (44), destinata alla sconfitta (45). Il furore del demonio non ebbe confini.

Dalla Caduta alla Redenzione l’uomo vive nell’Economia Provvisoria. Dio si serve della mediazione angelica in attesa del Vero Mediatore, il Verbo Incarnato. Sebbene tutti gli uomini sono raggiunti dalla possibilità della Salvezza, in quest’epoca oscura la maggioranza di loro perde la nozione di Dio e della Sua Verità. Gli Angeli svolgono in questi frangenti funzioni importantissime, di grande carità verso di noi. La memoria della loro esistenza, sbiadita nella mente dei figli di Adamo, li spinge a scambiarli, senza loro connivenza, per esseri divini (46). In questo scambio gli uomini incorrono pure per i demoni, che invece si compiacciono di questo e anzi lo promuovono, per raccattare gli omaggi dei mortali per un breve tempo, prima di essere definitivamente incatenati negli Inferi (47). Tuttavia le Alleanze sempre più perfette di Dio con l’uomo tramite gli Angeli, in attesa della Redenzione, restrinsero via via il margine d’azione demoniaco: quella con Noè – basata sulla ragione e la natura- quella con Abramo – basata sul monoteismo – quella con Mosè. Al Popolo Eletto gli Angeli furono sempre vicinissimi. Tramite gli Angeli Dio si mostrò a Mosè, ad Aronne e ai Profeti dopo di loro. Tramite i Troni emanò i Suoi decreti. Tramite le Potestà e le Virtù resse il mondo. Tramite i Principati resse le nazioni, in vista dei Suoi progetti. E quando venne la Pienezza del Tempo, annunziato dagli Angeli, Dio nacque da una Donna, sotto la Legge, per riscattare coloro che erano sotto la Legge e coloro che non avevano neppure quella. Con l’Incarnazione, la Passione e la Morte, nonché la Resurrezione del Cristo tutta l’Economia precedente fu soppressa e inserita in quella definitiva. I poteri angelici furono sottomessi a quelli divini di Cristo e in Lui ulteriormente nobilitati, anche se pienamente incorporati nei Suoi. Egli è infatti oggi l’Unico Mediatore, non solo tra Dio e l’uomo, ma anche tra Dio e il mondo e tra Dio e gli Angeli. Invece i poteri usurpati dal diavolo sul mondo, ai quali nella sua follia tentò di sottomettere anche Cristo con le Tentazioni, furono definitivamente distrutti e le gerarchie angeliche ribelli annientate. Infatti esse nulla possono contro chi è nella Grazia di Cristo. Anche il più debole, insignificante, disprezzato, oscuro, povero degli Eletti può resistere a satana, respingerlo, metterlo in fuga. Non a caso alla Chiesa è concesso il grande potere dell’Esorcismo, che scaccia i demoni dai luoghi e dalle persone (48). In questa Economia Nuova gli Spiriti svolgono sempre importantissime funzioni – nell’ambito naturale e soprannaturale, per i singoli e per i gruppi, per la Chiesa e per l’Umanità - ma subordinate a Cristo, a Maria SS., in collaborazione coi Santi e in vista del compimento del Pleroma, sebbene ad essi spetti sempre l’onore e il rispetto della venerazione umana. Gli Spiriti Puri infatti sono partecipi della carità di Cristo per noi. Essi, uniti a Lui Fonte della Grazia, che li riempie, sono così, transitivamente, uniti alla Chiesa intesa come Corpo Mistico. Non ne sono Membra, ma sono consostanziali alla sua vita di Grazia, ne sono come la Mistica Veste. Alla Fine del Mondo saranno gli Angeli a compiere la Vendetta divina e a separare i buoni dai cattivi. Quando il Cristo Totale regnerà sull’Universo, essi si allieteranno nel Verbo Incarnato, contemplando l’eterno trionfo di Dio, che sarà non la loro degradazione, ma il loro riposo nel Creatore. Essi, conservando l’altissima dignità della loro natura, ameranno gli Eletti e ne saranno riamati per sempre, nella perfetta, perpetua comunione tra mondo umano e angelico (49). Invece, alla crudeltà distruttrice dei demoni, ai quali in ultima analisi si può ricondurre tutto il male dell’universo, non rimarrà altro che l’eterno supplizio nel fuoco eterno, dopo un ultimo furioso attacco contro gli Eletti. Grazie a tale attacco, destinato al fallimento, si vedrà chi è fedele e chi no, e il numero dei predestinati giungerà a compimento. Ancora una volta, e per l’ultima, satana sarà stato sconfitto.

IL LATO OSCURO DEL MONDO ANGELICO. ALCUNE PRECISAZIONI (50)

Ho detto che quando Dio promise il Redentore il furore del diavolo non conobbe confini. Il furore diabolico si mostra nella crudele dominazione alla quale egli sottopose gli uomini, specie prima di Cristo, e ancora li sottopone, quando essi colpevolmente lo ignorano. Sebbene infatti il suo potere sia effimero, l’inganno con cui egli, superiore all’uomo, lo sottomette, fa si che egli ne sia completamente dominato. Per cui il potere diabolico, in sé inconsistente, diviene per l’uomo un laccio di ferro. Cristo lo ha vanificato perché, con la Sua obbedienza fino alla Morte, sebbene Figlio, ha capovolto il “Non servirò” del diavolo in un perfetto “Servirò” che è divenuto causa fontale di rinnovamento non solo per l’uomo e il suo cosmo, ma anche per quello angelico. Vediamo in parallelo le forme della tirannia del demonio (51) su di noi e le maniere con cui il Nostro Redentore, a prezzo del Suo Sangue, ci ha liberati.

Anzitutto, satana ci domina perché nasciamo nel Peccato originale. Esso, rendendo impossibile per l’uomo fare il bene, lo consegna a satana, sia perché egli non oppone nessuna opposizione alle sue tentazioni, sia perché lo rende partecipe della sua dannazione. Cristo tuttavia ha redento tutti, per cui sia prima che dopo il Suo Sacrificio ogni uomo può, con la fede implicita o esplicita – nei modi descritti nel capitolo sulla giustificazione – restaurare la propria natura, riacquistare la libertà, fare il bene, sfuggire agli Inferi e guadagnare il Cielo. Il Battesimo è il trionfo di Cristo e la sconfitta di satana in ognuno di noi. Il diavolo può tentare infinite volte, ma la Grazia di Dio permette all’uomo di resistere sempre. Se l’uomo pecca, vuol dire che vuole farlo, per cui è legittimamente punito e, se ostinato nel male, abbandonato al diavolo.

I peccati individuali, volontari, sono il mezzo con cui lo spirito maligno colonizza la nostra anima. Se veniali (ossia se non gravi) indeboliscono la virtù e non ci permettono di agognare la santità; se mortali (ossia se gravi) ci dannano. Se si ripetono, generano il vizio e l’uomo fatica a liberarsene e può rimanerne irretito per sempre (52). Chi commette il peccato è schiavo del peccato – dice Gesù – e di colui che del peccato ha il guinzaglio: il maligno nemico. Egli ha mille arti per condurre l’uomo al male. Il suo alleato più potente sono le passioni dell’uomo stesso, che richiedono uno sforzo di dominio costante, coonestato dalla Grazia. Tuttavia la Divina Misericordia offre a tutti la possibilità del pentimento e del conseguente proposito di non più peccare, unita alla volontà di accettare o addirittura di fare penitenza; in particolare la contrizione o dolore perfetto – provato per aver causato la Morte di Cristo e offeso Dio con le proprie colpe – rimette anche le pene dovute alla Giustizia Divina. I sacramenti rigenerano la Grazia nelle anime con queste disposizioni: la Confessione cancella i peccati mortali e veniali; la Comunione rimette i peccati veniali anche non confessati; l’Estema Unzione rimette le colpe dei moribondi; inoltre le Indulgenze cancellano le pene di chi le lucra e tende, pentito, alla perfezione. Infine, noi uomini abbiamo potenti alleati che combattono e intercedono per noi: i Defunti, i Santi, gli Angeli stessi – in particolare i Custodi – e naturalmente la Beata Vergine Maria. Molti di costoro possono mettere il diavolo in condizione di non nuocere, legandolo e lasciandolo in luoghi deserti (53). Insomma il Signore Gesù Cristo ci offre una grande gamma di mezzi di riabilitazione e molti soccorsi, attraverso la Chiesa, che in modo misterioso raggiungono, coi loro effetti, anche chi non la conosce.

Tuttavia la somma dei peccati degli uomini e le abitudini che ingenerano producono forme di vita, di pensiero, di civiltà peccaminose di per sé, che spingono esse stesse il singolo e i gruppi al male. E’ il mondo, inteso come forza intrinsecamente male ordinata, che assieme al diavolo e alle passioni spinge il singolo al male. Di tale mondo satana è di certo il signore, in quanto maggior ispiratore. Ma anche tale mondo è sottoposto al volere di Dio: in esso nulla vi accade se Egli non lo permette o lo vuole. Il diavolo mentì a Cristo, quando Gli disse che la gloria di questo mondo è in suo potere. Sono in suo potere solo i mezzi scorretti per impossessarsene. Tale mondo inoltre è sconfitto nella Redenzione, come infatti dice Gesù, Che afferma di averlo vinto. Perciò la civiltà cristiana ne attutisce e annulla la corruzione, e nasce un nuovo cosmo, realmente ordinato, che spinge gli uomini a fare il bene. Esso influenza il singolo cristiano ed è influenzato a sua volta dalla Chiesa, Corpo Mistico, attraverso i Santi e gli Angeli. Ecco perché è importante che anche i popoli e gli Stati abbraccino il Vangelo, che seguano la Legge di Dio, sia naturale che sovrannaturale. Ed è fondamentale che i segni del trionfo di Cristo – che sacralizzano spazio e tempo (54) - non siano mai tolti volontariamente, altrimenti sarebbe un’apostasia e satana potrebbe dilagare nei luoghi tornati aridi. In ogni caso, nessuno può strappare dal Corpo di Cristo i popoli battezzati se non essi stessi con l’apostasia. Perciò anche qui la scelta responsabile, di tutti gli uomini in un popolo, è determinante. Per cinque giusti, Dio avrebbe salvato Sodoma. Ma non li trovò.

In seguito all’incancrenirsi e al moltiplicarsi del peccato, il diavolo può, in alcuni casi e sempre e solo se Dio lo permette, soggiogare i singoli uomini psicologicamente e fisicamente. Innanzitutto può alterargli la retta ragione- spingendolo a considerare buono ciò che buono non è- e gli rovina la salute con i vizi. Inoltre può mutargli l’umore, spingendolo per esempio alla disperazione, alla follia, alla rabbia selvaggia, al terrore, che sono le ovvie conseguenze delle cattive azioni in chi non crede in Dio e non ha nessun senso da dare alla sua vita mortale. Queste cose sono permesse dal Signore come un castigo o come un mezzo di conversione nelle persone malvage. In ogni caso bisogna puntualizzare che si tratta di una forma di influenza e non di coazione: il demonio, come del resto gli Angeli stessi, non può né leggere né mutare i pensieri, così come non può né obbligare né annullare la volontà. Solo chi si espone alla sua malvagia azione può essere irretito dai suoi suffumigi sulfurei. In casi estremi, per persone particolarmente cattive o che si sono arrischiate a comunicare con lui tramite lo spiritismo e la magia (55), il maligno può agire direttamente rovinando la loro salute fisica e mentale, realizzando da subito la loro rovina totale e addirittura spingendoli al suicidio, così da portarseli subito all’Inferno. La violenza diretta del padre della menzogna si manifesta nelle forme terribili della possessione, dell’ossessione, dell’infestazione, a volte anche nei luoghi (56). Impossessandosi dei corpi dei malcapitati, egli rompe il normale circuito tra anima e corpo e supplisce in parte alle funzioni della prima sul secondo. Chiaramente anche l’influsso sull’anima è in tali casi rafforzato. Anche gli Angeli potrebbero possedere l’uomo, ma non lo fanno, perché Dio lo vieta. Il diavolo, tra le sue tante disubbidienze, mette pure queste, che però non potrebbe concretizzare senza il consenso di Dio. Egli lo concede o per punire i peccatori o per mostrare in essi il Suo potere taumaturgico. Infatti molti posseduti del Vangelo non sembrano aver avuto colpe personali, ma sono stati guariti da Cristo, del Quale hanno così mostrato il sovrano dominio anche sugli Inferi. Non a caso, quando Gesù liberò gli indemoniati geraseni, la legione che li possedeva chiese a Lui il permesso di infestare una mandria di porci, perché senza il consenso divino non avrebbero potuto entrarvi. In ogni caso, i malcapitati che sono finiti sotto le grinfie del nemico devono, senza meno, rivolgersi all’esorcista. Infatti anche in questi casi estremi, la potenza della Croce lo mette in fuga, e se invocata in tempo previene i danni finora citati. Gesti semplici, a volte derisi, come l’uso dell’acqua benedetta, l’indossare con fede un Crocifisso, l’invocazione di San Michele, di San Giuseppe, della Vergine, possono fare fuggire tutta la legione diabolica. I Santi e gli Angeli si frappongono infatti tra l’anima minacciata e chi vorrebbe possederla. La prassi sacramentale fa si che il fedele non possa mai essere danneggiato direttamente, dal di dentro, dal diavolo. La preghiera lo terrorizza; il sacrificio lo atterrisce; la penitenza lo stronca; l’operare bene, il perdonare, l’umiltà, la purezza, la misericordia, la carità, il praticare la virtù sono la sua condanna a morte. E se è vero che anche i Santi hanno sempre sofferto per la violenza diabolica, sino allo scontro fisico, è anche vero che essi, proprio perché tali, ne sono usciti vittoriosi: ossia il diavolo ha ottenuto l’effetto contrario. Se ne deduce che il diavolo rimane con chi, evidentemente, è già un po’ come lui e vuole continuare ad esserlo.

Inoltre il maligno può nuocere anche sul piano fisico, naturale, sociale, laddove i singoli e le comunità ne seguono i malvagi consigli; ne derivano guerre, lotte, divisioni, discordie, fame, diffusione di malattie, devianze morali, politiche, economiche, filosofiche ecc. E’ il suo fumo, che pervade facilmente. Ma è solo la grottesca imitazione dello Spirito di Dio, Che impregna di Sé ogni cosa. E’ una sorta di tentativo di usurpazione, limitato e parziale, possibile solo per la disubbidienza umana, permessa da Dio per i Suoi fini. Egli rimane infatti l’Unico Reggente della Storia, e l’uomo il suo solo protagonista. Il Cristo è sempre Signore e Centro del Cosmo e del Tempo, e regge il mondo attraverso le Gerarchie Angeliche e il Suo Mistico Corpo, Che è la Chiesa. Basta l’umile ascolto della Sua Parola per vanificarne l’effetto e sottoporre l’anima e la società all’influsso benefico del nostro Dio, Che vuole solo la pace, la concordia, l’amore, la serenità, il perdono e il benessere per tutti e ognuno. L’invocazione allo Spirito Santo, la preghiera, la devozione, la meditazione sono il toccasana balsamico contro tale invadenza diabolica. La cooperazione umana e cristiana lenisce e supera le disparità tra uomini e popoli. La professione della Fede, il Battesimo, l’esercizio della Speranza e della Carità, la consacrazione ai Sacri Cuori di Gesù e Maria, oltre che tutti i mezzi citati in precedenza, sono il balsamo che i popoli devono usare per guarire. Solo il ritorno delle Nazioni a Cristo, consapevolmente e tutte intere, segnerà la fine di questo tempo ferreo, in cui tanto è permesso al demonio, per santificare gli Eletti e punire i malvagi. Il diavolo si accanisce infatti a perseguitare i giusti attraverso i cattivi (57), sia a livello individuale che collettivo, perché il suo sogno è di rovinare l’Opera di Dio. Ma non potrà mai nuocere a nessun Eletto, e anche qui è sconfitto. Il cuore della sua azione oscura è proprio questo, e proprio in questo egli è frustrato. La persecuzione dei giusti è permessa da Dio per la loro esaltazione. Cristo infatti è stato il primo perseguitato dalla cattiveria degli uomini, ispirati dal diavolo (58). Ma la Sua Sofferenza e la Sua Morte hanno trasformato queste due esperienze umane, entrate nel mondo come conseguenza e castigo del peccato, in mezzi di salvezza. Infatti, se prima di Cristo il dolore e la morte erano sfuggiti anche a costo del peccato, e se addirittura molti peccavano per compensare l’uno e l’altra, oggi, dopo la Sua Redenzione, l’uomo sa che la sofferenza redime e la morte libera, per cui il Martirio è il più grande dono. In conseguenza, satana è privo dei due aculei con cui spingeva l’uomo al male: egli non li teme, anzi li può persino amare, perché sa che dopo le sofferenze c’è la gioia, e grazie ad esse egli si purifica e si rinnova, o può addirittura rinnovare gli altri, con un atto di supremo altruismo. Con Cristo non vi sono più eros e thanatos, intesi come desiderio irrealizzato in vista della morte, ma solo charis e anastasis, amore gratuito in prospettiva di immortalità.

Fondamentale, nella dura e inevitabile battaglia contro il tentatore, il ricorso dei giusti a Maria SS., Che è destinata a schiacciare sotto i Suoi piedi satana ovunque. La fede nella Provvidenza, che regge la Storia, inevitabilmente ottiene la liberazione: Dio infatti deve trionfare. L’uomo può affrettarne il trionfo con la preghiera e la penitenza: esse possono cambiare le leggi di natura, possono ottenere tutto, possono flagellare l’inferno. Chi prega non teme il futuro. Chi digiuna non ha paura del male (59).

ADNEXUM III

QUIS UT DEUS?

Appunti di teologia micaelica

- “Sei con noi o contro di noi?”
- “No, io sono il Capo dell’Esercito del Signore,
sono giunto proprio ora.
Levati i sandali, perché il luogo dove stai
è terra santa”

(Giosuè e San Michele Arcangelo, nei pressi di Gerico)

Chi è come Dio? Chiaramente nessuno. Il primo a porre in modo chiaro questo principio nella storia degli esseri senzienti - spiriti e uomini - fu l’Arcangelo Michele. La piena consapevolezza della radicale differenza tra Dio e le Sue creature, dello scarto ontologico tra l’Essere per Essenza- Che deve esistere per necessità -e gli esseri per analogia -che esistono per Suo volere- dell’abisso incolmabile tra la Perfezione vivente e le perfezioni limitate degli altri enti, non è stata una forma di umiliazione e frustrazione per colui che la enunciò ai suoi astanti, angeli e demoni, ma fu anzi la chiave della sua piena realizzazione. L’Arcangelo infatti, affermando con chiarezza quel concetto la cui profonda comprensione è la caratteristica stessa della sua natura, elevò la condizione creaturale al suo più alto compimento: l’umiltà glorificata. Solo la piena consapevolezza della sua nullità dinanzi a Dio permette alla creatura anzitutto di riconoscere tutto quello che ha gratuitamente ricevuto, e poi di ricevere la pienezza di tutti quegli altri doni che il Signore dà a chi ha l’umiltà di volerli ricevere. E Dio si mostra più che munificente: l’umiltà porta alla fiducia, alla fede, alla carità, alla perfezione, alla santità, alla gioia, alla gloria. Il Santo Arcangelo assunse il nome di Micael: ossia la consapevolezza dell’ineguagliabilità di Dio- che esige e ottiene la nostra sottomissione amorosa, e la ricambia con larghezza- divenne il distintivo della sua persona, l’impronta della sua identità. E ancora oggi risuona in Terra e in Cielo con amore – e agli Inferi con terrore – il nome glorioso e magniloquente di Michele, l’Arcangelo. Egli divenne perciò il Capo dell’Esercito del Signore, l’Arcistratego delle Milizie Celesti, il Duce degli Angeli: per primo e con maggior forza combattè contro i nemici di Dio, per primo vinse e ancora oggi le lotte spirituali in terra e in cielo sono sotto la sua guida.

Per tale lotta e per divina bontà la sua natura angelica si adornò di ogni pregio: la sua sottomissione a Dio fece di lui il primo modello di umiltà – superato in seguito solo da quella di Maria SS. e di Cristo stesso, Che si umiliò fino alla morte di croce – e l’esempio di mansuetudine per eccellenza- in contrasto con la riottosità satanica – destinato ad essere superato solo e ancora da Maria SS. e Gesù, nel Mistero della Redenzione e della Corredenzione. L’Arcangelo fu la prima fiamma di ardentissimo zelo, accesa dal desiderio di servire il Signore contro la propaganda diabolica tra gli Spiriti. Ancora bisognerà aspettare il Cristo – divorato dallo zelo per la Casa del Signore – e la Madre Sua per un grado più perfetto di virtù. In effetti, tutte le opere primordiali di Michele e dei suoi Angeli sono in vista e come preludio della Redenzione. Dio aveva infatti predestinato Michele a sconfiggere satana in Cielo, ma era Cristo Che doveva annientarlo in ogni luogo. Perciò l’opera arcangelica, sebbene né Michele né gli altri Spiriti avessero bisogno di essere redenti, poteva aver completamento solo in Cristo, dovendo questi liberare l’uomo caduto in balia di satana. Tale opera poteva essere compiuta solo dal Sangue di un Dio fatto Uomo. Esso solo avrebbe restaurato in tutta la Creazione la Signoria assoluta di Dio. Solo in vista di ciò era stato fatto il mondo, e la stessa santità angelica era modellata su quella perfettissima del Verbo, Che sarebbe diventato Uomo.

Il potentissimo San Michele, oltre alle mansioni proprie del suo Coro angelico e a quelle, ancor più elette, del Collegio dei Sette Spiriti Messaggeri dei quali egli fa parte – e di cui abbiamo detto – in seguito all’amore di cui fece mostra per il Signore Dio, potè assurgere al rango dei Serafini, non tanto mutando la sua natura angelica, ma bruciando lui stesso di una carità analoga a quella di quei nobilissimi Spiriti, dei quali divenne il Principe, ossia il più ardente. Perciò lo veneriamo quale sole splendidissimo di carità. Del suo amore è illuminato tutto il Paradiso. Ne vengono rischiarati tutti gli altri Spiriti, che anzi da lui la ricevono. Inoltre, sempre conformemente alla natura angelica, che trasmette la Grazia Divina di grado in grado, egli è divenuto la più chiara stella dell’ordine angelico: tutti i Cori celesti ricevono i doni tramite lui che li riceve, dopo l’Ascensione di Gesù, dalla Sua Umanità glorificata. La Gerarchia angelica trova nella persona dell’Arcangelo il suo vertice.

In aggiunta, dal momento della vittoria sul dragone, Dio stesso volle servirsi solo di Michele per gli incarichi e le missioni più delicate, gli annunci e le azioni più nobili, mettendolo alla testa del Suo Popolo Eletto – così da svolgere la funzione di Principato, che ancora gli tocca, verso gli Ebrei – per cui egli è venerato quale Ambasciatore del Signore Dio di Israele. A tale nobilissimo titolo in terra corrisponde una funzione altrettanto alta in Cielo, dove molteplici sono le mansioni che egli svolge in Nome di Dio, a vantaggio di questo mondo, del Purgatorio e del Cielo, per cui lo chiamiamo anche Assessore della SS. Trinità. In virtù di questo titolo comprendiamo e lodiamo le relazioni strette che lo legano alle Tre Divine Persone. Il Padre lo ha reso partecipe della Sua Potenza, permettendogli di rovesciare satana dall’alto dei cieli e di sprofondarlo nell’abisso – ossia di spossessarlo delle caratteristiche angeliche e di precipitarlo nel baratro dell’impurità e della dannazione, per cui il Santo anticipò il Giudizio finale sul reprobo e la sua legione, in Nome dell’Altissimo. Da ciò l’appellativo di vincitore e terrore dei demoni (60). Il Figlio, Verbo Eterno, lo rese partecipe della Nozione Divina, che egli infatti per primo potè scrutare in profondità, per cui si riempì di Essa, svuotandosi di sé, perché consapevole che nessuno è come Dio. Il Verbo inoltre lo fece Sua mimesi, in attesa dell’Incarnazione, quando lo mise alla testa del Suo Popolo, in attesa della Sua stessa discesa in terra e dell’innesto in Lui delle membra mistiche del Suo Corpo (61). Lo Spirito Santo lo riempì del Suo ardente amore di carità, non solo verso l’Essenza Trinitaria, ma anche verso tutte le creature. In questo triplice rapporto coi Divini Tre si comprende il senso profondo, etimologico del termine “Assessore”, cioè “Colui che siede accanto”. Il nostro potente Santo è stato il primo Angelo a santificarsi pienamente e compiutamente, quello che lo ha fatto più perfettamente; in ragione di ciò, a lui è stato concesso di essere sempre vicino a Dio, più di qualunque altro angelo, più di qualunque altro essere vivente.

Dal trono di gloria concessogli il Principe degli Angeli segue e compie tutte le mansioni affidategli. Molte hanno preparato quelle del Redentore (62), Che si assise poi alla Destra del Padre, in quanto Figlio anche secondo la Natura Umana, e quindi superiore agli Angeli e fonte di Grazia per loro anche come Uomo. Altre ancora quelle di Maria SS. (63), che si assise alla Destra del Figlio in seno alla SS. Trinità in quanto Madre del Verbo. Infine ancora altre hanno preluso a quelle di Giuseppe, padre genitoriale del Verbo e seduto accanto alla Madre di Dio (64). Tutte le altre funzioni continuano tutt’ora (65), e Michele Arcangelo rimane e rimarrà seduto accanto a tutta la Santissima Trinità. In virtù di queste alte funzioni, egli è chiamato Mediatore delle Divine Grazie. Infatti il Santo Arcangelo - fino a quando durò l’economia salvifica provvisoria della Vecchia Legge, data per mezzo di Angeli - svolse, in testa a tutta la Milizia Celeste, una funzione mediativa. Tale mediazione angelica avveniva in vista dei meriti di Cristo, in quanto solo per essi l’uomo accedeva a Dio, sia pure tramite gli Angeli, e solo per essi gli Angeli, a Nome di Dio, potevano contattare gli uomini. Quando poi il Cristo redense l’uomo e divenne Lui Mediatore Universale e Unico, cominciò a suscitare mediazioni subordinate. Tra di esse, sotto quella Universale della Madre Sua, vi è anche quella di Michele, che conservò le sue funzioni strumentali anche nella Nuova Alleanza, estendendo a tutto il Popolo cristiano il potente suo patrocinio. L’Arcangelo intercede attivamente per tutti noi e in tutti i campi della sua vasta azione applica, secondo i voleri di Cristo e poi di Maria SS., le grazie ottenute. Non saremmo lontani dal vero nel dire che Michele, Ministro della Divina Clemenza, abbia parte attiva in ogni azione di grazia svolta nei confronti di tutti noi, anche quando sia ottenuta da meriti più alti dei suoi, per riguardo alla sua antica mediazione angelica precristiana.

In ragione di ciò, nella Gerarchia della Santità, dopo il Cristo Uomo Dio, vi è Sua Madre, e dopo Lei vi sono Giuseppe, su tutti i Santi, e Michele, su tutti gli Angeli. San Michele è infatti il più Santo degli Angeli e il più Santo delle creature ad eccezione di quelle che ebbero una relazione ontologica diretta con l’Economia Ipostatica, ossia Maria SS. e San Giuseppe. Perciò gli spetta di sicuro la protodulia angelica e dopo il Patriarca di Nazareth dev’essere universalmente venerato ed esaltato.

La grande funzione che Michele compie nei confronti della Chiesa, Mistico Corpo, è triplice. Verso la Terrestre è Protettore e Patrono: egli la cinge e la riveste esattamente come un tempo cinse e rivestì il Popolo di Israele. Egli, che non è membro diretto del Corpo di Cristo ma pure è innestato sulla Fonte della Grazia, il Verbo Incarnato, e tramite Lui è in contatto con le Sue membra, in Nome di Gesù difende, guida, sostiene, santifica, protegge tutti e ciascuno i membri della Chiesa stessa. Infatti è a lui che Dio ha affidato le anime di coloro che un giorno occuperanno le sedi celesti. Quando poi questi membri entrano via via nell’Eternità, è Michele che sovrintende alla trasformazione di stato, introducendole nel Purgatorio o in Cielo, secondo il volere di Cristo Giudice. Ossia l’Arcangelo è Psicopompo, Traghettatore di Anime, assieme ad altri Spiriti eletti. Fu lui con Gabriele a trasferire il Corpo purissimo di Maria SS. in Cielo (66). Il patrocinio micaelico si estende alle anime purganti con la potenza di suffragio e l’ardore di purificazione nella carità loro comunicata, mentre sta a lui dirigere e governare la vita dei Beati in Cielo, per cui lo chiamiamo Preposito del Paradiso.

La pietà cristiana riconosce inoltre all’Arcangelo una serie di patrocini morali unici, cause efficienti di grazie particolari. Egli è il duce fortissimo, sotto le cui ali si vince ogni buona battaglia. E’ il consolatore degli sfiduciati, che rincuorò dai tempi dell’ingresso degli Ebrei in Canaan, ai tempi di Giosuè. Lo si invoca consolatore dei malati, perché ha sempre generosamente guarito coloro che lo invocano (67). E’ chiamato guida degli erranti, perché condusse Israele nel deserto per quarant’anni. Lo invochiamo sostegno di coloro che sperano, perché egli per primo sperò nella Grazia di Dio contro satana e si aspettò la ricompensa divina per bontà. E’ appellato quale custode di chi ha fede, perché egli per primo ne ebbe, e tanta da rovesciare satana nell’abisso. Lo chiamiamo dispensatore generoso perché riceve e dona con larghezza tantissimi doni. In particolare è appellato rifugio dei poveri e sollievo degli oppressi, perché dona ogni grazia a chi ha bisogno e libera gli schiavi del diavolo dalla sua tirannia. E’ la nostra fortezza, egli che per primo si ornò di tale virtù; è il nostro rifugio, egli dietro le cui ali si compattarono le milizie che vollero resistere all’urto del seduttore depravato; è il nostro difensore, egli che schiaccia il nemico immancabilmente sotto i suoi piedi. Egli sostiene i perseguitati per la fede nella dura lotta fino all’ultimo sangue, avendo per primo esposto la sua integrità al rischio della lotta contro il famelico drago: perciò lo chiamiamo sollievo dei Martiri e letizia dei Confessori. Lo onoriamo quale Angelo di Pace, perché, dopo aver combattuto la Buona Battaglia, ha restituito al mondo angelico la tranquillità e preparato il trionfo di Cristo, Che porta il cosmo nel Riposo del Padre. Lo scorgiamo custode dei Vergini, perché costoro imitano nel corpo la purezza asessuata degli Spiriti (68). Infine lo invochiamo onore di tutti i Santi per la sua sovraeminente virtù. Egli è degno di ammirazione, di lode, di venerazione. La sua potente intercessione ci protegge sempre e ovunque, ci libera da ogni male e ci conduce alla vita eterna.


1. Non è compito della Rivelazione togliere agli uomini la fatica di sapere se nell’Universo vi sono altre forme di vita simili alla nostra, né di informarli se esistono dimensioni parallele. Tali ipotesi, perfettamente compatibili con l’Onnipotenza e la Magnificenza del Creatore, non riguardano la Fede ne’ sono, di per sé, cogenti. Dio infatti potrebbe anche aver creato solo noi, così come potrebbe aver creato miliardi di mondi, universi e dimensioni, in quanto avrebbe potuto benissimo non crearne nessuna. Però è di fede che esista una forma di vita altissima, la più alta di tutte, che esercita un influsso sul cosmo inferiore, l’angelica. E’ quella di cui ci occupiamo stavolta.

2. In base alle nostre conoscenze, per esempio, noi sappiamo che il mondo fisico è dotato di una struttura atomica, che si scompone in parti costituenti dotate di proprie peculiarità (come per esempio la carica differente o assente delle particelle subatomiche, o i moti delle une attorno alle altre, o il quantum di energia loro proprio). La differenza tra atomo e atomo, dovuta alla quantità diversa di particelle, struttura gli elementi in modo diverso l’uno dall’altro. Le leggi fondamentali della fisica sono il riflesso della forma sulla materia, perché razionalmente esprimibili e intellegibili, sebbene esse non siano consapevoli di tali proprietà, perché inerti. La prova della presenza di una forma razionale nel mondo fisico, indipendente dall’elemento materiale è che tutta la fisica stessa è risolvibile in equazioni matematiche; ciò rende l’uomo capace di conoscere le leggi fisiche e queste stesse di essere esprimibile, in quanto ciò che non è pensabile in tali termini non è neanche conoscibile (infatti elementi come la posizione e la quantità di energia attuale di una particella, nei nuovi modelli subatomici, non sono conoscibili perché incalcolabili).

3. Sulla base della struttura razionale delle molecole distinguiamo i composti organici da quelli inorganici, e questi, in base alle funzioni che sono capaci di svolgere in virtù della loro composizione, in vegetali e animali. Valga per la conoscibilità delle leggi chimiche nonché per la loro determinazione da parte della forma lo stesso discorso che abbiamo fatto per le leggi fisiche.

4. Via via che la struttura tende alle funzioni più precipue, si rende più complessa, e distingue le varie, innumerevoli, mirabili forme viventi. Anche nelle leggi biologiche la forma è indispensabile e rende esprimibile e intellegibile la loro struttura.

5. Il tema dell’individuazione della sostanza è sempre stato oggetto di dibattito. Per Aristotele la forma era sempre di una sostanza individuale, in quanto non esistono le Idee sussistenti; ragion per cui l’individuazione dipende dalla materia: essa è ciò che fa il singolo uomo, in quanto le forme sono tutte uguali. Tommaso ha conservato questa concezione, sebbene egli affermi che le Idee esistano nel Verbo di Dio. Duns Scoto inserì l’ontologia aristotelico-tomista nel solco della tradizione platonizzante, e affermò che la forma di per sé non è individuale, ma lo è la sua piena attualizzazione, l’ecceità. A prescindere da queste dispute metafisiche, è evidente che ogni cosa è se stessa e solo se stessa perché è costituita dalla sua forma e dalla sua materia, attraverso l’egemonia della prima sulla seconda, con o senza la mediazione dell’ecceità. Nella biologia moderna, capire la natura individuale del vivente sta nell’interpretazione del genoma, che è sempre del singolo. Strutturato razionalmente, esso sovrintende allo sviluppo materiale dell’individuo secondo la sua propria forma. Anche qui il nesso tra forma e materia è inscindibile, e la natura appare come l’insieme di tanti enti singolarmente ma similmente progettati. Con un paragone eloquente, potremmo dire che la forma è il software e la materia l’hardware dell’individuo, vegetale o animale che sia.

6. San Tommaso d’Aquino ha conquistato due capisaldi del pensiero antropologico. Il primo è che l’anima è la forma unitaria del corpo, ossia che essa, nell’uomo, è unica pur avendo tre funzioni. La seconda è che tale forma, siccome è essa stessa la vita del composto, gli sopravvive, in quanto la materia ha bisogno di essa per vivere, ma non viceversa. Naturalmente ciò vale solo per l’anima umana, in quanto la forma degli animali o delle piante si risolve tutta nelle funzioni corporee, per cui dopo la morte del corpo stesso non può sopravvivere. L’uomo invece può amare, pensare e volere cose immateriali (ama e vuole per esempio i valori, o pensa gli enti matematici), per cui può sopravvivere al corpo stesso. Diciamo cioè che la forma umana, pur essendo legata alla materia, è spirituale e razionale, mentre quella degli altri viventi è solo razionale. Tornando al paragone informatico, è come un software, che fuori dell’hardware mantiene intatta la sua valenza formale ed esiste di suo, mentre l’hardware, privo di esso, è inerte e inutile.

7. Tali forme sono vive perché sono immateriali. La materia può essere inerte o viva, ma la forma, se slegata dalla materia, è necessariamente spirito. Ma siccome è proprio della materia corrompersi e quindi distruggersi, lo spirito è incorruttibile, quindi indistruttibile e dunque immortale. Che poi esso sia vivo, lo mostra il fatto che è superiore alla materia, la quale pure vive anche in composti non spirituali; essendo dunque esso superiore, a maggior ragione sarà vivo di per sé. Esso inoltre è di per sé volntà, intelligenza, amore. Quindi, anche per questo, è vivo.

8. Gli Spiriti sono sempre creature; il che implica che sono sempre secondo un modo, superiore al nostro, ma pur sempre un modo. Solo Dio è incondizionatamente. Inoltre essi sono per volere divino, ossia in loro l’essere e l’essenza non coincidono, per cui, pur essendo più semplici dell’uomo, non lo sono come Dio, il Quale è e dev’essere per forza, ossia è tale che il Suo Essere e la Sua Essenza coincidono. Invece le essenze angeliche sono contenute nel Verbo Che sceglie se crearle e quali creare di esse.

9. Questa lezione sulla struttura gerarchica del Cosmo celeste e terrestre è della grande tradizione patristica ed è enunciata soprattutto dallo Pseudo-Dionigi l’Areopagita, teologo anonimo del V sec., che assunse il nome del primo discepolo greco di San Paolo.

10. Questa dottrina angelica fu enunziata in modo sistematico prima dallo Pseudo Dionigi e poi fu recepita dagli altri Dottori, fino a San Tommaso d’Aquino.

11. Le Gerarchie angeliche sono state rivelate da Dio e i loro nomi sono presenti nella Scrittura. Cfr. p. es. Gen 3, 24; Is 6, 2; Col 1, 16, ecc. Il loro ordinamento è stato oggetto di differenti riflessioni patristiche. Per esempio le Tre Gerarchie secondo San Gregorio Magno sono diverse, sia pure in parte, da quelle dello Pseudo Dionigi. Ma la Chiesa ha fatto sua quest’ultima. Una certa oscillazione si registra anche nella devozione popolare.

12. Angelo viene dal latino Angelus, che a sua volta deriva dal greco Anghelos, che significa “messaggero”, esattamente come l’ebraico Mal’ak.

13. Nella fase più arcaica della Rivelazione, quando le cause seconde sono nettamente subordinate a Dio Causa Prima, quasi non vi è distinzione tra Lui e il Suo Angelo. In quanto alle apparizioni bibliche degli Angeli, sono innumerevoli. E’ attraverso Tre Angeli che le Tre Persone Divine visitarono Abramo e Sara, promettendo la nascita di Isacco. Un Angelo conforta Agar e Ismaele scacciati da Abramo. Sono due Angeli che liberano Lot dalla distruzione di Sodoma, da essi invocata. Con un Angelo combatte di notte Giacobbe, cambiandogli il nome in Israele, ossia Colui che combatte con Dio. Un Angelo guida il Popolo d’Israele durante l’Esodo. Un Angelo annunzia la nascita di Sansone. L’Angelo Sterminatore infligge la peste a Israele come castigo. Tra gli Angeli Dio comparve ad Elia e tra essi questi fu assunto in luoghi sconosciuti. Migliaia di Angeli comparvero accanto a Eliseo nella difesa della capitale dall’assedio nemico. Ancora l’Angelo Sterminatore annienta l’accampamento assiro in una notte. Compaiono poi a molti Profeti, magari spiegando varie visioni – come a Daniele.

14. Nel NT gli Angeli festeggiano la Nascita di Gesù recitando i primi versi del Gloria in excelsis Deo. Avvisano i Magi di tornare indietro senza passare da Erode. Servono Gesù dopo la sconfitta del Tentatore. Rotolano in due la pietra della Sua Tomba, atterriscono le guardie, annunziano la Sua Resurrezione alle Pie Donne e a Maria di Magdala, profetizzano il Suo ritorno dopo l’Ascensione. Un Angelo appare a San Pietro e dà mandato di evangelizzare i pagani; un altro libera l’Apostolo dalla prigione. Popolano il mondo affascinante e terribile dell’Apocalisse.

15. Tb 12, 15 ss.

16. Tali nomi sono la trasposizione in suoni terreni intellegibili dell’intimo significato delle essenze corrispondenti, che ogni Angelo conosce, nei propri simili, per intuizione, esattamente come ogni uomo riconosce immediatamente, vedendolo, il volto del suo simile.

17. In greco Psicopompo. Egli introduce le Anime da questa dimensione a quella celeste. Fu lui inoltre a seppellire Mosè.

18. Potrebbe anche intendersi come “Presenza dinanzi a Dio”. Gabriele è chiamato l’Angelo del Signore che portò l’Annunzio a Maria. Se intendiamo la denominazione in senso assoluto, allora l’Angelo del Signore dell’AT sarebbe sempre lui.

19. La Tradizione attribuisce a Michele e Gabriele l’onore di aver assunto in Cielo la Beata Vergine Maria. La tradizione giudaico-cristiana fa di Gabriele l’annunciatore della Dormizione alla Madre di Dio.

20. Nel Libro di Daniele le lotte politiche sono contemplate dalla prospettive delle lotte, simboliche, tra Angeli delle Nazioni, ossia i Principati.

21. La Tradizione infatti attribuisce a un Serafino il compito di aver confortato l’Umanità di Cristo nel Gethsemani, prima dell’Olocausto d’Amore.

22. Gli Angeli sono la causa delle estasi dei Santi. Visioni e rivelazioni e profezie spesso li vedono protagonisti. I Serafini tuttavia provocano nelle anime fenomeni complessi e misteriosi, come la trasverberazione o ferimento sostanziale dell’anima, o la stimmatizzazione dei corpi. Già nell’AT essi purificano il labbro impuro di Isaia con un carbone ardente. Cherubini e Serafini sono gli Spiriti più vicini a Dio, la Sua più splendida corte. Sempre tra essi Ezechiele contempla la Gloria del Dio Vivente. Sono Spiriti di altissimo lignaggio.

23. Secondo le formule della Tradizione e non cercando di imbrigliarne la potenza con formule magiche. Il culto della New Age agli Angeli, per cui essi darebbero ai loro devoti privilegi speciali – divinazione, guarigioni rituali, comunicazioni – non è cristiano. Gli Angeli non potrebbero mai dare agli uomini ciò che Dio ha loro vietato di dare o che neanche possono fare. In realtà quegli spiriti che fanno queste cose, in modo peraltro ingannevole, sono demoni. Gli Angeli infatti amano Dio e non gli disobbedirebbero mai. Inoltre essi non conoscono il futuro se non in Dio, non possono guarire senza il consenso divino e tantomeno fare miracoli, che solo Dio può fare, e non possono comunicare alcunchè a comando e ad alcuni in modo arbitrario. Chi fa questo, in modo fraudolento e fasullo, è satana coi suoi angeli di tenebre. Essi non sanno il futuro, lo deducono influenzandoci ad agire in un certo modo; non posson guarire, ma lenire i sintomi, mentre i mali progrediscono e peggiorano per la loro influenza; non possono comunicare alcun bene, ma solo cose false, malvage e nocive, che spacciano per vere e che gli allocchi, non paghi di ciò che Dio ha concesso, vanno vanamente e colpevolmente cercando.

24. L’Angelo o l’Arcangelo è in forma umana. Il Cherubino ha caratteristiche polimorfe impressionanti e maestose, specie nel Cocchio di Dio contemplato da Ezechiele. Il Serafino ha sei ali. Spesso l’Angelo ha due ali. Michele ha l’armatura. Gabriele la palma o il giglio. Raffaele, comparso in forma umana, è vestito da pellegrino. L’Angelo Custode spesso è bambino. In ragione di ciò, è lecito venerare gli Spiriti tramite immagini che riproducano tali raffigurazioni simboliche. Anzi il fatto stesso che gli Spiriti si effigino da sé comparendo all’uomo dà un fondamento celeste al culto stesso delle immagini. Infatti noi veneriamo gli Spiriti tramite le figure che essi assumono, ma che non sono sostanzialmente loro proprie.

25. Questo è originariamente il significato dell’uso del verbo al plurale. In ogni caso, pur ravvisando in esso un adombramento della SS.Trinità, l’idea stessa del parlare suppone che ci sia qualcuno che ascolti.

26. Daniele dice che sono miriadi di miriadi. Secondo alcuni Padri essi sono più degli uomini; per altri, il numero degli Eletti umani deve sopperire quello degli Angeli apostati.

27. Non mancano passi biblici in cui l’espressione “Figli di Dio” si può riferire agli Angeli.

28. Penso a Stirner, a Nietszche, a Hegel e Marx.

29. Avversario di Dio e dei Suoi fedeli; accusatore dei colpevoli – ossia gli uomini da venire – per le loro infedeltà.

30. Larga parte della teologia contemporanea ha negato l’esistenza del diavolo. Lo ha considerato un residuo mitico, il simbolo del male. In realtà il diavolo esiste, è vivo e operante. Non credergli significa lasciargli molto campo libero. La sua esistenza è attestata dalla Rivelazione: non è verità di fede, perché credervi non dà salvezza, ma è attestata dalla fede, per cui, conoscendola, possiamo difenderci meglio.

31. L’antica dottrina dell’apocatastasi dei demoni, ossia della loro purificazione e della conseguente fine dell’Inferno, è un’eresia che contraddice la Bibbia, dove lo stesso Gesù parla del fuoco eterno per il diavolo.

32. Il diavolo odia tutto quello che Dio fa. Se potesse distruggerebbe ogni cosa, sé compreso, per fargli dispetto. Ma non può farlo: può causare morti fisiche e distruzioni in modo indiretto, ma non può estingure completamente nessuna vita, perché le anime, come gli spiriti, sono indistruttibili. Inoltre nulla di tutto questo può, senza che Dio non lo permetta. Egli cioè è completamente in balia di Dio, come del resto tutte le cose. Solo che, avendo scelto di odiarlo, invece di essere nelle Sue mani provvide, si è reso Suo prigioniero.

33. Il diavolo può assumere forme sensibili apparenti ingannevoli, anche di bellezza e di splendore celeste. Ma il modo proprio con cui lui, stabilmente, può influire sui sensi umani è quello che lo mostra, visibilmente, per quello che è, ossia orrendo e mostruoso. Il serpente, nella sua natura inquietante, ben mostra la sua bellezza ormai decaduta, priva persino del rimpianto di una condizione da lui follemente disprezzata.

34. Creò cioè quella menzogna ancestrale che fa del male e del bene due principi coeterni e assiologici, paritetici. In realtà il male non esiste. La conseguenza è che satana non è pari a Dio, ma sempre e solo il Suo grottesco, incompiuto, impari e fallimentare imitatore, prigioniero anche in questa assurda emulazione di capovolgimento della superiorità divina.

35. La definizione è di Paolo VI.

36. In realtà avrebbero dovuto capovolgerle completamente e sempre. La negazione del Bene come norma data da Dio non è altro che il male e non ha una terza soluzione. Perciò, chi non ama, odia; chi non è puro, è impuro; chi non è umile, è orgoglioso. Non vi è altra norma oltre a quella data da Dio. Essa sola, per evidenza di ragione, è buona per tutti.

37. Questa è la matrice di ogni peccato. Ognuno di noi la replica nelle sue colpe. Quanto più conosciamo di Dio, tanto più sono maliziose le nostre cadute. Si preghi perciò per la virtù di chi conosce, ma non è santo, a cominciare da chi scrive.

38. Così, per odio del diavolo e stoltezza dell’uomo, entrarono nelle nostre vite il peccato, la morte, il dolore, l’ignoranza, le passioni.

39. Facendolo così, Dio volle porre i presupposti per recuperare la Caduta che sarebbe accaduta. Il Suo Amore fu più forte dell’odio diabolico.

40. Alcuni Padri sostengono che il diavolo, prima della propria Caduta, con tutti gli Spiriti, aveva ricevuto la Rivelazione di Dio che annunciava l’Incarnazione del Verbo, decretata prima della Colpa Originale. Sapendo che il Figlio sarebbe stato Dio e Uomo, e Che come tale sarebbe stato adorato, concepì un primo parziale rifiuto dentro di sé, per disprezzo verso l’abbassamento divino e l’innalzamento umano, nonostante l’inferiorità dell’uomo stesso agli Angeli. Poi, quando Dio rivelò che il Verbo Si sarebbe incarnato in una Donna, predestinata a regnare anche sugli Angeli, si ribellò. Se questo fosse vero, ancor più furente sarebbe il suo attacco all’uomo, tentando di disperdere almeno in parte la benedizione divina sulla sua stirpe. Ma ancora più evidente sarebbe la sua stretta dipendenza da Dio: solo per la Colpa originale il Verbo Si incarnò. Perciò satana affrettò la benedizione divina e la rese ineluttabile.

41. Il diavolo potè così sapere che un giorno egli stesso sarebbe stato per sempre chiuso all’Inferno, sconfitto. Ma forse lo sapeva anche prima.

42. Perché basata sulla debolezza della natura umana. Una volta che questa è restaurata, anzi nobilitata, il diavolo è sconfitto e gli stessi uomini possono cose nobilissime che satana neanche può concepire. Anche gli Angeli fedeli sono più forti di lui.

43. L’inganno dell’indifferenza o inesistenza di Dio, della calunnia contro di Lui; la paura della morte e del dolore come insuperabili e definitive, oltre che del diavolo stesso, che si spaccia come più forte, temibile e potente di Dio, senza esserlo.

44. Il diavolo può infastidire gli uomini solo in questo mondo e durante la loro vita. Nell’oltretomba non ha alcun potere e tantomeno nell’eternità. La sua stessa forza non può arrecare tutti i danni che vorrebbe, non può essere tutta adoperata, potrà funzionare solo fino alla Fine del Mondo.

45. Non vi è lotta tra Dio e satana. Non c’è storia né confronto ! Dio permette a satana di agire per santificare gli Eletti e per mostrare la nequizia dei malvagi. Ma non vi è pariteticità tra loro. Il diavolo lo sa. E anche i credenti lo sanno, come del resto chiunque ragioni: potrebbe mai il Creatore dell’Universo temere una sua creatura?

46. Si pensi all’Angelo del Pozzo di Lacai Roi nella Genesi. Egli si mostra come Messaggero di Dio e il suo culto entra nel monoteismo abramitico, tramite Agar e Ismaele.

47. Molte antiche religioni pagane, spiritistiche, idolatriche, hanno una matrice diabolica, totale o parziale. Ancora oggi ce ne sono, anche se un malinteso senso del dialogo interreligioso spinge a trascurare questa matrice oscura di certe religioni fasulle. Del resto, l’essenza di tutte le fedi non cristiane, ossia che Cristo non sia Dio, è di per sé diabolica. Ma l’influsso demoniaco è solo su chi volontariamente lo accetta, pur riconoscendolo. Assai forte è l’influsso satanico sui costumi e sulla cultura: non tutte le civiltà sono accettabili per i cristiani. Il luogo più forte dell’influenza diabolica è l’occultismo e l’esoterismo.

48. L’orgoglio di satana a quale prova è sottoposto: un mortale può, in Nome di Dio, ordinargli di andarsene e lui deve obbedire e sparire con la coda tra le gambe. E’ un potere dato agli Apostoli. Anche il singolo laico battezzato, purchè in Grazia, può scacciarlo in forma non solenne con l’Esorcismo breve e privato.

49. Il destino a cui Dio aveva chiamato anche il diavolo, che però lo rifiutò. Dio infatti ha amato tutti, anche lui.

50. Purtroppo indispensabili. Non è bene pensare al diavolo. Ma è bene pensare a Dio, compreso quando Lui ci avvisa sulla cattiveria del nostro antico avversario.

51. Qui per tirannia del demonio intendiamo quella di tutti i demoni, naturalmente. Essi non sono tutti eguali, perché originariamente erano diversi e suddivisi nei vari Cori. Esiste evidentemente una gerarchia infernale, il cui vertice è naturalmente satana, che però rappresenra una vetta non di perfezione, ma di difetto. Ossia i demoni, che hanno conservato i poteri propri della loro natura spirituale, sono tuttavia tanto meno perfetti quanto maggiore era la loro perfezione prima della Caduta. La loro imperfezione sta nell’ostinazione e nell’intensità della loro rivolta, che oscura la loro mente, irrigidisce nel male la loro volontà, accresce il loro odio. Tuttavia i demoni sono tutti eguali nella loro irreversibile e totale cattiveria.

52. Il drago, che nell’Apocalisse simboleggia il diavolo, è appunto munito di sette teste, perché altrettanti sono i vizi senza i quali nessuno vive, e che nelle forme gravi rendono schiavi del male: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia, accidia. Sono questi i nomi blasfemi scritti su ogni testa.

53. Come fece Raffaele, nel Libro di Tobia, col demone asmodeo.

54. Come i Crocifissi, le Statue, le Chiese; o l’identificazione del tempo civile con quello liturgico.

55. Sebbene non bisogna essere creduloni, qualunque atto che faccia riferimento, anche scherzoso, al diavolo è da evitare. Lo spiritismo esiste, come insieme di formule che i demoni fanno usare per essere chiamati e che non mettono loro al servizio dell’uomo ma l’uomo al suo. Essi lo ingannano, perché gli fanno credere di avergli rivelato segreti che gli facciano dominare la natura, ma in realtà sono illusioni! Solo Dio può farlo. I demoni possono fare trucchi, nient’altro. Lunghi, ben riusciti, ma solo trucchi. Le formule spiritiche sono puramente convenzionali: l’uomo non può soggiogare i demoni senza il Potere di Cristo. I medium, se realmente hanno poteri di contatto coi demoni, sono dei posseduti. In quanto alla magia, è difficile distinguere ciò che realmente è possibile fare di male agli altri tramite essa – ossia tramite i demoni che operano in tal maniera – e ciò che non lo è. La lotta alla stregoneria ha tuttavia avuto un riconoscimento ufficiale della Chiesa con la Summis Desiderantes Effectibus di Innocenzo VIII (1484-1492). La magia non ha il fine di acquisire all’uomo poteri particolari – per quello che ho detto prima – ma solo di soggiogarlo al diavolo. Non c’è distinzione tra bianca e nera, perché l’una finge di fare il bene l’altra fa realmente il male ed entrambe con mezzi illeciti e dannosi. Nessuno può, ad esempio, essere guarito da un demone, ma può essere lenito in attesa di una fine peggiore. In compenso il maligno può realmente uccidere e nuocere tramite la magia nera. Mai dunque rivolgersi ai fattucchieri e ai maghi ! Se non sono ciarlatani, sono indemoniati, spesso volontari, per brama di potere; irretiti nel loro gioco, sono poi completamente infeudati a satana. Valga il monito biblico, almeno in senso morale: Non farai vivere chi pratica la magia. Un discorso particolare meritano gli elementi magici e spiritici presenti nelle religioni non cristiane, generalmente animiste o pagane. Per essi valgono le stesse riserve appena espresse, con l’aggravante della loro natura strutturata e stabile. Se nei contesti originari tali pratiche, se involontarie e simboliche, non sono necessariamente e gravemente nocive per chi le compie, se fatte proprie dai cristiani e se seguite consapevolmente della loro natura perversa esse inevitabilmente stringono nel laccio del diavolo. Credenze panteistiche, olistiche, taumaturgiche, divinatorie, in se stesse finte, hanno di vero solo il fatto che ti assoggettano al maligno. Il proliferare di credenze come il rei-ki, l’energia dei chakra e altre fandonie del genere, anche grazie al New Age, in Occidente consegna purtroppo all’influsso diabolico molti cristiani che, con queste pratiche, compiono gravi peccati e parziali apostasie – se non totali. La più abominevole di tutte queste forme è il satanismo. Legato al sacrilegio, alla blasfemia, alla lussuria sfrenata e alla violenza, esso è l’atto folle che porta gli uomini a credere che il diavolo sia come Dio ! Tali atti sarebbero da proibire sempre da parte dello Stato. In passato giustamente chi sovvertiva il Bene col male in modo assoluto veniva punito capitalmente. La cultura satanista è sempre dannosa, per la morale, per la mente, per il corpo. E’ da estirpare.

56. In genere tali gravi fenomeni colpiscono chi si espone all’influenza diabolica. Si stia vicini a Dio e in ogni caso non ci sarà nulla da temere. Gesù liberò dal diavolo anche dei ragazzi. In quali circostanze siano stati posseduti, non è dato sapere.

57. Egli per esempio lanciò l’Impero Romano contro la Chiesa nascente; ai nostri tempi suscitò il Nazismo e il Comunismo contro la Fede, oltre che innumerevoli altre persecuzioni, religiose, politiche, culturali, sociali, di ogni tipo. A tale scopo ha ispirato movimenti, ideologie, associazioni, gruppi, attività di ogni genere. A volte, i giusti sono osteggiati da altri giusti involontariamente. Il paradigma del giusto provato da Dio tramite la cattiveria invidiosa di satana è Giobbe, così come è descritto nel Libro che porta il suo nome.

58. Il diavolo poteva non opporsi a Gesù, non desiderarne la Morte, per non farlo vincere? Se non si fosse opposto, gli uomini lo avrebbero riprovato? Conosceva i misteri della Sua missione? E’ argomento dibattuto. Certo i demoni sapevano chi era Gesù e potevano capire, almeno in parte, le profezie. Il ripudio di Lui è fatto solo dagli uomini, ma satana lo ha ispirato. Infatti l’unica cosa che poteva fare contro Gesù era cercare di farGli del male, di ucciderLo, anche se sarebbe stato inutile. Spinto solo e sempre al male, destinato ad essere sconfitto anche in una eventuale inazione, il diavolo ha voluto accanirsi contro Gesù non avendo potuto tentarlo. Nel suo accanimento attraverso la cattiveria degli uomini, egli ha inevitabilmente compiuto il Disegno di Dio. Il Cristo, Morto per Volontà di Dio, attraverso le mani empie degli uomini istigate dal maligno, ha redento gli uomini e incatenato satana. Tanto impotente è il diavolo dinanzi a Dio, che nel suo massimo attacco, verso il Figlio fatto Uomo, non ha fatto altro che lavorare, di fatto, per il completo trionfo del Padre ! Il demonio è, davvero, un nulla. Schieriamoci con Dio.

59. Sono queste parole attribuite alla SS. Vergine dai veggenti di Medjugorjie. Indipendentemente dal giudizio su quelle apparizioni, che spetta alla Chiesa, tali parole sono perfettamente conformi all’insegnamento evangelico.

60. Il patrocinio micaelico è infatti fondamentale nella pratica dell’esorcismo. Egli schiaccia il drago, ne annulla le azioni e presenta a Dio le nostre preghiere contro il nemico.

61. Da qui l’eresia di alcuni che fanno di Gesù non Dio Incarnato ma un Angelo incarnato, magari proprio Michele. Gesù è Dio. Diversamente non avrebbe potuto salvare l’uomo. Neanche l’Arcangelo Michele avrebbe potuto assumere una natura diversa dalla sua, e seppure l’avesse fatto, morendo non avrebbe riscattato nessuno, perché solo il Sacrificio di Dio poteva piacere a Dio.

62. La vecchia alleanza fu data dagli Angeli. Tra essi Michele svolse una funzione principale. Egli trasmise le norme etiche e cultuali provvisorie volute da Dio e comunicò le verità parzialmente rivelate. Difese le anime dei giusti in vita e le portò nel Limbo da morte. Compì guarigioni e prodigi per sé e per conto di Dio. Si manifestò ai Profeti. Il tutto in attesa della piena Rivelazione del Cristo e della Redenzione che solo Lui poteva compiere.

63. Gli Angeli svolsero una funzione quasi materna verso i fedeli dell’Antica Alleanza. Così anche Michele, il cui splendore di santità lasciava presagire, anche se solo in parte, l’ineguagliabile dignità e perfezione della Madre di Dio.

64. In quanto Protettore d’Israele, Michele custodì l’Eredità di Dio, specie nella Dinastia Davidica, in vista della Nascita di Gesù.

65. Ossia tutte le funzioni di intercessione, attive e passive. La Mediazione di Cristo non ha annullato quella precedente angelica che veniva svolta in vista dei Suoi Meriti, ma l’ha innestata nella propria e l’ha nobilitata, perché ora gli Angeli possono intercedere grazie e compiere azioni che non erano in loro potere. Per esempio partecipano del potere del Figlio di Dio su satana; portano l’Offerta della Messa – il Cristo immolato e risorto – innanzi al Padre; vegliano innanzi agli altari dove c’è Dio stesso ecc.

66. Fu anche lui a seppellire il corpo di Mosè, in un luogo sconosciuto.

67. I culti iatrici in suo onore sono numerosi. Dalla Piscina di Betesdatain in Gerusalemme, dove Gesù guarì il Paralitico, ai molti Micaelion in Asia Minore, al Santuario di Monte Sant’Angelo, dove l’acqua della Fonte Sacra e le pietre benedette ridonano la salute.

68. Tuttavia i loro nomi sono maschili perché essi sono detentori attivi di forma, sebbene non si riproducano, ma la dispensino nella rifrazione della Luce Divina verso i gradi più bassi degli ordini angelici e poi verso gli uomini.


Theorèin - Luglio 2010