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A cura di: Vito Sibilio
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SACRAMENTUM CHRISMATIS
Elementi di teologia crismale

E Io pregherò il Padre,
ed Egli vi manderà un altro Consolatore,
perché rimanga con voi in eterno,
lo Spirito di Verità
Che il mondo non può ricevere
(Nostro Signore Gesù Cristo agli Apostoli)

Il Sacramento della Cresima o Confermazione è il secondo dell’Iniziazione cristiana, la seconda tappa per essere immessi negli Arcana Mysterii. Come insegna la Lumen Gentium del Concilio Vaticano II, esso lega più perfettamente alla Chiesa, arricchisce specificamente di Spirito Santo e rende perciò abili alla professione, alla divulgazione, alla testimonianza e alla difesa della Fede. Questo Sacramento è perciò necessario, anche se non è da riceversi obbligatoriamente. Purtroppo molti fedeli lo trascurano, sebbene la Chiesa voglia che sia ricevuto – con una maggior forza negli ultimi decenni – e sebbene essa arrivi a conferirlo persino sul letto di morte sin dal VI sec. Vediamo dunque le caratteristiche di questo Sacramento.

ELEMENTI COSTITUTIVI DELLA TEOLOGIA CRISMALE

Se il fedele rinasce alla vita di fede mediante il Battesimo, esso cresce e si irrobustisce in modo definitivo – alla pari della vita naturale - mediante la Cresima. Se nel Battesimo il cristiano nasce in Cristo al Padre - ossia se esso ci rende Figli - la Cresima, sempre in Cristo, ci riempie dello Spirito Santo, per il medesimo Padre. La Cresima è il Sacramento della Terza Persona Divina, il vero dono dell’Era messianica; è quello che ci uniforma pienamente a Cristo, nel Quale lo Spirito scorre potente; è quello mediante cui lo Spirito passa da Cristo alla Sua Chiesa, che ne è il Corpo reale e mistico insieme. Nella Cresima dunque si compie la vera promessa messianica: il Padre effonde il Suo Spirito su ogni persona, come vaticinato da Gioele e rammentato da san Pietro a Pentecoste. Ognuno di noi e tutti noi insieme diventiamo nuovo Tempio, secondo la profezia di Ezechiele, per la parola di Cristo che ci rende adoratori in Spirito e verità. Andando a Cristo e bevendo di Lui, in virtù della Fede comunicata dal Sacramento, da ognuno di noi fiumi di acqua viva zampillano per la vita eterna, come Egli stesso ci ha annunziato.

Il nome Cresima, Chrisma, Chrysma o Myron, vuol dire Unzione, perché l’unzione implica una copertura totale e una piena compenetrazione tra chi è unto e ciò che lo unge. Essa è una unzione spirituale per il segno di quella materiale, che di per sè ne è solo un pallido riflesso. Il vero e pieno Unto è il Messia, il Cristo, che appunto significa questo termine, e che per Gesù è diventato Nome Proprio. Come siamo battezzati nella Sua Morte e Resurrezione, così siamo cresimati in Lui, Che fu sempre ripieno di Spirito Santo come Uomo e che da Sé, in quanto Dio, Lo fa sempre procedere come avviene dal Padre Suo. Cristo, immolato per noi, ci unge nel Suo Sangue, che è la Sua Vita. Ma la Vita di Cristo, Uomo e Dio, è il Suo Soffio Vitale, e il Soffio di Dio è il Suo Spirito, Che ha vivificato anche l’Umanità del Verbo. Perciò la Morte e la Resurrezione di Cristo ci comunicano, per l’unzione - così come il Sangue unse il Corpo del Redentore colando su di esso - il Suo Santo Spirito Paraclito. Egli infatti venne effuso dopo la Resurrezione di Cristo, in quanto prima non era possibile perché il Redentore non lo aveva meritato per noi. Con il dono dello Spirito la nostra intimità con Cristo e, tramite Lui, con il Padre, è ancora più forte: siamo inseriti nel circuito trinitario. Infatti non siamo solo più Corpo del Verbo Incarnato, ma diventiamo partecipi, siamo rivestiti dello Spirito del Padre e del Figlio. Ecco perché, nell’Iniziazione, la Cresima implica una tappa ben più significativa del Battesimo: essa ci introduce pienamente nell’economia salvifica la cui scaturigine e la cui meta è la stessa SS. Trinità.

Quando Cristo fu battezzato, Egli, per contatto, santificò le acque, profanate dalla caduta di Adamo, che dannò tutto il cosmo, di cui era capo e vertice. Gesù rese così possibile il Battesimo. Ma nel momento stesso in cui fu battezzato, su di Lui si posò visibilmente e pubblicamente lo Spirito (1). Perciò Egli fu unto innanzi al Popolo, cresimato dal Padre stesso in quanto Uomo (2), con le parole: Questi è il Figlio Mio Prediletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo (Mt 3, 17). Il Cristo era ricolmo di Spirito sin dalla Sua Concezione in modo perfettissimo, ma tale effusione pubblica servì per avviare il Suo ministero. Iniziò così la Sua missione e in Lui si conservò quello Spirito Che, nel momento in cui veniamo incorporati al Suo Corpo, comincia a scorrere pure in noi. Questo perché Cristo è l’Unico Mediatore, e a maggior ragione lo Spirito ci viene dalla Sua Umanità.

Questo rito, celebrato dal Padre stesso perché solo Lui poteva ungere l’Umanità del Suo Figlio, così come l’aveva generato, sempre di Spirito, nel grembo di Maria, diede senso e compimento alle unzioni veterotestamentarie. I Sacerdoti, da Aronne in poi, erano unti di un profumo unico, la cui mistura era stata stabilita da Dio stesso, il Crisma: ciò era figura del Sacerdozio supremo del Messia. Anzi di quel profumo oleoso erano unti anche l’Arca- simbolo del Cristo- la Dimora- segno della Chiesa Suo Corpo- le tavole e gli altari – figura delle funzioni messianiche. I Re erano anch’essi unti, perché il Messia sarebbe stato Egli stesso Sovrano e della Casa di David. Infine i Profeti, unti spesso direttamente di Spirito (3), avevano atteso che il maggiore tra loro, ossia il Cristo, sorgesse ricoperto di quello Spirito Che essi stessi avevano ricevuto e del Quale, per bocca di Isaia, avevano elencato i Sette Doni: Sapienza, Intelletto, Consiglio, Scienza, Pietà, Fortezza e Timor di Dio (4). Questi Doni, presenti già nell’Antica Alleanza in virtù dei meriti futuri di Cristo, così come lo era lo stesso Spirito, anche se non nella forma solenne che Lo mostrava Persona Divina separata e nella funzione di Paraclito (At 2, 16; 5, 32; 15, 8), furono presenti in Cristo sin dalla Concezione pneumatica, e già ci sono elargiti nel Battesimo. Ma solo nell’età adulta dello spirito, inaugurata dalla Cresima, ognuno li riceve, crescendo così, come Cristo stesso, in sapienza e grazia innanzi a Dio e agli uomini. Perciò chiamiamo questo Sacramento con un altro nome: Confermazione, Confirmatio, nella tradizione latina, perché appunto essa suggella l’azione iniziata nel Battesimo, facendo agire direttamente la Terza Persona Divina, inviataci da Cristo mediante il Suo Corpo glorioso. Egli infatti istituì questo Sacramento e nessun altro (5). Promise più volte, specie nell’Ultima Cena, l’effusione dello Spirito, come compensazione della Sua scomparsa visibile (Gv 14, 16; 25, 26) (6), anzi, mancando nel Vangelo una prescrizione accurata come per il Battesimo da parte del Signore, possiamo dire che Egli istituì il Sacramento non mostrandolo ma promettendolo, come dice San Tommaso d’Aquino. Nostro Signore effuse poi lo Spirito Santo emanandolo da Sé a Pasqua sugli Apostoli (7); avendo infine rinnovato la Promessa all’Ascensione (Lc 24, 49) ed essendosi assiso alla Destra del Padre quale Mediatore, dal Suo Corpo glorioso comunicò definitivamente il Paraclito il giorno di Pentecoste - dando compimento all’azione da Lui compiuta cinquanta giorni prima (8)- quando gli Apostoli e la Beata Vergine Maria (9). Lo ricevettero con fragore e potenza, per la loro missione pubblica (10). In quel giorno l’Umanità fu nuovamente riunificata in Cristo, contrapponendosi alla babele degli spiriti e delle lingue generata dal Peccato e consolidatasi dopo il Diluvio (11). Pieni di Spirito Santo, gli Apostoli iniziano ad annunziare le opere di Dio (At 2, 11). Pietro, Capo della Chiesa, afferma che l’effusione dello Spirito è il segno dell’Era messianica. Infatti coloro che credono prima sono battezzati e poi ricevono lo Spirito Santo (At 2, 38), distintamente anche se in modo concomitante. Questa ricezione avviene mediante l’imposizione delle mani da parte degli Apostoli stessi (At 8, 15-17; 19, 5-6) ed è parte integrante dell’Iniziazione cristiana secondo la testimonianza della Lettera agli Ebrei (Eb 6,9) (12). Tale imposizione delle mani costituisce la materia del Sacramento della Cresima. Essa avviene, conformemente alla tradizione biblica, in concomitanza con l’unzione fatta con il Sacro Crisma, che la Chiesa eredita dalla tradizione mosaica e che, come dicevo, fu voluto da Dio stesso sul Sinai. Ciò ci rende visibilmente cristiani, ossia di Cristo, etimologicamente “unti nell’Unto”(13).

In ragione di ciò, nei primi secoli della Chiesa la Cresima e il Battesimo furono dati insieme in una sorta di “doppio Sacramento” (San Cipriano) (14). Tuttavia, se il Battesimo fu da subito delegato ai Presbiteri e ai Diaconi, come pure è possibile fare secondo la Scrittura, la Chiesa occidentale, volendo conservare ai Successori degli Apostoli la diretta amministrazione di questo Sacramento, che perfeziona il Battesimo, separò le due liturgie, limitandosi a dare al battezzando – una volta che il numero dei fedeli crebbe e invalse il pedobattesimo – una unzione crismale che prefigurasse quella sacramentale. La Chiesa orientale invece delegò volentieri ai Presbiteri anche l’amministrazione della Cresima, in concomitanza anche del pedobattesimo, per cui colà si è battezzati e confermati insieme, risolvendo il problema della latitanza dei fedeli al momento della recezione del Sacramento e sganciando la maturazione della vita spirituale da quella, simile solo in modo estrinseco anche se reale, della vita corporea. Perciò ministro del Sacramento è propriamente il Vescovo, ma anche qualunque Presbitero debitamente autorizzato da lui direttamente o dai canoni. Infatti in ogni caso per confermare il Presbitero deve usare il Crisma consacrato dal Vescovo. Inoltre nella Chiesa Latina il Vescovo può delegare solo per motivi seri – per esempio il Presbitero può cresimare qualunque fedele in punto di morte. Naturalmente un adulto che riceva il Battesimo riceverà anche la Cresima, sia nella Chiesa d’Occidente che d’Oriente.

Proprio in relazione al cresimando, va detto che deve ricevere questo Sacramento chiunque non l’abbia ancora ricevuto e, come dicevamo, anche tempestivamente, perché il lebbroso che è in ognuno di noi sia purificato al più presto come avveniva profeticamente nel rito del Levitico, con unzioni di sangue e di olio, ossia per la Redenzione e l’effusione dello Spirito. L’età più indicata è quella della discrezione, perché il Sacramento della maturità, quale è la Cresima, sia efficace – questo ovviamente nella Chiesa latina. In vista di tale Confermazione è bene che il candidato sia opportunamente preparato e catechizzato, nella sensibilizzazione all’appartenenza alla Chiesa. Colui che è candidato al Sacramento, procurerà di mantenersi in Grazia, se virtuoso, o di riacquistarla con la Confessione, se peccatore, al momento della Crismazione. Infatti non potrebbe lo Spirito di Colui Che è tre volte santo scendere in un’anima impura, non essendo la Cresima deputata alla remissione di colpa alcuna. Tradizionalmente, il cresimando è accompagnato da un padrino o da una madrina che si fa garante della sua formazione spirituale, con un gesto che oggi ha perduto parte del suo significato effettivo e che andrebbe riscoperto, magari scegliendo a tale scopo lo stesso mentore del Battesimo.

LA LITURGIA CRISMALE

La consacrazione del Sacro Crisma è un momento importante di ogni rito crismale anche se avviene il Giovedì Santo nella Messa degli Oli per mano del Vescovo. In ogni crismazione della Chiesa d’Occidente, il candidato rinnova le promesse battesimali e professa la sua fede, riallacciandosi al Battesimo. Nella liturgia romana il Vescovo stende le mani sul cresimando e, come gli Apostoli, invoca lo Spirito Santo. Il rito essenziale segue subito dopo: il Vescovo conferisce la Confermazione imponendo la mano e ungendo la fronte del cresimando, mentre pronunzia la forma: “Ricevi il sigillo dello Spirito Santo”; nelle Chiese Orientali l’unzione col Crisma è fatta, dopo una preghiera di epiclesi, sulla fronte, sugli occhi, sul naso, sulle orecchie, sulle labbra, sul petto, sul dorso, sulle mani e sui piedi, accompagnandola ogni volta con la frase: “Sigillo del dono che è lo Spirito Santo” (15). Il bacio di pace chiude la celebrazione esprimendo la comunione tra i cresimati, il Vescovo e tutti i fedeli.

EFFICACIA SOTERIOLOGICA DELLA CRESIMA

Molteplici e meravigliosi sono gli effetti del Sacramento che porta lo Spirito di Dio nella nostra anima:

  1. Innanzitutto lo Spirito Santo stesso prende una piena e definitiva dimora nell’anima nostra; in ragione di ciò
  2. la nostra filiazione divina si perfeziona, in quanto il Paraclito è Colui Che grida in noi “Abbà, Padre” (Rm 8, 15); e in quanto lo stesso Spirito Che è in noi è emanato ad un tempo dal Padre e dal Figlio, per cui la Prima Persona Divina vede in noi quella Terza Persona che scaturisce da Sé e dal Figlio Suo, nello stesso movimento eterno della Spirazione in seno alla Trinità;
  3. la nostra unione al Corpo di Cristo è rafforzata, perché lo Spirito scorre in esso e lo tiene unito, per cui riceverLo ci incorpora maggiormente al Mistico Organismo del Redentore; in ragione di ciò siamo pienamente e perfettamente inseriti nella Chiesa;
  4. i Doni dello Spirito, comunicati nel Battesimo, sono effusi in noi con maggior forza, essendo inabitati da Colui Che li fa scaturire da Sé; con essi si rafforzano le Virtù Teologali e sono appunto confermate le morali;
  5. inaugura in noi la militia Christi, ossia la capacità di combattere la Buona Battaglia, difendendo e diffondendo, con la parola e le opere, la Fede, senza mai vergognarsi della Croce del Redentore (16);
  6. confermando l’azione battesimale, la Cresima la completa in modo analogo, imprimendo anch’esso il marchio indelebile del carattere o sigillo, che rende il cristiano Soldato di Cristo o, più biblicamente, che lo riveste di potenza dall’alto (Lc 24, 48-49) (17), per cui il cresimato riceve il potere e quindi l’obbligo di professare pubblicamente la fede quasi per mistero.

1. Possiamo dire che sul Cristo Uomo si posò la Mano invisibile del Padre, perché lo Spirito è simboleggiato anche dalla mano nella Bibbia. Ravvisiamo quindi in modo invisibile una imposizione delle mani anche nella Crismazione di Cristo, come nel rito sacramentale, del quale diremo.

2. Qui l’unzione, come l’imposizione delle mani, è invisibile perché scende lo Spirito stesso direttamente, che è simboleggiato dall’unzione, come abbiamo visto, nel VT; ma è reale così come lo è nel Sacramento, in cui è visibile. Nella Crismazione di Cristo il ministro è il Padre, Che quindi manda direttamente lo Spirito senza la mediazione del segno sensibile, ma con un atto divino che lo sussume spiritualmente, dando senso analogico da quanto istituito poi dal Figlio per i cristiani.

3. Come sarebbe accaduto a Cristo.

4. Dei loro effetti si è detto: la Sapienza ci fa conoscere e gustare le cose divine; l’Intelletto ci fa comprendere per quanto possibile le verità rivelate; il Consiglio ci permette di fare delle scelte conformi alla volontà di Dio; la Scienza ci fa vedere le cose create in rapporto al piano divino; la Pietà ci eleva alla vita di devozione; la Fortezza ci difende dalle tentazioni; il Timor di Dio ci fa fuggire il male e fare il bene per rispetto di Lui. Essi ci cautelano anche dai Peccati contro lo Spirito: Disperazione della Salvezza, Presunzione di Salvarsi senza merito, Invidia della Grazia altrui, Ostinazione dei Peccati, Impugnare la verità conosciuta, Impenitenza finale.

5. Prima del XVI sec. nessuno negò l’istituzione divina della Confermazione. Il primo fu Lutero che considerò la Cresima un semplice sacramentale, come la benedizione dell’acqua. Calvino invece sostenne che la cerimonia crismale era, per gli antichi, l’esplicitazione delle promesse battesimali da parte di chi era stato battezzato da bambino dinanzi al Vescovo che lo benediceva. In ogni caso questa cerimonia sussiste ancora in molte Chiese riformate con questo senso. Per gli Anglicani la Cresima è un segno esterno di una Grazia speciale ma non è Sacramento. Queste dottrine sono tuttavia contraddette dalla Scrittura, come la tesi modernista per cui la distinzione tra Cresima e Battesimo sia delle prime generazioni cristiane o quella razionalista che essa sia il frutto della cristianizzazione di alcuni riti pagani. Dalla Bibbia infatti si evince che nella Chiesa, subito dopo la sua nascita, esisteva un rito di crismazione separato dal Battesimo. Per esempio in At 8, 4-17 leggiamo che i Samaritani furono battezzati da san Filippo il Diacono ma non ricevettero lo Spirito Santo, che fu effuso da san Pietro e san Giovanni apostoli appositamente recatisi in loco, perché solo essi avevano tale potere. Ancora in At 19, 1-6 san Paolo fa ribattezzare coloro che avevano ricevuto solo il battesimo di Giovanni e impone lui stesso le mani ai neofiti per conferire lo Spirito. Da questi e altri passi (p. es. Eb 6, 2; 2 Cor 1, 21-22; 1 Cor 12, 13) dunque si evince che l’imposizione delle mani era un vero segno sacramentale, distinto dal Battesimo – per ministro, rito ed effetto - e che conferiva realmente lo Spirito e che era di istituzione divina, non potendo certo gli Apostoli arrogarsi tale potere. Non a caso il Sacramento si è conservato nelle Chiese Latina, Greca e precalcedonesi. L’istituzione divina della Cresima è stata insegnata dal magistero del Concilio di Firenze nel Decreto per gli Armeni; definita esplicitamente dal Concilio di Trento nel canone I de Sacramento Confirmationis; ribadita da san Pio X nel Decreto Lamentabili contro i Modernisti; nuovamente espressa dal Vaticano II con la Lumen Gentium nel quadro di una esauriente teologia di questo Sacramento, nonché da Paolo VI che all’argomento dedicò la Cost. Ap. Divinae Consortium Naturae.

6. Il valore di questa promessa nell’istituzione del Sacramento fu sottolineato anticamente da papa san Fabiano e poi dal Catechismo Romano.

7. Il Concilio di Trento ha lasciato liberi i teologi di determinare il momento dell’istituzione della Cresima, in quanto ai suoi tempi si distingueva tra la determinazione generica del segno sacramentale – che Cristo fece ogniqualvolta impose le mani a qualcuno, specie ai bambini, anche se a scopo curativo e non confermativo – e la determinazione specifica – che il Redentore fece il giorno di Pasqua. Oggi si evidenzia come Egli progressivamente abbia preparato i discepoli al Sacramento crismale, attraverso la Rivelazione progressiva dello Spirito Santo, come hanno recepito i documenti del magistero recente, dal Vaticano II a Paolo VI. I momenti di tale percorso istitutivo sono appunto quelli che elenchiamo. Va precisato che, effondendo lo Spirito Santo a Pasqua, Gesù non istuisce solo la Confermazione, ma anche la Penitenza, come spiega lo stesso brano (Gv 20, 23) e l’Ordine episcopale. Questo è perfettamente conforme alla pluralità di effetti propria delle azioni divine.

8. Sebbene a Pentecoste non vi sia imposizione di mano visibile sugli Apostoli, la discesa dello Spirito è essa stessa imposizione di mano (come per la Crismazione del Cristo), perché nella simbologia biblica la mano rappresenta lo Spirito, e Dio non ha mano corporea, mentre Cristo era già in Cielo. Lo stesso dicasi dell’unzione, visibilmente assente ma opearata dallo stesso Spirito, Che biblicamente unge coloro che possiede.

9. Costei era già ripiena di Spirito Santo per la missione Sua propria: Immacolata, Tutta Santa, Sempre Vergine, Madre per opera del Paraclito e poi Corredentrice, lo ricevette pubblicamente per poterlo altrettanto pubblicamente riversarlo sugli altri. Infatti la fiamma viva dello Spirito si posò dapprima su di Lei e poi sugli altri, secondo la Tradizione. Si intravede qui la Mediazione strumentale di Maria mediante cui il Dono per eccellenza, attraversandola come una porta che amorosamente e volontariamente si apre, viene a comunicarsi alla Chiesa. Infatti i XII Apostoli sono coloro mediante cui, nella catena sacramentale, tutti noi riceviamo il Dono dello Spirito.

10.In ragione di ciò l’effusione dello Spirito su di noi non è né visibile né carismatica, ma perfettamente uguale a quella di Pentecoste, essendo le parole di Cristo che ne spiegano l’effetto rivolte a tutti gli uomini (At 1,8).

11.L’Umanità peccatrice che vuole elevarsi da sé al Cielo è confusa nelle lingue e quindi negli spiriti. Ma quando il Logos, Verbo del Padre, parla all’Uomo e lo eleva attraendolo a Sé nella Croce, allora la divisione in lingue e pensieri concomitanti scompare e gli spiriti si riunificano. Ciò avviene perché lo spirito umano si esprime nel pensiero e si comunica nella parola, mentre lo Spirito di Dio procede dal Padre pensante e dal Figlio pensato come Verbo, ossia come Parola e Concetto insieme.

12.L’imposizione delle mani non è fatta da Gesù nel giorno di Pasqua. Ma il contesto lascia supporre un simile gesto, a mio avviso. Inoltre è impossibile che gli Apostoli iniziassero ad imporre le mani come segno sacramentale senza che Gesù lo avesse approvato, Egli che aveva compiuto tale gesto in diverse circostanze. Perciò l’approvazione del gesto se non il suo comando potè accadere nei Quaranta Giorni tra Pasqua e Ascensione, fermo restando che esso è presente da subito negli Atti degli Apostoli, che è Scrittura ispirata.

13.La materia remota è il Crisma consacrato nella Messa crismale; quella prossima è l’imposizione delle mani con l’unzione. Il Crisma in quanto tale non può essere separato dall’imposizione delle mani, quasi avesse un potere magico di per sé.

14.Testimonianze della distinzione concettuale dei due Sacramenti concomitanti si hanno nella Tradizione patristica (nonostante siano a volte chiamati entrambi “Battesimo”): san Clemente Romano, Erma, san Giustino, sant’Ireneo, Tertulliano e lo stesso san Cipriano, nonché nell’Epistola di Firmiliano al Presule cartaginese, e Origene. Molto più ricche le testimonianze a partire dal IV sec.: sant’Ottato di Milevi, sant’Ambrogio, sant’Agostino in Occidente; san Cirillo di Gerusalemme, sant’Atanasio e altri in Oriente. Questa composita Tradizione chiama il Sacramento con molti nomi: Imposizione delle Mani, Sigillo del Signore, Sigillo Spirituale, Sacramento della Crismazione o dell’Unzione o della Consegnazione – oltre ovviamente ai nomi adoperati di solito anche oggi. Anche i testi liturgici mostrano la distinzione sacramentale tra Battesimo e Confermazione.

15.La materia duplice e la forma del Sacramento sono state ribadite nuovamente da Paolo VI nella Divinae Consortium Naturae. Egli ha così risolto una controversia molto antica, se cioè fosse più importante l’imposizione delle mani o l’unzione, confermando la tradizionale unione dell’una all’altra. In ordine alla materia, nella Tradizione della Chiesa si rileva quanto segue. Un luogo teologico dell’uso del Crisma è 1 Gv 2,27, ma non riconosciuto da tutti i teologi. Tertulliano e san Cipriano rilevano la impressione del segno di Croce sulla fronte all’atto dell’imposizione delle mani; il gran Presule cartaginese parla di unzione nella controversia con santo Stefano I. Questi chiedeva che agli eretici non fosse riconferito il Battesimo, ma solo imposte le mani, per l’effusione dello Spirito, Che non può essere donato fuori della vera Chiesa. Da qui una confusione per i posteri delle funzioni dei Sacramenti della Cresima e della Penitenza, in quanto l’unzione crismale fu a volte il segno della riconciliazione degli eretici con la Chiesa (Conc. di Epaon, 517, can. XVI). In Egitto le Costituzioni della Chiesa Egiziana (425) che si rifanno alla Traditio Apostolica (III sec.) citano l’unzione; a Roma essa è citata esplicitamente dal V sec. Qui papa san Siricio legò l’imposizione delle mani all’effusione dello Spirito; poco dopo sant’Innocenzo I nel 416 distinse tra unzione battesimale e crismale. In Oriente invece l’unzione è citata da san Teofilo di Antiochia sin dal II sec. e poi prende il sopravvento, nelle fonti, sull’imposizione delle mani, così come a Roma dal V sec., in quanto l’una presuppone l’altra. Sant’Isidoro di Siviglia dà in merito una informazione assai importante: dice che l’unzione assimila al Cristo, ma che solo l’imposizione delle mani del Vescovo conferisce ai battezzati e unti lo Spirito Santo (VII sec.). Inoltre ai tempi suoi esistevano in Occidente due imposizioni delle mani, delle quali solo una era quella crismale e l’altra un sacramentale amministrato in diverso momento. Papa Vigilio (537-555) insegnò l’autentica divisione tra Cresima e Penitenza, distinguendo tra imposizione delle mani dell’uno e dell’altro Sacramento. In relazione alla forma, si nota altresì quanto segue. Gli Apostoli imponevano le mani pregando, ma non conosciamo la formula. Testimonianze sulla forma del Sacramento, nella sua oscillazione in una banda lessicale e fraseologica che però esprime sempre un medesimo concetto, si hanno in Tertulliano, sant’Ippolito, le Costituzioni Egiziane, sant’Ilario, san Gerolamo, sant’Ambrogio, il Sacramentario Gelasiano e quello Gregoriano, l’Ambrosiaster, il Messale Gotico, i Sacramentari ambrosiani, san Tommaso d’Aquino, san Cirillo di Gerusalemme. Tale oscillazione è coerente con le definizioni magisteriali fino al Tridentino, le quali, pur insegnando con forza che Cristo ha istituito questo Sacramento, hanno evidenziato che le modalità concrete non sono state da Lui puntualizzate attraverso la Scrittura ma nella Tradizione, permettendo così una possibilità più ampia di fissazione degli aspetti contingenti delle stesse da parte della Chiesa.

16.Infatti la vita dell’uomo sulla terra è una milizia, come dice il Libro di Giobbe.

17.Che la Cresima imprima il carattere è stato definitivamente insegnato dal Concilio di Trento.


Theorèin - Febbraio 2011