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Alle posizioni illuministiche esaltanti il progresso risponderà il romanticismo.

Se modernità significa, ad esempio metropoli, si rimpiangerà la piccola città; se l’economia diventa sempre più capitalistica, e comporta la produzione a macchina, si rimpiangerà l’artigianato; se civilizzazione significa, mercato permanente, si rimpiangerà la piazza del mercato di una volta.

Nella metà dell’Ottocento un personaggio esemplare da questo punto di vista è John Ruskin, il quale alle città che si stanno industrializzando contrappone Venezia come mito realizzato, come città costruita nel passato.

L’Illuminismo aveva agganciato al progresso tecnologico qualunque altro progresso (morale, civile, sociale) e sul tema sociale innestato al tecnologismo si aggiungerà successivamente un’ennesima presa di posizione che è quella del marxismo, il quale contesterà all’Illuminismo di non aver mantenuto fede a certe promesse (libertà solo politica e non sociale; la fraternità sopraffatta dal dogma borghese della concorrenza).

Ai nostri giorni si fa forza la teoria del pensiero debole, perché non si presume di sistemare tutto, ma di intervenire dove si può.

Jean Baudrillard sociologo francese ne L'America ci descrive in termini critici, di come questo pensiero si è realizzato nel paese dell’Illuminismo reale che è appunto gli Stati Uniti d’America.

«Il miraggio del corpo negli Stati Uniti è ovunque grandissimo. E’ il solo oggetto sul quale concentrarsi, non già come fonte di piacere, ma come oggetto di smodate attenzioni, nella continua ossessione della decadenza e della prestazione, segno e anticipazione della morte, alla quale nessuno sa più dare altro senso se non quello della sua perpetua prevenzione. Il corpo è vezzeggiato, coccolato, nella certezza perversa della sua inutilità, nella certezza totale della sua non-risurrezione. Ora, il piacere è un effetto di risurrezione del corpo, attraverso il quale esso supera quell’equilibrio ormonale, vascolare e dietetico ossessivo in cui lo si vuol racchiudere, quell’esorcismo della forma e dell’igiene. Bisogna dunque far dimenticare al corpo il piacere come grazia attuale, fargli dimenticare la sua possibile metamorfosi in forme diverse, e votarlo alla preservazione di una gioventù utopica e in ogni modo perduta. Perché il corpo che si pone il problema della propria esistenza è già quasi morto, e il culto che attualmente gli si dedica, metà yogico metà estatico, è una preoccupazione funebre. La cura che ci si prende del corpo vivo prefigura il maquillage della funeral homes dal sorriso innestato sulla morte. Perché tutto sta lì, nell’innesto. Non si tratta né di essere e neppure di avere un corpo, ma di essere innestato sul proprio corpo. Innestato sul sesso, innestato sul proprio desiderio. Collegati alle proprie funzioni come su altrettanti differenziali di energia o schermi televisivi. Edonismo innestato: il corpo è il canovaccio di uno spettacolo la cui strana melopea igienista si dispiega fra gli innumerevoli centri di potenziamento muscolare, club di culturismo,stimolazione e simulazione che vanno da Venice e Tupanga Canyon, e che esprimono una ossessione collettiva asessuata».

Mentre parrebbe che un Illuminismo realizzato avrebbe dovuto in qualche modo mettere nella migliore delle condizioni quel epicureismo antico che si poneva come alternativa sia al corpo socratico sia a quello stoico; in realtà l’Illuminismo realizzato è una grande smentita in particolare proprio del corpo epicureo.

Ai giorni nostri, il pensiero occidentale si avvia alla fine, perché nessuna delle grandi tradizioni, può venirci in aiuto, perché sono state abolite tutte.


Theorèin - Febbraio 2003