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 XIV Lezione

Francesco d'Assisi così come vien fuori dai Fioretti, rappresenta una chiara reazione alla civiltà mercantile comunale. Egli è figlio di un mercante così come Diogene è figlio di un banchiere. Agisce dentro la città, e dentro la città prende le distanze da suo padre sposando il valore opposto a quello paterno. Francesco sulla piazza di Assisi si spoglia e sposa Madonna povertà.

Al movimento francescano accade di incrociare, in qualche modo, la stessa aristocrazia feudale minacciata dalla nuova classe "borghese" in ascesa. Stranamente, colui che decide antiborghesemente di vestirsi di stracci, trova una omologazione proprio dal ceto aristocratico.

Un altro aspetto di omologazione fra il modello diogeniano e i francescani lo possiamo intravedere nella vicenda che nei Fioretti tocca a frate Bernardo uno dei primissimi amici a seguire Francesco (anche lui fra i più nobili di Assisi).

Frate Bernardo viene mandato missionario a Bologna "vedendolo i fanciulli in abito disusato e vile, sì gli facevano molti ischerni e molte ingiurie, come si fa ad un pazzo".  

Bernardo non solo non si adombra, ma accoglie questo lietamente, tanto più viene schernito tanto più si esalta (chi si umilia sarà esaltato, chi si esalta sarà umiliato)

"Acciocchè meglio e' fusse istraziato, si puose istudiosamente nella piazza della città; onde, sedendo ivi, gli si raunavano d'intorno molti fanciulli e uomini; e chi gli tirava il cappuccio di dietro, e chi dinnanzi, chi gli gittava polvere, e chi pietre, chi lo sospingeva di qua, e chi di là. E frate Bernardo, sempre d’un modo e d’una pazienza, col volto lieto non si rammaricava e non si mutava; e per più dì ritornò a quel medesimo luogo, per sostenere somiglianti cose".

Ritroviamo un atteggiamento simile a quello di Diogene.

C’è un aspetto cinico anche nell’episodio di frate Leone quando assieme a Francesco arriva in una giornata di pioggia al convento di Santa Maria degli Angeli, bussano "bagnati per la piova e agghiacciati per lo freddo e infangati di loto e afflitti di fame", non vengono riconosciuti dal frate portinaio, che li fa "istare di fuori alla neve e all’acqua, col freddo e colla fame insino alla notte". Qui c’è la parabola della perfetta letizia, dove Francesco spiega a frate Leone:

"E però odi la conclusione, frate Lione. Sopra tutte le grazie, e doni dello Spirito Santo, le quali Cristo concede agli amici suoi, si è di vincere sé medesimo, e volentieri per lo amore di Cristo sostenere pene".

Abbiamo parlato dei tratti giullareschi assunti da Diogene così come da Simeone il Semplice. Aspetti del genere lo ritroviamo anche in Francesco:

"Andando un dì santo Francesco per cammino con frate Masseo, il detto frate Masseo andava un poco innanzi: e giungendo ad un trebbio di via, per lo quale si poteva andare a Firenze, a Siena e ad Arezzo, disse frate Masseo: - Padre, per quale via dobbiamo andare? - Rispuose santo Francesco: - Per quella che Iddio vorrà - Disse frate Masseo: - Come potremo noi sapere la volontà di Dio? - Rispuose santo Francesco: - Al segnale ch’io ti mostrerò; onde io ti comando, per lo merito della santa obbedienza, che in questo trebbio, nel luogo dove tu tieni i piedi, tu t’aggiri intorno intorno, come fanno i fanciulli, e non ristare di volgerti, s’io non tel dico. - Allora frate Masseo incominciò a volgersi in giro; e tanto si volse, che per la vertigine del capo, la quale si suole generare per cotale girare, egli cadde più volte in terra; ma non dicendogli santo Francesco che ristesse, ed egli volendo fedelmente ubbidire, si rizzava e ricominciava. Alla perfine, quando egli si volgeva ben forte, disse santo Francesco: - Sta fermo e non ti muovere. - Ed egli stette, e santo Francesco li domandò: - Inverso quale parte tu tieni la faccia? - Risponde frate Masseo: - Inverso Siena. - Disse santo Francesco: - Quella è la via, per la quale Iddio vuole che noi andiamo - ".

C’è un aspetto in cui il francescanesimo si dimostra più tollerante nei confronti del corpo di quanto non lo sia il corpo cinico e soprattutto stoico. Lo troviamo nell’episodio dei cuoretti (aggeggi che si infilavano nelle carni per penitenza). A queste forme di penitenza Francesco è totalmente contrario:

"In quel medesimo Capitolo fu detto a santo Francesco che molti frati portavano il cuoretto in sulle carni e cerchi di ferro; per la quale cosa molti ne infermavano e quanti ne morivano, e molti n'erano impediti dallo orare. Di che santo Francesco, come discretissimo padre, comandò, per la santa obbedienza, che chiunque avesse o cuoretto o cerchio di ferro se lo traesse, e ponesselo dinanzi a lui. E così feciono; e furono annoverati ben cinquecento cuoretti di ferro e troppi più cerchi, tra da braccia e da ventre; intanto che feciono un grande monticello; e santo Francesco tutti li fece lasciare ivi".

Francesco fonda un Ordine esemplato sul modello cavalleresco. E’ di tipo gerarchico. C’è un padre superiore e l’Ordine è fondato sulla obbedienza. Questo Ordine ha come regola il proselitismo tipico della cavalleria. Quindi è strettamente collegato anche per questo alla visione aristocratica.

I rapporti con l’aristocrazia sono ulteriormente sottolineati nei Fioretti dall’episodio circa una visita del re Francia Lodovico, sotto mentite spoglie, al convento dei francescani.

L’incontro con il superiore del convento, frate Egidio, avviene come un incontro fra eguali. Questo può avvenire, perché i due, sono stessa faccia di una stessa medaglia. Tutti e due vengono dalla stessa origine, anti-urbana, se urbana significa ceto borghese, di mercanti, di banchieri.

Questa dialettica basata sul comune antiborghesismo che unisce francescani e aristocratici, verrà sottolineata dal Manzoni che mostrerà di comprendere bene questa meccanica. Nei Promessi Sposi frà Cristoforo (un francescano) che incontra il cardinal Federigo (un principe) rappresenta la parabola moderna che si riallaccia a questa meccanica: aristocrazia-francescanesimo-borghesia.


Theorèin - Giugno 2003