Recensioni

A cura di: Oscar Buonamano

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Titolo: Cose di Cosa Nostra
Autori: Falcone Giovanni, Padovani Marcelle
Edizioni: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli 2004

Il 23 maggio del 1992 ero ospite a casa di un amico, faceva già molto caldo e mi aggiravo per casa alla ricerca di un libro. La televisione era accesa, come al solito era il sottofondo di tante nostre attività, e all’improvviso irrompe la notizia. A Capaci c’é stata una strage. Una quantità enorme di tritolo ha distrutto un pezzo di autostrada all’altezza di Capaci, sulla strada che portava Giovanni Falcone, sua moglie e i ragazzi della scorta a Palermo.

Resto attonito, senza parole. Non riesco a parlare e nemmeno a piangere.

Giovanni Falcone non lo conoscevo. Avevo però con lui e Paolo Borsellino, una familiarità che era cresciuta negli anni. Ho sempre pensato e penso tuttora che quella grande stagione di speranze che é stata la “primavera di Palermo” non sarebbe mai esistita senza il lavoro, le idee e il coraggio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

È in libreria una bella ristampa del libro di Giovanni Falcone e Marcelle Padovani, Cose di Cosa Nostra, con una stimolante introduzione alla nuova edizione della stessa Padovani, intitolata Dodici anni dopo.

In questo scritto breve, l’autrice si chiede che fine abbiano fatto le migliaia di ragazzi e ragazze che manifestavano la loro ostilità alla mafia nel 1992/93 dopo gli attentati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Cosa pensano oggi, come vivono il loro impegno civile e sociale.

Io sono uno di quei ragazzi, oggi un po’ più “vecchio”.

Non sono mai stato in Sicilia e perciò non ho una conoscenza diretta della mafia, ma ho una conoscenza diretta, come molti credo, di ingiustizie e più in generale di soprusi ai quali quotidianamente assistiamo.

Per me le figure di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno rappresentato la prova evidente che contro le ingiustizie e per affermare ideali di giustizia ci si può, anzi ci si deve battere.

Uno striscione che é rimasto nella memoria collettiva degli italiani accanto alla foto dei due magistrati aveva una grande scritta: le loro idee non moriranno mai. Io credo che le loro idee non siano morte, anzi sono più vive che mai.

Marcelle Padovani si chiedeva cosa facevamo oggi e cosa pensavamo.

Io posso rispondere per me.

Dopo quell'attentato é cresciuta in me la voglia d’impegnarmi e di dare il mio contributo, il mio piccolo contributo, alla costruzione di una società migliore, più giusta, più uguale per tutti. E prorpio in quei giorni ho deciso d’impegnarmi politicamente. Oggi che sono passati tredici anni da quel giorno bruttissimo, ho sempre lo stesso entusiasmo e la stessa voglia di contribuire a migliore la società in cui viviamo grazie anche alla spinta morale e culturale che mi é venuta dalla vita di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Io non conosco ovviamente tutti quei ragazzi e quelle ragazze a cui faceva riferimento Padovani nel suo scritto, ma sono sicuro che molti di quei ragazzi e di quelle ragazze oggi lavorano e s’impegnano per gli altri grazie all’insegnamento di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, due grandi uomini di cui essere fieri ed orgogliosi oggi e sempre.

Ho conosciuto recentemente la sorella di Paolo Borsellino, Rita, ad un’iniziativa che si é tenuta nella mia città. La sera siamo stati insieme a tanta gente a cena per raccogliere fondi da destinare in beneficenza. Quella sera, dopo tredici anni, sono riuscito finalmente a piangere. L’ho fatto quando Rita si é allontanata, per pudore.

Il bel libro, curato da Marcelle Padovani, si conclude con queste parole di Giovanni Falcone: “... Si muore generalmente perché si é soli o perché si é entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si é privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non é riuscito a proteggere.”

Oscar Buonamano


Theorèin- Marzo 2005