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REPORTAGE

A cura di: Mario Della Penna

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S. Clemente a Casauria
II parte

La visita

Una volta varcato il cancello possiamo osservare un serie di elementi archeologici disseminati per tutto il giardino; trattasi di pezzi che appartenevano al tempio pagano di Ercole, Urios, dal cui nome, probabilmente deriva Casauria nella derivazione latina Domus Urii (casa di Urio) e alla città romana di Interpromium che sorgeva su questo territorio.

La facciata principale è costituita da quattro finestre bifore, l'una diversa dall'alta che probabilmente sostituirono un grande rosone distrutto dal terremoto del 1315. Sotto le quattro bifore scorre una successione di archetti ciechi con al centro motivi floreali e teste umane. Un grande arco rotondo centrale e due ogivali più piccoli ai lati, introducono al portico. Interessante è il capitello di sinistra detto a canestro, tipico di San Clemente a Casauria, che si compone di un intreccio di nastri e palmette che ricorda i cesti usati dai contadini della zona. Fra gli intrecci si osservano le pigne, simbolo della natura protettiva della Chiesa. Nei capitelli dell'arco centrale osserviamo le figure di frati dall'aspetto sinistro, dalla testa rassomigliante a teschi.

Nella lunetta del portale di sinistra è rappresentato San Michele Arcangelo nell'atto di uccidere il drago. Nel cartiglio che ha in mano si legge: TIMETE DOMINUM QUI FECIT CELUM ET TERRAM MARE ET FONTES AQUARUM. Nella lunetta della porta di destra è rappresentata una sorridente Madonna con Bambino con abiti riccamente decorati, il trono bizantino e la scritta in greco MATER THEOU. In questo bassorilievo restano ancora tracce di colore.

Il portale centrale è l'elemento più interessante e ricco di elementi. Le quattro nicchie rettangolari che costituiscono gli stipiti contengono quattro figure. Si tratta probabilmente di personaggi e imperatori che furono benefattori della chiesa. Sopra di questi un architrave ci narra del trasporto dei resti di S. Clemente da Roma; leggiamo da sinistra in una costruzione merlata, Roma, seguita dalla figura del papa Adriano II seduto sul trono che consegna all'imperatore Luduvicus Imperator un'urna contenente i resti del santo. Dietro di lui vediamo ancora l'imperatore che segue una giumenta che trasporta le ossa del martire in un'urna di alabastro. Si arriva alla chiesa (Templum Trinitatis inizialmente dedicata alla SS. Trinità) dove due monaci: frate Celso e frate Beato attendono l'arrivo dei resti sacri. Segue di nuovo l'imperatore seduto su un trono, con la mano destra indica la basilica e che consegna le sacre ossa ed il possesso del luogo al primo abate Romano. Il bassorilievo prosegue con Sisenandus Miles (Sisenando soldato), che aveva ceduto a Ludovico II dodici moggi di terreno per ventimila libbre d'argento e che reca in mano una pergamena. La narrazione continua col Vescovo di Penne Gribaldus che presenta all'imperatore l'isola sotto forma di cesto pieno di fiori, e per finire troviamo Heribaldus Comes, il Conte Eribaldo, il quale fu preposto a redigere l'atto di donazione ai monaci dell'abbazia da parte dell'imperatore. Nella lunetta che sovrasta questo bassorilievo troviamo al centro S. Clemente in trono; a sinistra i Santi Febo e Cornelio, e a destra l'abate Leonate che porge al Santo la basilica da lui ricostruita.

Il portone bronzeo

Altro elemento di grande interesse è il portone bronzeo risalente al 1191 costruito sotto la reggenza di Gioele, successore di Leonate. Originariamente era tutto placcato in oro e si compone di numerose formelle. Quelle superiori rappresentano regnanti e personaggi religiosi, in altre sono rappresentati i numerosi castelli che cadevano sotto la giurisdizione dell'abbazia, ed in altre ancora troviamo disegni floreali e geometrici che denotano una chiara influenza bizantina (la mezzaluna, l'atomo). I battenti delle porte sono gli "anelli dell'immunità" ossia cerchi in bronzo tenuti in bocca da leoni. Strane figure sono raffigurate nei capitelli delle colonne di sinistra del portale (la regione di sinistra è simbolo del male, della debolezza umana, del peccato): brutte arpie dai volti umani e dal capo animale che ci osservano con sguardo maligno, un serpente lotta con un crudele volatile al fianco del quale un altro orribile pennuto sussurra parole peccaminose all'orecchio di un uomo. Nei capitelli di destra un uomo cavalca una leonessa: è la vittoria sulla seduzione del peccato dal quale il cavaliere sembra congedarsi con un atto di saluto.


Theorèin - Settembre 2006