REPORTAGE

A cura di: Mario Della Penna

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Santa Maria Arabona
V parte

Trasformazioni, primi studi e restauri

Il complesso arabonese arrivò al regime di proprietà privata in condizioni realtivamente buone, al contrario di tanti altri edifici, benchè il patrimonio fondiario fosse ormai ridotto a una frazione di quello originario.

Un elemento di fortuna fu senz'altro il fatto che gli acquirenti del complesso fossero i baroni Zambra, discendenti da una famiglia di provate tradizioni culturali e religiose.

Ciò nonostante agli inizi dell'Ottocento il complesso aveva già cominciato a manifestare qualche segno di dissesto, dovuto principalmente a difetti di fondazione.

Fin dagli inizi i nuovi proprietari mostrarono preoccupazione per le condizioni della chiesa, esprimendo più volte l'intenzione di restaurarla; bisogna tuttavia attendere la seconda metà del secolo per trovare qualche segno di attenzione.

Il primo rudimentale studio storico sull'abbazia è contenuto in un opuscolo del 1856 redatto da uno dei proprietari. Nel 1859 Francesco Vicoli segnalò in un breve articolo l'architettura, gli arredi e le pitture del complesso. Subito dopo Heinrich Wilhelm Schulz dedicò un cenno alla chiesa nella sua rassegna dell'arte medievale nel mezzogiorno d'Italia, seguirono un intervento di Gabriello Cherubini, dalle illustrazioni di Vincenzo Bindi. Qualche anno dopo persino Benedetto Croce si occupò brevemente della chiesa nella sua rassegna dedicata all'arte regionale.

Alla fine del secolo si registrò la prima proposta di restauro ad opera di Torquato Scaraviglia ma non ebbe seguito. Gli appelli per la salvezza della chiesa ebbero forza per effetto del terremoto del 1915. Un'altra concreta proposta di restauro venne formulata negli anni Trenta da Raffaele Staccioli anche questa senza alcun esito per mancanza di fondi. Si dovette arrivare al secondo dopoguerra perchè l'interessamento di Umberto Chierici con il coinvolgimento del Genio Civile e la Soprintendenza ai Monumenti dell'Aquila, riuscisse ad arrivare a portare a termine l'intervento risolutivo fra il 1948 e il 1952. 


Theorèin - Febbraio 2005