MOVIMENTI RELIGIOSI E REALTA' SOCIALE TRA XI E XII SECOLO
A cura di: Mario Della Penna
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Lezione 23

Movimenti religiosi del XII secolo

I VALDESI

La Povertà e il Lavoro

La posizione valdese è rigida e diversa da quella di altri movimenti religiosi. A tal proposito da questo atteggiamento scaturiscono una serie di problematiche, tra queste possiamo accennare:

L'obbligo di non compiere lavori manuali per poter essere totalmente poveri, chi riguarda? Ciò non è chiaro. Riguarda tutti i fedeli? Secondo il Manselli, e il Miccoli sì.

Altri sostengono che questo rifiuto del lavoro, questa povertà assoluta, radicale, questa dipendenza dagli altri per sopravvivere, riguarda solo quelli che hanno il ministero della predicazione. In questo senso depone una regola valdese che però è tarda, ossia del Quattrocento; quindi si tratta di una fonte non attendibile per il nostro discorso sul XII secolo, anche se rappresenta un dato oggettivo.

Un ultimo elemento per completare il discorso sul tema del lavoro, pur facendo riferimento al secolo successivo, ossia il XIII, riguarda i conflitti sulla concezione del lavoro che determinano nel 1205 una scissione tra Valdesi francesi, chiamati Valdesi ultramontani e che manterranno il nome di Poveri di Lione, e quelli italiani che assumeranno il nome di Poveri lombardi, in cui confluiranno molte posizioni degli Arnaldisti. Perchè questa scissione? Perchè i Valdesi italici (come li chiamano le fonti) lavoravano nell'ambito di mestieri artigianali, nelle città comunali dell'Italia settentrionale. Si collegano in associazioni, in corporazioni di mestiere; in sostanza i Valdesi italici, cioè i Poveri lombardi, rifiutano le posizioni radicali e forse anche utopistiche dei Poveri di Lione.

E' stato osservato che presso i Valdesi italiani c'è maggior realismo, maggior senso pratico, anche perchè vivono nelle città italiane in un ambiente (le città comunali dell'Italia settentrionale) che li spinge a posizioni più realistiche.

In sostanza le posizioni dei Valdesi italiani sono queste:

- rifiutano di accumulare ricchezza;
- rifiutano il commercio perchè sostengono che può spingere a fare false promesse, a giurare il falso;
- ammettono il lavoro manuale che non è condannato come peccato;
- lavorano sicut apostoli fecèrunt. Prima il richiamo agli Apostoli era servito ai Valdesi lionesi per dire che vivevano come i gigli dei campi, ora i Valdesi italiani dicono che Apostoli lavoravano, appellandosi al famoso detto di san Paolo "qui non laborat nno mandùcet";
- il lavoro evita la mendicità, perchè mendicare è inaccettabile;
- è lecito il possesso di case, terreni, però tali da fornire esclusivamente l'indispensabile.

Quindi, come dice una fonte, i Poveri di Lombardia credunt quod aliquis possit salvare tenendo possessione, cioè credono che uno si possa salvare, possedendo dei beni, mentre per i Valdesi lionesi che possiede beni non si può salvare. La povertà assoluta dei Valdesi ultramontani non è la conditio sine qua non per la salvezza; anche lavorando ci si può salvare.


Theorèin - Febbraio 2006