MOVIMENTI RELIGIOSI E REALTA' SOCIALE TRA XI E XII SECOLO
A cura di: Mario Della Penna
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Lezione 25

Movimenti religiosi del XII secolo

GLI UMILIATI

Gli Umiliati restarono nella Chiesa per un periodo abbastanza breve. Nel 1179 vengono condannati e nel 1184 ancora, come eretici, ma questa è una condanna che durerà poco. Perchè?

Perchè la loro condizione primaria, la humilitas (da qui il nome), li porta ad essere alieni da qualsiasi volontà di contestazione, anche ecclesiastica, come per esempio accade per i Valdesi. Si trovano inoltre di fronte ad un papa come Innocenzo III, che mostra una duplice faccia verso i movimenti eterodossi: da un lato è rigido verso gli eretici irriducibili (basti pensare alla crociata contro gli Albigesi, cioè i Catari della Provenza, in cui viene legittimata la violenza contro gli eretici, richiamandosi a quella tradizionale esortazione di sant'Agostino "costringili ad entrare nella Chiesa" frase tratta dal Vangelo di Luca che sant'Agostino fa propria e lo adatta agli eretici del suo tempo. Questo perchè si diceva con un'immagine tratta dalla Bibbia, gli eretici sono come le piccole volpi che inquinano la vigna del Signore. Vanno catturate e uccise. Questa posizione di uso della forza contro gli eretici contrasta con un'altra posizione, che risale a san Paolo e che il papato quasi mai aveva adottato, che voleva che gli eretici andassero evitati. Dice san Paolo che gli eretici vanno richiamati, ammoniti una, due volte, e se l'ammonizione si rivela inutile, vanno evitati, non vanno compulsi, cioè costretti ad abiurare, dall'altro tende alla conciliazione, al recupero del movimento religioso, a cui fa anche determinate concessioni, se appena ciò è possibile. (concessione ad esempio accettano determinati modi vita).

Quindi il pontefice ha una posizione bivalente. Innocenzo III è quello che, in una lettera ad un vescovo, raccomanda la distinxio, cioè la capacità di distinguere tra gli eretici chi è davvero eretico e chi non lo è, oppure chi lo è ma non può tornare nell'ambito della Chiesa. Per lui il pastore (il vescovo) deve badare "a che non condannino gli innocenti e a non assolvere i colpevoli, perchè non sia sradicato il trifoglio insieme alla zizzania", cioè l'erba buona insieme a quella cattiva.

Questo è il concetto di distinxio che Innocenzo III propugna in molte lettere. Queste parole sono indirizzate al vescovo di Verona nel 1199, che aveva scomunicato gli Umiliati. Il papa lo invita a ritirare la scomunica, purché si impegnino con giuramento pubblico (la liceità del giuramento è ribadita dal papato in continuazione contro le posizioni iniziali degli Umiliati che invece rifiutavano il giuramento, come anche altri movimenti ereticali) a recedere dai loro errori e a combattere quelli degli altri gruppi. C'è qui il preannuncio di quella futura attività anti ereticale che sarà propria degli Umiliati.  Quindi i concetti principali di Innocenzo III sono la distinxio e la discrezio.

La prima fase

Nel 1199 un gruppo di capi degli Umiliati presentano i loro proposita ad Innocenzo III perchè li esamini. Questi vengono esaminatati per due anni da una commissione di cardinali; parte delle istanze vengono recepite e quindi si arriva al 1201 quando viene stilata una nuova regola, con l'aiuto di questa commissione di cardinali e quindi con l'avallo del pontefice, che vale per due categorie (perchè gli Umiliati nel frattempo di sono suddivisi in varie categorie).

Il primo gruppo: le comunità clericali (che sono poi simili ai canonici regolari ossia chierici che vivono in vita comune secondo la regola, che poi era la cosiddetta regola di sant'Agostino, cioè un insieme di norme adatte in un gruppo vicino a lui, cioè chierici che conducono una vita comune);

Un secondo gruppo: le comunità laiche, anch'esse con vita comune.

La regola non si applica perchè evidentemente non si può applicare ai quegli Umiliati che non conducono vita comune e che continuano a vivere nelle proprie case, con le proprie famiglie, quelli che seguono il modello originario dei primi tempi, quelli che le fonti definiscono primun membrun ordinis (primo membro dell'ordine); il livello originario più solido del movimento, che costituiscono il terzo ordine, cioè una comunità con fini religiosi ma senza vita comune. A questi, essendo sparsi, non si poteva applicare una regola. Il papa per loro in una Bolla, approva il loro propositum vitae, cioè un insieme di norme di vita che avevano presentato, di tipo etico-pauperistico, permettendo (questo è interessante) le riunioni domenicali, quelle che erano state vietate da Alessandro III, e permettendo anche la predicazione (Alessandro III nel 1179 aveva vietato ogni forma di predicazione) ma non la predicazione de articuli fidei ma quella che fosse solo di tipo etico-morale, e purchè fatta da "fratelli di esperta religione e di fede comprovata".

Altro punto importante è la licentia diocesani episcopi cioè l'approvazione del vescovo. Subito dopo esorta i vescovi a non negare questa licentia, il permesso. Rispetto al permesso di Alessandro III che diceva nisi rogantibus sacerdotibus non poteva predicare nessuno, nè i Valdesi, nè gli Umiliati, ora le cose sono un pò diverse perchè l'iniziativa della predicazione è in mano agli Umiliati e il vescovo è esortato ad accondiscendere alla loro richiesta. Mentre prima era impensabile che un sacerdote chiedesse per sua iniziativa, ad un Umiliato o ad un Valdese, di predicare al posto suo, ora invece gli Umiliati possono predicare previa richiesta del vescovo che deve dare il permesso.

C'è un riconoscimento in sostanza di un nuovo tipo di predicazione per i religiosi laici che sia fatta durante le loro riunioni domenicali. Un tipo di predicazione che non deve riguardare dogmi della fede, ma il verbum exortazionis, cioè esortazioni morali.


Theorèin - Aprile 2006